Protoscrittura sarda (3): Massimo Pittau risponde. In 5 punti.
Egregio Maestro F. Pilloni,
1) Mi dispiace di deluderLa: io non ho mai studiato nelle scuole dei Gesuiti e, se l’avessi fatto, probabilmente ne avrei menato vanto, data la buona fama che hanno sempre riscosso quelle scuole.
2) No, “fuori tema” è uscito Lei e inoltre ha fatto qualche confusione. Siccome di scritture in generale adoperate dai Nuragici io ho trattato in due ampli capitoli di due mie opere recenti, Storia dei Sardi Nuragici (Selargius CA 2007, Domus de Janas edit.) e Il Sardus Pater e i Guerrieri di Monte Prama (Sassari I ediz. 2008, II ediz. 2009, EDES), Lei non doveva scrivere che il «prof. Pittau si sta arroccando sulle proprie posizioni, senza dare spazi e sufficiente attenzione al nuovo che sta venendo fuori specialmente in fatto di scrittura in Sardegna risalente al Bronzo Finale e al Primo Ferro, in pratica dall’VIII secolo a.C. a risalire sino al XII e forse anche oltre». Se ciò Lei ha scritto è evidente che intendeva riferirsi appunto alla cosiddetta “scrittura nuragica” propriamente ed esclusivamente tale.
3) Se invece Lei ha inteso riferirsi ad altre scritture che sarebbero state adoperate dai Nuragici, ha commesso un errore di tre o anche più secoli parlando di «Bronzo Finale e Primo Ferro, in pratica dall’VIII secolo a.C. a risalire sino al XII e forse anche oltre». I semitisti infatti hanno datato la più antica iscrizione fenicia trovata in Sardegna (quella di Nora) al secolo VIII a.C., le iscrizioni greche da me indicate risalgono appena alla fine del secolo VI e quelle latine addirittura all’epoca imperiale.
4) Siccome nessuno fino ad ora è riuscito a dimostrare che siano lettere di alfabeti i segni trovati in rotelle, anelli, placchette e bronzetti nuragici, si faccia avanti Lei a dimostrarlo e dopo ne parleremo.
5) Comunque La ringrazio perché, parlando di un’anfora trovata di recente a S’arcu de is Forrosdi Villagrande Strisaili, mi consente di criticare alla radice il modo di procedere e di ragionare che fanno in fatto di scrittura archeologi e pure semitisti di chiara fama. In un recente numero della rivista «Archeologia Viva», Giovanni Garbini ha scritto testualmente che sono stati rivenuti dalla archeologa Maria Ausilia Fadda «frammenti di iscrizioni incise su un’anfora “cananea” databile all’VIII sec. a.C. Insieme con alcuni segni fenici sono stati riportati alla luce i resti di un’epigrafe in scrittura filistea (però ancora indecifrata)». «L’importanza eccezionale dell’iscrizione è costituita anche dal contesto archeologico (XII-VII) sec. a.C., che non soltanto fornisce una datazione precisa, ma offre il quadro generale di una presenza orientale anche nella Sardegna interna non sporadica e probabilmente continuativa». «I coloni fenici che s’insediarono nella costa sud-occidentale erano stati preceduti da altri Fenici che si erano affiancati ai Filistei e che come questi vivevano nei nuraghi accanto alla popolazione locale».
Io nutro grande stima di Giovanni Garbini come semitista, ma in questo caso mi sento di dover dire di lui ciò che il poeta Orazio aveva detto di Omero: quandoque bonus dormitat Homerus«talvolta dormicchia il bravo Omero». Infatti gli obietto: le anfore per tutta l’antichità erano il recipiente privilegiato per il trasporto commerciale di numerose merci, vino, olio, grano, orzo, minerale prezioso, ecc. Pertanto la presenza di un’anfora “cananea” con una iscrizione filistea – soprattutto perché unica – non può essere affatto presentata come la prova di una “presenza continuativa di Filistei nella montagna di Villagrande Strisaili; essa è solamente il segno di un commercio – neppure frequente – esistente fra la Palestina e la Sardegna, che aveva come suoi protagonisti i Fenici oppure gli stessi Sardiani militanti tra i famosi “Popoli del mare” (cfr. M. Pittau, Gli antichi Sardi fra i “Popoli del mare” (Selargius CA 2011, Domus de Janas edit.). Se il Garbini è arrivato a formulare una simile eccessiva conclusione dal ritrovamento di una sola anfora e di una iscrizione unica e indecifrata a S’arcu de is Forros di Villagrande Strisaili, ciò è sicuramente dipeso dal fatto che egli non ha visitato quel sito tanto elevato ed isolato sulle falde del Gennargentu; sito che invece io ho visitato e esaminato con attenzione.
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Nota redazionale:
Giovanni Garbini (Roma, 1931) è un orientalista e semitista italiano.
Ha svolto attività di docente universitario nelle sedi dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli (oggi Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”), nella Scuola Normale di Pisa e infine nell’Università degli studi di Roma “La Sapienza” (oggi Sapienza Università di Roma) fino al suo pensionamento.
Esperto di lingue e cultura storica e religiosa delle culture semitiche vicino-orientali (Ebrei, Fenici e Arabi della Jahiliyya, specialmente yemeniti), Garbini è stato impegnato anche sotto il profilo filologico nel settore della Filologia biblica.
Socio nazionale dell’Accademia Nazionale dei Lincei dal 1990, Garbini è altresì socio delle più prestigiose istituzioni di ricerca internazionali riguardanti gli studi semitistici.
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Diritto di replica al dottor Garbini qualora volesse intervenire.
