Della scrittura (2) – Un grande sardo e uomo di cultura: Manlio Brigaglia. Il mio grazie… tardivo.

Manlio Brigaglia. Picture source: ansa.it
Nel giugno del 2017, in occasione della pubblicazione di una silloge molto speciale edita da Ipazia Books, mi sentii con lo storico e uomo di cultura sardo Manlio Brigaglia. In realtà fu lui a scrivermi con queste belle parole: “Cara dottoressa, Massimo Pittau mi ha raccontato meraviglie di Lei, mi piacerebbe srivere una cosa su di Lei sulla "Nuova Sardegna", se ha la gentilezza di raccontarmi la Sua inziativa. Spero conosca il mio nome, veda se posso fare qualcosa per Lei. Cordiali saluti e vivissimi sinceri auguri (ammirati). Manlio Brigaglia”.
Non ho difficoltà ad ammettere che benché io abbia una buona conoscenza delle letterature più influenti, con esclusione forse di quella francese che, malgrado la sua ricchezza, non mi ha mai appassionato, io conosco ben poco delle questioni “culturali” sarde. A parte la Deledda, Gramsci, qualche altro testo che si è fatto notare, e a parte personaggi come il professor Pittau, Mario Puddu e pochi altri, non ho mai voluto approfondire questi discorsi: credo di avere sempre guardato il mondo da prospettiva anglosassone, sia in forza degli studi di una vita, sia a causa dei percorsi su cui quella vita mi ha portato a camminare.
Ne deriva che io non conoscevo il dottor Brigaglia. Inoltre, da diversi anni ho detto un basta deciso a quelle robe tipo le “interviste”, gli articoli sui giornali, le presentazioni di libri, il genere di attività che servono solo a lisciarsi le penne e non portano a nulla. In realtà le abborro e non tornerei mai indietro, anche perché gli studi che ho potuto portare avanti in questi anni di maggior rigore non hanno prezzo. Ne deriva che non accettai la proposta del dottor Brigaglia, come ho fatto con altre simili, e anche a lui diedi la stessa risposta: perché parlare di me? Bisogna parlare degli autori. Così fu fatto pure in quella occasione, sebbene poi l’articolo su La Nuova venne firmato da un’altra persona.
Gli scambi col dottor Brigaglia comunque mi incuriosirono e mi ripromisi che un giorno l’avrei ricontattato, volevo conoscerlo, magari avere la possibilità di fare qualcosa insieme, anche tramite Ipazia. Detto fatto gli ho scritto poche settimane fa, proponendoli di incontrarci presto, di persona. Be’, io ho mandato l’email, salvo scoprire poi che Manlio Brigaglia è passato ad altra vita a maggio di quest’anno, all’età di 89 anni. Io però, che non leggo mai i giornali di Sardegna, e adesso poco anche gli italiani, non l’avevo mai saputo. Ci sono rimasta incredibilmente male, non per l’email inviata, che ho dovuto trasformare in una di condoglianze, ma per quella occasione-persa di conoscere uno spirito intellettualmente valido e così disponibile verso gli altri.
Mi è rimasto dentro una specie di vuoto. Un qualcosa che non riesco a spiegarmi dentro dato che con lui ho scambiato poche email e, appunto, non conoscevo il suo lavoro. Oggi, al risveglio, ho sentito che dovevo in dato modo ricordarlo su Rosebud e ringraziarlo. Questo post ha proprio tale scopo, ringraziarlo per la sua cortesia nei miei confronti (un tratto che ho notato essere tipico degli uomini e delle donne della sua “classe”, o vicini a quella, Manlio infatti era nato nel 1929), ma soprattutto per ciò che ha fatto per la bellissima isola di Sardegna, purtroppo sempre più avara di spiriti capaci, brillanti, disinteressati, proprio come il resto della nazione Italia.
Promettendo che un giorno studierò anche sui suoi libri, vorrò conoscerlo meglio intellettualmente, per ora mi limito a conservare le sue email come un raro dono prezioso per cui essere grata.
Rina Brundu