LA BARBA DI DIOGENE, Dublin (EIRE) – 20 Years Online. Leggi l'ultimo pezzo pubblicato...

MASSIMO PITTAU – STUDI SULLA LINGUA ETRUSCA. Le magistrature degli Etruschi

ssle

PREMESSA

La presente opera è costituita da una raccolta di un centinaio (num. 97) di miei studi, che sono stati pubblicati in varie riviste in un arco di tempo di circa 30 anni. In linea teorica avrei dovuto citare l'esatta data della pubblicazione di ciascuno, ma ho evitato di farlo per la ragione che ho sottoposto tutti i miei studi ad una ampia opera di revisione, correzione ed ampliamento. Per questo motivo in effetti la reale data di tutti gli studi è quella odierna, precisamente inizio dell'anno 2016.

Nutro fiducia che questa mia raccolta trovi la buona accoglienza che hanno ottenuto i miei precedenti 13 libri relativi alla Lingua Etrusca.

Capo 18 – Le magistrature degli Etruschi

 

Come è abbastanza noto, nella massima parte le iscrizioni in lingua etrusca sono funerarie, sono cioè “epitaffi”, che, in quanto tali, riportano spesso anche il nome delle magistrature che i defunti avevano ricoperto in vita e inoltre le volte in cui le avevano ricoperte.

In primo luogo è da osservare che delle magistrature degli Etruschi una sola era ereditaria, quella di luχumu «lucumone», due erano elettive e temporanee, quella di zilc, zilac(-), zilat «console» e anche «pretore», come fa intendere il frequente participio passivo zilaχnu = «fatto o eletto console oppure pretore», due venivano nominate o assegnate, quella di maru, marunuc «marone» e quella di camθi, canθe «censore».

È quasi del tutto certo che le elezioni dei due citati magistrati, console e pretore, era effettuata dai soli cittadini maschi in possesso, nella città-stato etrusca, di tutti i diritti di cittadinanza. Pur avendo la donna etrusca di certo una emancipazione superiore a quella delle donne greca e romana, essa non aveva il diritto di elezione e tanto meno il diritto di essere eletta ad una magistratura.

*   *   *

L’esistenza della magistratura del lucumone è segnalata da una glossa latina che risale al commentatore di Virgilio, Servio (Aen. II 278), che ne indica anche il significato generico: Lucumones qui reges sunt lingua Tuscorum «i Lucumoni, che nella lingua degli Etruschi sono i re». In un’altra glossa (Aen. VIII 475) Servio ci segnala che i lucumoni/re erano 12, uno per ciascuna delle città etrusche della dodecapoli tosco-laziale: nam Tuscia duodecim lucumones habuit, id est reges «infatti l’Etruria ha avuto dodici lucumoni, cioè re» (TLE 843, ThLE 416).

Che questa magistratura non fosse elettiva né temporanea, ma fosse ereditaria e perpetua, è dimostrato da due fatti: 1°) In nessuno dei numerosissimi epitaffi etruschi viene fatto cenno alla elezione del defunto alla carica di lucumone e alla sua durata; 2°) L’appellativo, nella sua forma propriamente etrusca, ricorre come lucumu, il quale ha finito col trasformarsi in ”antroponimo”, cioè in gentilizio o in cognomen di famiglie che in antico avevano avuto quel titolo e quella carica.

Le forme etrusche in cui compare questo vocabolo sono le seguenti: lucumu, luvχumesal, luvχmsal, lauχumneti, Luχumes, Lavuχmes, Lauχme, Lauχumes, Lauχumnial, Lauχumsnei, Laχumni, Luχumni.

La forma luvχumesal, luvχmsal probabilmente significa «della famiglia lucumonia».

La forma lauχumneti (lauχumne-ti) probabilmente significa «nella lucumonia» (in locativo; LEGL 143) (Liber IX 33).

Invece le ultime forme, quelle da me indicate con la iniziale maiuscola, erano ormai diventate altrettanti “antroponimi”, cioè gentilizi o cognomina.

Purtroppo da nessuna delle iscrizioni in cui compaiono le citate forme del vocabolo lucumu «lucumone» si coglie alcuna notizia circa gli effettivi poteri e funzioni di questo magistrato «re».

Molto probabilmente il lucumo/rex era una carica ormai vecchia, in fase di sparizione, addetta solamente a diritti/doveri di rappresentanza e inoltre ad alcune funzioni religiose, proprio come avveniva per il lat. rex. In epoca arcaica le varie città-stato etrusche saranno state altrettanti reami retti appunto dal lucumone/re, ma in epoca storica o recente esse si erano date una forma costituzionale repubblicana anche con sommosse delle rispettive popolazioni. Così si spiega il motivo per il quale nel corso del V secolo la città di Veio, nella sua lunga lotta contro Roma, non solo non ottenne l’aiuto richiesto alla Lega o Federazione etrusca, ma si attirò la sua antipatia per la ragione che era di nuovo ritornata a una forma costituzionale monarchica.

