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Filosofia dell’anima – Della pietà. E ancora sul cimitero tedesco di Glencree (Co. Wicklow)

 

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Cimitero di Glencree (Co. Wicklow) - Corredo fotografico Rina Brundu

Un paio di giorni dopo che terminai di scrivere “Sulla natura del male”, andai per un giro nella bellissima e montagnosa Contea di Wicklow a Sud di Dublino. Confesso che in quei giorni mi sentivo abbastanza strana, proprio perché stavo letteralmente uscendo da un lungo periodo di “full immersion” nelle dinamiche del Terzo Reich. Durante quel giro mi venne in mente che il cimitero tedesco di Glencree, l’unico cimitero irlandese dove sono seppelliti soldati tedeschi, non era troppo lontano e a quel punto sentii l’impellente desiderio di tornarci.

Dico tornarci perché in quel camposanto c’erò già stata, una decina di anni prima. A quel tempo però fu una visita come un’altra, una delle tante che faccio sempre in tutta l’Irlanda. Come ho scritto poi nell’appendice del libro, non è stato così in questa seconda occasione. La visita dello scorso maggio la ricorderò sempre. L’ho ricordata anche oggi e infatti mi ritrovo a scriverne posponendo un altro pezzo di “filosofia dell’anima” a dopo.

DSC05068Questa seconda occasione fu molto importante perché mi suscitò un sentimento che nella realtà dei fatti tutti noi proviamo raramente: la pietà. L’Irlanda durante il secondo conflitto si mantenne neutrale, e questo nonostante Churchill e i suoi avessero anche spinto perché l’isola intervenisse, promettendo addirittura la restituzione di diverse contee nei territori occupati a Nord dalla Gran Bretagna. I morti irlandesi di quel periodo sono in genere volontari che si allearono nelle truppe di Sua Maestà. I morti tedeschi sepolti a Glencree sono invece militari o civili che lavoravano per lo più nelle navi tedesche colate a picco o bombardate sia nel mare d’Irlanda che nell’Atlantico. Per la verità in quel cimitero c’è anche qualche spia come riportai, anche perché la vecchia IRA aveva intessuto più di una relazione compromettente con i nazisti.

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Ma dicevo del sentimento di pietà che provai. In quel cimitero verdissimo, molto ben tenuto (le spese per restaurarlo sono state pagate direttamente dalla Germania), al punto che si fa luogo che ispira pace nel cuore, ci sono sepolti circa trecento individui, molti sono militi ignoti. Le tombe che portano nome e dettagli anagrafici mostrano invece che questi ragazzi avevano per lo più venti o trenta anni. Un destino da non invidiare il loro. Di fatto erano ancora bambini o ragazzi quando Hitler diventò Cancelliere nel 1933 e sono cresciuti, vissuti e morti da nazisti perché non c’era altra scelta, anche quando avrebbero voluto averla. Quindi sono morti da nemici in terra straniera, dimenticati e vituperati per decenni.

Li ha salvati nel tempo la pietà. Quella che ho provato anche io quel giorno a Glencree. E l’ho provata nonostante avessi ancora nelle orecchie, davanti agli occhi, nell’anima, le figure degli Eichmann, degli Himmler, dei Goering, dei Bormann che avevano determinato tutte quelle morti, quei disastri inimmaginabili per noi che non li abbiamo vissuti. Così tanto mi colpì tale visita che, come mi accade con tutte le esperienze che mi toccano, quella notte sognai quel camposanto. Non era più verde però, si presentava invece come un terreno arato e incredibilmente disseminato di castagne. Non ho mai capito perché, anche se essendo le castagne un frutto che amo molto non poteva trattarsi di qualcosa di troppo negativo.

Sì, è importante riuscire a provare pietà, in tutte le situazioni, anche le più gravi. Penso che la pietà sia un paletto che serva a identificare le diverse categorie di anime. Fermo restando che come diceva Primo Levi non bisogna neppure dimenticare che “questo è stato”: tale memoria non aiuterà a impedire tragedie anche più grandi (perché questo è purtroppo nel nostro destino di esseri scarsamente morali), ma ammonisce severamente e nel tempo ci cambia, non ci sono dubbi su questo.

Rina Brundu

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Fotografie Rina Brundu, Glencree maggio 2018, Ireland.