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Piccolo schermo antico

Sull’immobilismo politico propiziato dalla tv

di Rina Brundu. Mi colpisce, in questi tempi di intensi dibattiti televisivi dedicati alle cose della Politica, la fissità delle immagini teletrasmesse. Parlo proprio dell’idea di immobilismo-politico che comunicano quei programmi. Sempre gli stessi volti, sempre gli stessi personaggi, sempre le stesse parole, sempre gli stessi propositi, sempre le stesse intenzioni, sempre le stesse campagne, sempre le stesse accuse e contro-accuse. Sempre gli stessi soliti noti, insomma. Da almeno 15 anni a questa parte.

A sorprendermi è stata soprattutto la percezione che l’impressione di stagnazione non si limitasse solamente a riflettere le pecche di uno status quo (così è anche se non vi pare), ma che la stessa fosse in qualche modo propiziata dallo strumento tecnico che la procurava.

Insomma, un universo televisivo – notoriamente regno dell’effimero, del provvisorio, del passeggero, del fugace, del precario e del fragile – che all’occorrenza sa diventare contenitore sottovuoto pensato per preservare. Non funghetti porcini, non ciliegie-della-nonna, non primizie di stagione, quanto piuttosto una casta. Nello specifico quella politica. Preferendo, ai più tradizionali balsami salvaguardanti dell’olio e dell’aceto… l’incenso.

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