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Gentile prof. Pittau
come lei sa c’è una mostra a Macomer, organizzata dall’ dall’Associazione Solene; fu inaugurata l’ anno scorso, come satellite della fiera del libro. Lì vi sono tutte le dimostrazioni di cui lei parla, o meglio nega che esistano. Vi sono i documenti, in mostra, molti sono nei musei o nelle pubblicazioni, con la targa “indecifrabile”. La mostra è stata fortemente voluta, appoggiata e difesa da un membro dell’ archeologia sarda accademica e dell’ associazione stessa, la dottoressa Caterina Bittichesu. E’ lì, da vedere e da giudicare per tutti. Su questo argomento credo che non vi sia null’ altro da dire se non seguire gli innumerevoli post pubblicati dall’ ormai defunto Gianfranco Pintore e quelli che pubblicheremo noi sul newborn Monte Prama. Inoltre vi sono 3 libri da leggere, uno pubblicato da S’Alvure, dove pubblicano anche i più grossi nomi dell’ accademia sarda.
Un’ ultima nota: non è vero che il più vecchio documento riconosciuto riale all’ VIII secolo: il defunto Francis Moore Cross e il Naveh datarono il frammento di Nora all’ XI secolo. E Francis Moore Cross e il Naveh non avevano nulla, ma proprio nulla da invidiare al prof. Garbini.
Su quest’ultimo, una nota: faccio parte io stessa, come sa, dell’ Accademia. Ma di sicuro non mi fanno impressione i titoloni, e la mia stima non va automaticamente a chi li possiede. Verifico ciò che scrivono, e poi giudico, ma non le persone bensì ciò che scrivono e come fanno a dimostrarlo. La loro vita privata, le loro medaglie e i loro achievements non mi riguardano: solo così posso rimanere obiettiva. Bene, sulla scritta di S’ Arcu e is Forros Garbini si inventato che è stata fatta da Filistei. O meglio, non l’ ha dimostrato: l’ ha detto e basta. Siccome non abbiamo più l’ età per il catechismo, per quanto mi riguarda le parole di Garbini, in questo caso specifico, non hanno peso.
Siccome ha fatto la stessa cosa su una scritta rinvenuta a Murru Mannu, Tharros, inventandosi sia un Belzebù che Filistei che scrivevano in punico a Tharros nel IV secolo (sic!), allora per me Garbini è a -2. . Accademia dei Lincei o meno.
Grazie alla redazione ed a questo blog, che ho messo in link al nostro neonato; molto interessante.
Pubblico qua in calce la risposta ricevuta a questo intervento:
Gentile Dott.a Aba Losi, alias Atropo Belladonna,
mi dispiace di doverlo dire e sottolineare un’altra volta: Lei è una “ricercatrice di foto-biologia” dell’Università di Parma e pertanto la sua specializzazione scientifica è lontana anni luce dalla linguistica e dalla epigrafia. Pertanto le sue troppo numerose e troppo lunghe elucubrazioni sulla cosiddetta “scrittura nuragica” non possono ottenere altro effetto che far sorridere.
Ma dato che anche Lei vive nel mondo della scienza (quella biologica però), mi permetto di farLe una precisazione di metodologia scientifica appunto: in una “Mostra” – come dice appunto la parola – si “mostrano” i documenti, ma le tesi scientifiche si “dimostrano”. E in Sardegna appunto attendiamo non la “mostra di documenti nuragici”, bensì la “dimostrazione” che è esistita realmente la “scrittura nuragica”.
Massimo Pittau
Dato che in un’altra circostanza il Prof. Pittau trovò una solidarietà non richiesta, non posso esimermi qui di offrirgli la mia, pur non richiesta. Chi sostiene l’esistenza di una scrittura autoctona, invece che affidarsi ad apologhi, DEVE trovare sostegni negli epigrafisti ed esperti di semitistica (perché i sostenitori è lì che vogliono che si vada a parare), e non stare sempre a gridare al lupo al lupo, che qualcuno è ladro, altro ignorante. Cose ben note, ma TU che fai oltre a mugugnare? Hai preso il numero del noto epigrafista e gli hai scritto? Aggiungerei che il Garbini è un esperto ANCHE di Filistei, quindi che la scritta ogliastrina (che non ho visto, né ho letto l’articolo sulla rivista) abbia un possibile quid filisteo va tenuta in considerazione, vai poi a vedere se c’entri molto con l’humus locale. Chi scrive secoli orsono sostenne che l’Ogliastra sarebbe lo scrigno illirico della Sardegna. E i Filistei hanno buone carte per poter esser considerati in origine illiri. Anticiperei qui che ho trovato una parola in area semitica, (considerata oscura) che viene attribuita ai Filistei, la quale trova una chiarificazione, guarda te, nel lessico albanese.
Blogger, Lei sta a Dublino, ma la prego: porti orgogliosa per il mondo la Sua illiricità, sopratutto poiché NON sono in pochi quelli che vogliono che non si sappia nulla di essa !
Bene signora Brundu. Non ha recepito il mio invito, forse perché non mi ha letto mai, o se sì non se ne è affatto convinta.
Per Pilloni: ho scavato un pozzo, nel quale in molti cadranno. Esigi la fantasia al potere per i tuoi appoggi al bipartito semitista, tranquillo: io esigo almeno a me vidime e critiche serrate. Che stanno arrivando, oh come stanno arrivando. Perché tu sappia a me mi ha recensito un noto balcanologo, scrivo su riviste sarde e a internazionali, ad altri per ora no, aspettano e mugugnano, suonandosela e cantandosela su rivistine manco accessibili agli stessi collaboratori! Che sfigati!