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Media e regime (5) – Il caso della bambina cristiana affidata a una famiglia musulmana.

media e regime (2).jpgNella mia vita ho fatto molte cose, forse troppe. Nell’estate del 1995, prima di laurearmi, desiderosa com’ero di migliorare il mio tedesco, che è sempre stata e ancora rimane la mia lingua preferita, mi recai in Germania nella zona della Schwarzwald (la Foresta Nera). Tra le tante esperienze mirabili di quella lontana estate, mi capitò pure di trascorrere qualche settimana come au-pair presso una famiglia tedesca di religione musulmana. Francamente non ricordo neppure in che paesino mi trovassi, tanto, in quei giorni, mi sembrò minimale l’esperienza che andavo facendo.

Tuttavia, ripensandoci oggi, mi rendo conto che forse avrei dovuto “apprezzare” meglio la lezione di vita che stavo ricevendo sotto prospettive diverse. Per esempio, quella fu l’unica volta in cui ho dormito in una specie di lettino a baldacchino, con quella sorta di tenda artisticamente annodata o di volant sui-generis che sono tipici dei letti musulmani, proprio come si vede nelle fiabe de Le mille e una notte. Ricordo inoltre che la mia era una famiglia giovane, con due figli e una moglie che si barcamenava tra le necessità domestiche e le sue velleità artistiche, forse di pittrice. Il marito era pure giovane, non ricordo che mestiere facesse, ma ricordo che la notte si ritirava in una qualche sua stanza e iniziava una sorta di canto, molto sentito,molto cupo, a metà strada tra le urla delle prefiche napoletane d’antan e un qualcosa di atavicamente barbaro e istintivo.

Benché non avessi la minima idea di cosa stesse accadendo, non ne ero comunque impaurita. Sebbene musulmani, i signori erano tedeschi, finanche tedeschi dotati di una certa coscienza civile. L’unico discorso di un certo “livello” che ricordo, fu di quando questo ragazzo mi assicurava che in quegli anni nessuno poteva dirsi orgoglioso di essere tedesco. Era un discorso importante, ma in quel periodo ero sciocca abbastanza da non comprenderlo pienamente. In generale però, posso sicuramente dire che durante tutto il tempo in cui io rimasi a casa loro, non mi fu mai fatto pesare il loro essere “musulmani”, sotto nessun punto di vista. La mia idea di quei giorni, in verità, era che quella coppia fosse solo l’ennesima espressione di quella gioventù europea privilegiata che non riuscendo a riempire la sua vuota esistenza con i nostri miti e i nostri riti, doveva per forza tentare di guardare verso l’esotico, anche religioso, pena l’annientamento dello spirito. Nulla di nuovo sotto il sole; del resto vivevamo anni in cui chi poteva correva in India da Sai Baba (mi pare che ci andasse anche qualcuno dei Craxi, in precedenza, ma potrei sbagliarmi), oppure correva da qualsiasi altra parte: tutto pur di sfuggire alla Chiesa di Roma che specie a quei tempi era ben lontana da essere quella più liberata e francescana di oggi.

Insomma, per me quei tedeschi più che “musulmani” erano occidentali viziati e ormai è troppo tardi perché io possa farmi un’altra idea. Di sicuro era da molto tempo che non ripensavo a queste mie avventure giovanili, se mai le ho ripensate, ma certo è che mi sono tornate prepotentemente in mente ieri quando ho saputo dell’ennesimo caso mediatico nella Gran Bretagna della Brexit perenne: una bambina cristiana sarebbe stata data in affidamento a una coppia di musulmani praticanti: apriti cielo! Naturalmente, basta anche solo il titolo dell’argomento per capire che questi che viviamo sono tempi molto diversi da quelli che facevano da sfondo alla mia vita di universitaria, tuttavia voglio ancora credere che ci sia rimasta almeno la possibilità di riflettere un poco.

Intendiamoci, anche a me ha messo i brividi addosso il sapere che quella bambina di soli cinque anni sarebbe stata “consegnata” nella mani di una famiglia musulmana praticante: a chi non verrebbero? L’unica differenza è che a me i brividi addosso sarebbero venuti anche se la bambina fosse stata “consegnata” nelle mani di una famiglia cattolica praticante. Per capire meglio di cosa sto parlando, immaginate questa bimba attesa da un futuro difficilissimo, in cui la differenza la farà il know-how, la capacità operativa a tutto campo, la forza di imporsi in contesti cutting-edge molto complicati, in ambienti lavorativi che richiedono brillantezza, spirito pragmatico, conoscenze su piani multipli… immaginatela mente il venerdì viene costretta a mangiare pesce, il sabato a imparare imbarazzanti preci a memoria, la domenica a vestirsi a festa per andare a ripetere quelle stesse stramberie all’oratorio… and so and so forth. Magari, le viene pure insegnato a prostrarsi in chiesa, benedirsi con H2o trattata (chissà come), a battersi il petto contrita chiedendo perdono a entità invisibili di dubbia etica e di dubbia natura. Potrei aggiungere pure che in caso di famiglie molto molto “ligie” al dovere si potrebbe finanche arrivare alla auto-flagellazione come fu il caso del Silas danbrowniano, o alla clausura forzata come avvenne per la monaca di Monza, però preferisco fermarmi qui…. non per forza di spirito ma per debolezza di stomaco.

Come si fa? Dico, come si fa? D’altro canto (fortunatamente?) si apprende oggi che un sagace e coscienzioso giudice (si rendono utili sempre quando servono), avrebbe celermente rivalutato la “clamorosa” decisione e avrebbe affidato la bimba alla… nonna… che tutti quanti noi immaginiamo docente informatica di primo piano e spirito diogenico come nessuno prima di lei. Insomma, un altro successo per Superman: abbiamo salvato in una sia la nostra identità cristiana occidentale sia la dignità di tutto il caravanserraglio di miti e di riti che ancora oggi si porta seco. In compenso abbiamo perso solo un’altra occasione buona per fare una diversa figura e pure un’altra occasione buona per liberare un altro nostro piccolo dalle catene mentali che affliggono noi adulti, determinati, come apparentemente siamo, ad andare a fondo come Sansone… con tutti i filistei.. quelli cristiani, s’intende!

Rina Brundu