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“Survivors” (1975) e “Pandemic” (2007) – Lettura critica di due serie TV che avevano previsto tutto. E da cui non abbiamo imparato niente!

survivors

“Survivors” (1975) è la mia preferita e tempo fa ne ho acquistato tutta la serie in DVD. Si tratta di una produzione BBC, creata da Terry Nation, che andò in onda sulle reti Rai agli inizi degli anni 80 e che colpì la mia immaginazione “bambina” come pochi altri film o telefilm che vidi in quegli anni. Forse anche dopo.

“Survivors” – che su IMDB ha attualmente un punteggio di 8.1 – ha in sé un carattere distopico molto accentuato, laddove la pandemia che procura distruzione globale è fatto accaduto, acclarato, mentre il compito di “ricostruire il mondo” resta sulle spalle di quei pochi sopravvissuti, “survivors”, appunto, che hanno avuto la fortuna di sviluppare una naturale immunità. Lo stile della serie si fa dunque epico, mentre lo story-telling è quello del “vincitore” che diventa “eroe” o “anti-eroe” a seconda delle circostanze, dato che in un pianeta quasi spopolato la legge che torna a fare la differenza è quella del più forte. La legge della giungla.

“Pandemic”, una serie televisiva americana del 2007, è invece una produzione senza pretese, non a caso su IMDB il voto medio è intorno al 5. Alcuni mesi fa avrei totalmente concordato con questa votazione, ma oggi, in epoca post-pandemia, il mio giudizio è completamente cambiato. Di fatto, “Survivors” ha raccontato un mondo romanzato, mentre gli sceneggiatori americani di “Pandemic” hanno raccontato proprio ciò che è accaduto nei mesi scorsi con la crisi procurata dal Covid 19. E lo hanno fatto con una precisione nel dettaglio che impressiona.

Mentre ne riguardo tutti gli episodi resto dunque ammirata da un lavoro televisivo nel quale rivedo tutte, ma proprie tutte, le notizie riportata dalla cronaca attuale, i recenti avvenimenti che hanno sconvolto le nostre vite: la natura misteriosa del virus, i focolai che si sviluppano anche a causa dell’incoscienza di alcuni individui, le lotte politiche per gestire il potere anche, e soprattutto, in queste circostanze (vedi l’opposizione infinita Cuomo vs Trump), le tragedie familiari, l’emergenza negli ospedali, l’impotenza davanti ad una situazione eccezionale verso cui si arriva inevitabilmente impreparati, il vaccino mancante. And, last but not least… l’insofferenza verso la quarantena, il terrorismo mediatico.

Gli ottimi sceneggiatori di “Pandemic” sono finanche arrivati a mostrarci – in stile CSI – il meccanismo che porta il virus ad attaccare la cellula, a replicarsi, a farla esplodere, così come non hanno mancato di far notare come la tosse, gli starnuti, ma persino l’utilizzo del denaro contante siano veicolo privilegiato di trasmissione della malattia.

“Survivors” e “Pandemic” sono insomma – su diversi livelli – due straordinarie “premonizioni artistiche” di eventi che sarebbero stati. A loro modo, impietosamente, ci raccontano come noi umani siamo proni a non imparare alcuna lezione valida fino all’ultimo momento. Anche a catastrofe avvenuta, in verità, come suggerisce il fatto che di queste due bellissime serie nessuno ne abbia parlato in queste settimane, mentre da mane a sera ci propugnano robaccia indecedente – retorica childish e immorale – su ogni canale televisivo e online: sarà forse a causa della sindrome da coda di paglia?

A mio giudizio é proprio così: non a caso di Coronavirus si può morire in qualche occasione, di negligenza, imperizia e furbizia si muore sempre, nessun dubbio su questo!

Rina Brundu

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