*   *   *

In epoca più recente o storica la magistratura più importante degli Etruschi era certamente lo zilc, zilχ, zilac(-), zilat, zilaθ (appellativo caratterizzato da due noti suffissi: –c, -χ ed at, -aθ; LLE, Norme 5, 11). Questo appellativo etrusco corrispondeva a quello lat. consul «console», del quale aveva il medesimo significato fondamentale e probabilmente pure la medesima origine etimologica: infatti il lat. consul = con-sul è probabilmente corradicale con la base zil- degli etruschi zilc, zilχ, zilac(-), zilat, zilaθ (nella lingua etrusca l’alternanza delle consonanti S/Z e delle vocali I/U è ben documentata; LLE, Norme 1, 2).

In fatto di poteri politico-giuridici, esattamente come il lat. consul, pure l’etrusco zilc, zilac(-), zilat era dotato di imperium, ossia era a capo del potere esecutivo.

La magistratura del consolato era elettiva, temporanea e quasi certamente annuale, tanto che era “eponima”, dava cioè il nome all’anno. I consoli erano due all’anno, cioè il consolato era una magistratura bicollegiale.

La bicollegialità della magistratura è chiaramente documentata da queste quattro iscrizioni: (Ta 8.1 – 3/2, su lamina di bronzo) zilci Ceisiniesi V [-5- Marc]esic V V… «sotto i consoli V(el) Caesinio [(figlio) di …] e V(el) Marcio (figlio) di V(el)….»; (TCort 34-35) zilci Larθal Cusus Titinal Larisalc Salinis Aulesla «sotto i consoli Lart Cusone (figlio) di Titinia e di Laris Salinio, di quello (figlio) di Aulo»; (Ta 5.2 – 4:3, su parete di sepolcro) Larθiale Hulχniesi Marcesic Caliaθesi munsle nacnvaiasi θamce Lei «sotto (i consoli) Lart Fulcinio e Marco *Caliatio l’avello per gli antenati ha disposto Leio» (in dativo oppure ablativo temporale); (Fs 8.5 – rec, su cippo) tular spu pur / Au Papsinas L / A Cursnis L «terreno della ci(ttà) (e) pom(erio) / Au(lo) Papsenna (figlio di) L(aris/art) / A(ulo) Corsinio (figlio di) L(art/aris) (consoli)».

Dunque la magistratura del consolato fra gli Etruschi era uguale alla primitiva magistratura del consolato fra i Romani. E per la consistente ragione della precendenza cronologica del consolato degli Etruschi rispetto a quello dei Romani, e inoltre per la ragione della nota superiorità culturale di quelli su questi, siamo indotti a ritenere che i Romani abbiano derivato questa magistratura per l’appunto dagli Etruschi.

*   *   *

Molto più spesso nelle iscrizioni etrusche si parla di un solo zilc, zilac(-), zilat e in questo caso a me sembra che si debba intendere e tradurre con «pretore». A tale interpretazione e traduzione siamo indotti dalla importante circostanza che una formula che compare in alcune iscrizioni etrusche (TCort 24) Zilaθ Meχl Raśnal «Pretore della Federazione Rasennia (o Etrusca)»; (Ta 7.59, su tomba) Zilaθ amce Meχl Rasnal «fu Pretore della Federazione Rasennia», corrisponde esattamente ad una analoga formula latina, sia pure molto più recente: Praetor Etruriae XV Populorum «Pretore dei 15 Popoli dell’Etruria» (le 12 città della dodecapoli, più Pisa, Florentia, Saena). Si veda pure l’iscrizione (Ta 1.184 – 3:, su sarcofago) [— L]arisal Crespe Thanχvilus Pumpnal clan zilaθ (Meχl) Rasnas marunuχ / [cepe]n zilc θufi tenθas marunuχ paχanati ril LXIII «[—] figlio di Laris Crispio (e) di Tanaquile Pomponia, pretore della (Federazione) Rasennia, essendo marone / sacerdote pretore una volta (e) marone nel sodalizio di Bacco, di anni 63».

Pertanto le seguenti iscrizioni (Ta 5.4/5 – 4:3, su parete di sepolcro) zilci [Vel]usi Hulχniesi; zilci Vels Hulχniesi vanno tradotte esattamente «sotto il pretore Vel Fulcinio»; (Ta 8.1 – 3/2, su lamina di bronzo) zilci Ceisiniesi «sotto il pretore Caesinio».

