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SULLA NATURA DEL MALE – Riflessioni e considerazioni su Reinhard Heydrich

 

Reinhard Heydrich 1

Screenshot da Dagospia clicca qui per leggere l’articolo di Stajano

Su un post di Dagospia, il quale riprende un articolo di Corrado Stajano, articolo che sarebbe apparso sul “Corriere della Sera” (non lo so, perché io non leggo quel giornale, ma linko qui al post incriminato), a proposito di un libro di prossima uscita autorato da Peter Longerich e titolato “Verso la soluzione finale”, si legge che “Il 29 maggio 1942 due partigiani del libero esercito cecoslovacco lo colpirono a morte (nda colpirono a morte Reinhard Heydrich) a Praga dove risiedeva mentre con la sua Mercedes si stava recando al Castello”.

Questo non è un dato corretto perché la maggior parte delle fonti raccontano che Heydrich non stava andando in nessun “Castello”, ma che avesse appuntamenti ben più importanti… Peraltro questa non è l’unica inesattezza che mi è parsa di riscontrare nello scritto.

Comunque, dato che il “boia” era come si suol dire un personaggio che si fa ricordare, sicuramente quello più pericoloso e traguardante nel circolo “magico” hitleriano, pubblico qui di seguito un estratto da “Sulla natura del male” che riguarda proprio quel momento topico…

Chiunque avesse confutazioni da fare in merito alla mia nota sul pezzo di Stajano, citando le fonti, può scrivere alla redazione.

RB

5.3 Reinhard Heydrich: il regno del terrore e l’assassinio del Principe del Male

Nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1941, oltre 30000 ebrei furono trucidati a Babi Yar, una sorta di burrone ucraino vicino a Kiev, nel corso dell’Operazione Barbarossa contro i sovietici. Si stima che 100000 siano state le esecuzioni in quella località. L’impegno di Heydrich stava dando i suoi frutti e a quel punto crebbe anche la sua sete di potere. Come ogni feudatario che si rispetti necessitava di un feudo degno del suo rango, e così mise gli occhi sul Protettorato di Boemia e Moravia creato nel 1939 dopo l’occupazione militare della Cecoslovacchia. Tramando da par suo, riuscì a diventarne Reichsprotektor nel 1941. Naturalmente, il suo arrivo a Praga non passò inosservato, anche perché da quel preciso momento l’escalation del terrore non conoscerà limiti. La deportazione degli ebrei sarà sistematica e organizzata, così come gli assassinii perpetrati dalla Gestapo. Sarà adesso che gli ebrei verranno costretti a portare la stella di Davide per essere più facilmente identificati. Ma Heydrich si concederà anche il lusso di giocare “come il gatto con il topo” con i locali. E se da un lato usa il bastone come solo lui sapeva fare, dall’altro non mancava di fare ricorso alla carota tentando di migliorare le condizioni di lavoro nelle fabbriche. Questo espediente, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto indebolire la forte ribellione partigiana di quelle zone da un lato e dall’altro incentivare la produzione. I risultati non si fecero attendere: il metodo Heydrich risulterà vincente su tutta la linea e al ritorno in Germania anche lui verrà celebrato come un eroe. Il pupillo di Himmler ha fatto tanta strada e a quel punto anche il suo mentore dovrà tenerne conto. L’infame conferenza di Wannsee del 1942, voluta e presieduta da Heydrich alla presenza di tutti gli alti ufficiali nazisti, organizzata con lo scopo di dare il via al progetto di “soluzione finale” della “questione ebrea” e di genocidio su scala industriale, segnerà l’apice della carriera del “boia” Reinhard Heydrich, il quale a quel punto si sentirà finalmente arrivato. Tanto arrivato da mettere definitivamente nell’armadio i suoi scheletri e da diventare persino una persona più a suo agio socialmente. La sera precedente il 27 maggio 1942 lo troverà proprio impegnato in una delle tante occasioni mondane a cui ormai partecipava a buon diritto. Il giorno dopo avrebbe dovuto recarsi a Berlino dove molto probabilmente il Führer gli avrebbe assegnato altre responsabilità a Est come a Ovest del Reich. A prendere l’aereo Heydrich ci andrà con lo stile arrogante che gli era tipico: con una macchina guidata dal suo autista, ma senza scorta.

Per il SOE (Special Operations Executive, la polizia segreta di Churchill, creata con il compito di dare sostegno ai partigiani tramite azioni di sabotaggio all’insegna del motto “Incendiate l’Europa!”) e per i partigiani cechi, l’ennesimo viaggio di Heydrich sarà l’occasione tanto attesa per una perfetta operazione alla James Bond: l’occasione per assassinare “il boia” già da tempo nel loro mirino, anche grazie alla sua indubbia capacità di farsi notare. L’attentato riesce parzialmente e Heydrich verrà soltanto ferito. Morirà sette giorni più tardi, dopo un apparente miglioramento delle sue condizioni di salute, e mentre sotto la supervisione del chirurgo personale di Himmler. La vendetta dei nazisti sarà terribile, con due interi paesi distrutti, centinaia di esecuzioni e deportazioni. Benché sospettato della sua morte, fondamentalmente causata dall’esagerato orgoglio del de-cuius, sarà poi lo stesso Himmler a riprendere il lavoro interrotto: il progetto di “soluzione finale” doveva andare in porto, con o senza il suo talentuoso pupillo, il suo socio più brillante di una squadra invincibile. O quasi.

Tratto da:

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