Matteo Salvini e la base prêt-à-porter
Naturalmente il renzismo non è stato solo scandali renzisti, ma è stato anche tutta la variegata fauna politica che gli faceva da colorito background contestualmente: eccone un esempio….
1 Novembre 2014
Matteo Salvini e la base prêt-à-porter
Zitto, zitto, quatto, quatto, Matteo Salvini[1], il rampante segretario federale della Lega Nord, ha portato l’ex creatura razzista e populista padana di Umberto Bossi e famiglia al 9% dei consensi, dicono i sondaggisti di Bruno Vespa, e se lo dicono loro, entrambi apparentemente ligi al democristiano dovere della par-condicio persino in tempi di dittatura mediatica renzista, c’é da credergli. Zitto, zitto, quatto, quatto, Matteo Salvini ha trasformato l’ex creatura razzista e populista di Umberto Bossi in pedina politica capace di dire la sua su scala nazionale (soprattutto a Lampedusa), tanto che anche il celeberrimo motto della Lega dovrebbe essere rivisto e ricondizionato, e se non si trattasse di ossimoro certificato da oggi in poi si potrebbe urlare nelle piazze di ogni contado italiano che “La penisola ce l’ha duro!”. Magari!
Zitto, zitto, quatto, quatto, Matteo Salvini ha stravolto la geografia, ha trasformato gli italiani in padani, ha rinnovato l’intero vocabolario leghista, dovrebbe pure avere acquistato casa in qualche sperduta località del meridione, tante sono le volte che lo ha visitato di recente, e ha completato la sua personalissima rivoluzione a colpi di magliette all’ultima moda e di ipad di ultima generazione, per la serie crepa d’invidia Che Guevara in svendita al miglior offerente!
Non c’é trasmissione, non c’é intervento pubblico che non lo veda vestito di una nuova t-shirt di protesta dedicata (ma poi che fa? Le vende su Ebay?), e non c’é dibattito che gestisca senza l’ipad e un collegamento diretto con i fedelissimi feisbukici che lo imboccano. Il primo segretario, insomma, con una base tascabile, prêt-à-porter direbbero Dolce & Gabbana, chissà cosa ne avrebbe pensato Berlinguer?
Forse avrebbe detto che, a differenza dell’uomo che ha ucciso il suo PCI, Matteo Salvini è simpatico, e soprattutto non ha quella faccia da Mr Bean impunito durante gli incontri istituzionali. Il problema comincia a porsi quando si vanno a verificare i contenuti di cotanta predicazione: l’uscita dall’Euro, la vena populista quando non tendente al razzismo, il linguaggio digitale epidermicamente retorico di ogni intervento, che in buona sostanza è pensato a bella posta per imbonire il signor Rossi incazzato (a imbonire tutti gli altri ci pensa Renzi!). O almeno ad attirare le simpatie di quell’onesto (o quasi) signor Rossi che ragiona di pancia, che si alza bestemmiando la mattina e si addormenta bestemmiando la sera, che si lamenta per partito preso (quando si dice la forza semantica!), e per partito preso dà le colpe del suo mal di testa cronico al primo immigrato non regolare che incontra sulla sua strada, che magari si tratta pure di sua zia vestita a festa che torna dalla messa, ma lui è troppo imbufalito per riconoscerla.
Zitto, zitto, quatto, quatto, Matteo Salvini è diventato il rottamatore renzista per eccellenza. Colui che per lo meno a sprazzi, a momenti, propone un’alternativa giovane ma credibile al presente uomo della provvidenza. E – trascurando la problematica dell’etica della sostanza, per mero amor di dialettica – lo fa proponendo un modello paradossalmente più normale, un modello di politico moderno che – ipad alla mano, vestito di t-shirt colorate – corre di qua e di là come un gallo senza testa a incontrare la sua gente promettendo… il nulla. I suoi e i loro sogni impossibili. Del resto che male fa? Non è forse stato sempre così da che mondo politico è mondo politico?
[1] Matteo Salvini (Milano, 9 marzo 1973) è un politico italiano. Deputato ed europarlamentare, dal dicembre 2013 è segretario federale della Lega Nord. Iscrittosi alla Lega Nord nel 1990, nel 1993 viene eletto consigliere comunale nella sua città, Milano, carica che ha mantenuto fino al 2012. Salvini ha ricoperto vari ruoli all’interno del partito, fino a essere eletto segretario federale nel dicembre 2013 in seguito alle primarie del partito.
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