La elettività dell’etrusco zilc, zilac(-), zilat «console» e «pretore» è ampiamente documentata nelle iscrizioni, ad esempio nella forma di zilaχnu (AT 1.105; Ta 1.35; Vc 1.94), zilχnu (Vc 1.93), che significano «fatto o eletto console o pretore» (in participio passivo). Nelle iscrizioni compaiono spesso anche le volte in cui un individuo era stato console o pretore.

Come il praetor romano, anche l’etrusco zilc, zilac(-), zilat sarà stato dotato di imperium, sia pure in subordine rispetto ai consoli; e dunque avrà avuto funzioni di comando, di nomina e di amministrazione, come lasciano intendere le seguenti cariche: zilc marunuχ(va) (AT 1.1, 96), marunuχ zilaθ «pretore maronico» (che cioè nominava e guidava i maroni) (Ta 1.184, 213; 7.84); zilc parχis «pretore dell’economia» (da confrontare col lat. parcere «risparmiare, fare economia», finora di origine ignota; DELL, AEI, DELI); zilaθ eterav «pretore peregrino» (a Roma il praetor peregrinus giudicava nelle cause fra cittadini e stranieri oppure fra stranieri).

Il potere di giurisdizione che il praetor aveva a Roma, probabilmente è indicato anche per il pretore etrusco dalla seguente iscrizione: (Ta 1.9 – 4:3, su sarcofago) Velθur Partunus Larisalisa clan Ramθas Cuclnial zilχ ceχaneri tenθas avil / svalθas LXXXII «Veltur *Partuno quello (figlio) di Laris, figlio di Ramta Cuculnia, (morì) essendo pretore da pronunziare sentenze (cioè di giurisdizione) / vivendo gli anni 82».

In termini analitici, zilci (Cr 1.161; Ta 5.5, 8.1) significa propriamente «sotto il console o il pretore», in dativo asigmatico di valore temporale di zilc (LEGL 80, 141, 142); zilcte, zilcθi, zilcti (zilc-te/θi) significano propriamente «nel/durante il consolato o la pretura)» (in locativo temporale; LEGL 143), in cui zilc = «console (o pretore)» e –te, –θi, -ti sono varianti della desinenza locativa θ(e/i), -t(i).

È quasi certamente un gerundio presente zilaχnθas «essendo console (o pretore)», «console (o pretore) in carica» (Ta 1.183 – 3:); mentre è un preterito debole zilaχnce «fu, è stato console (o pretore)» (Ta 1.162, 170).

Probabilmente l’appellativo zileterea, zileteraia(-s), zileterai[a](-s) (Ta 1.50, 51) significa «propretore», dato che deriva chiaramente da zilat «pretore». (Ta 1.139 – 3/1, su parete di sepolcro) Perprus A zileterea zivas «A(ulo) *Perprone da vivo (fu) propretore».

Molto probabilmente, sempre per le consistenti ragioni della precedenza cronologica e della superiorità culturale, anche la “pretura” è stata dai Romani derivata da quella degli Etruschi.

*   *   *

I maroni sono i magistrati più citati nelle iscrizioni etrusche, segno certo che erano quelli più numerosi. Erano magistrati di grado inferiore….

…………………………………………

Continua la lettura, acquista il testo su Amazon.


STUDI SULLA LINGUA ETRUSCA by MASSIMO PITTAU

Click on the image below to buy it!

This book is available for the following devices:

Kindle Fire
Kindle HD
Kindle HD 8.9
Kindle Paperwhite
Kindle Voyage
Ipad
Iphone

Massimo Pittau (Nuoro, 6 febbraio 1921) è un linguista e glottologo italiano, studioso della lingua etrusca, della lingua sarda e protosarda. Ha pubblicato numerosi studi sulla civiltà nuragica e sulla Sardegna storica. Le sue posizioni riguardo al dialetto nuorese (massima conservatività nell’ambito romanzo) sono vicine a quelle del linguista Max Leopold Wagner con cui è stato in rapporto epistolare. Nel 1971 è entrato a far parte della Società Italiana di Glottologia e circa 10 anni dopo nel Sodalizio Glottologico Milanese. Per le sue opere ha ottenuto numerosi premi.


 

Product Details

  • File Size: 1084 KB
  • Publisher: IPAZIA BOOKS (April 29, 2016)
  • Publication Date: April 29, 2016
  • Sold by: Amazon Digital Services, Inc.
  • Language: Italian
  • ASIN: B01F0HTSP0
  • Word Wise: Not Enabled
  • Lending: Not Enabled
  • Source: http://www.ipaziabooks.com