LA BARBA DI DIOGENE, Dublin (EIRE) – 20 Years Online. Leggi l'ultimo pezzo pubblicato...

Nuova alleanza anti-Pechino nel Pacifico

di Michele Marsonet.

Senza dubbio la nuova alleanza tra Usa, Regno Unito e Australia (“Aukus”) rappresenta un passo importante nella strategia anti-cinese dei Paesi occidentali (o, almeno, di alcuni di essi).
E’ infatti ormai evidente a tutti che, con la presidenza di Xi Jinping, la Repubblica Popolare sta cercando di estendere la sua influenza nel mondo intero. Non paga della grande potenza economica e commerciale conseguita negli ultimi decenni, ha aumentato in modo esponenziale le sue capacità militari minacciando, oltre agli stessi Stati Uniti, tutte le nazioni asiatiche nell’area dell’Indo-Pacifico. Ivi incluse quelle, come la Repubblica del Vietnam, che in teoria le sono ideologicamente affini.
E si sa pure che Pechino ha esteso in modo unilaterale, ignorando le proteste degli organismi internazionali, il limite territoriale delle acque che la circondano, sino al punto di impedire con la forza l’accesso di navi appartenenti ad altri Paesi.
In altre parole, il Mar Cinese Meridionale è diventato un vero e proprio “lago cinese”, ormai pieno di isole artificiali diventate basi della marina e dell’aviazione della Repubblica Popolare. Tutto questo, ovviamente, ignorando ammonimenti e proteste dell’Onu e di altri organismi sovranazionali.
In effetti Donald Trump è stato il primo presidente Usa a denunciare la gravità della minaccia cinese. Barack Obama, sulla questione, si dimostrò molto meno attento, limitandosi ad inviare qualche nave da guerra nelle acque internazionali che Pechino considera invece sue.
Anche il suo slogan “pivot to Asia” rimase in pratica sulla carta senza conseguire alcun risultato concreto. Il primo presidente afroamericano della storia era convinto che il vero pericolo per l’Occidente fosse rappresentato dalla Russia di Putin, e non dalla Cina di Xi Jinping.
Trump tentò di frenare l’espansionismo cinese con la politica delle sanzioni, ottenendo alcuni successi. Senza riuscire, tuttavia, i recalcitranti alleati occidentali a prendere coscienza del pericolo.
La globalizzazione cinese ha procurato a Pechino tantissimi sostenitori all’estero. Agguerriti, in particolare, quelli tedeschi, che hanno paura di compromettere le loro fiorenti relazioni commerciali con la Cina. Senza scordare i tanti filo-cinesi italiani, che spesso agiscono quasi in incognito.

Dai grillini cui si deve la firma pressoché immediata del progetto della “Via della seta”, a personaggi del calibro di Massimo D’Alema e Romano Prodi intenti, anche loro, a non irritare Xi Jinping e a promuovere affari con lo sterminato mercato del Dragone.
Ora si vede che, in modo inatteso, Joe Biden sta adottando una politica estera assai simile a quella di Trump. L’alleanza tra Usa, Regno Unito e Australia, dotando quest’ultima di sommergibili nucleari, è un duro colpo per Pechino, destinato a far seriamente riflettere i capi del Partito comunista cinese circa le conseguenze negative del loro espansionismo.
Infatti la notizia è stata accolta con grande entusiasmo a Taiwan, che la Repubblica Popolare vorrebbe annettere con le buone o con le cattive. E ciò vale anche per Vietnam, Filippine, Giappone e Corea del Sud, nazioni esposte in modo immediato alla minaccia cinese. I cittadini di Taiwan, in particolare, hanno esultato, poiché pareva quasi che gli americani si fossero scordati di loro.
Il fatto è che “Aukus” è un duro colpo anche per gli europei che, ancora una volta, come è accaduto con il disastroso ritiro afghano, non sono stati consultati e hanno ricevuto le informazioni solo a cose fatte.
L’irritazione della Francia, che ha visto sfumare un affare miliardario con gli australiani, è comprensibile. Anche se Macron dovrebbe comprendere che il peso del suo Paese sulla scena internazionale non è più quello che aveva ai tempi delle colonie.
Vincitore almeno parziale risulta invece Boris Johnson. Dopo la Brexit il Regno Unito ha riconquistato almeno parte del prestigio perduto, confermando ancora una volta i suoi rapporti privilegiati con gli Stati Uniti. E sottolineando di nuovo l’irrilevanza politica e militare dell’Unione Europea. Cattive notizie per gli europei, dunque, anche perché Biden, con la sua mossa, ha di nuovo svalutato la Nato a dispetto delle dichiarazioni atlantiste pronunciate in campagna elettorale.
E’ chiaro, comunque, che gli Usa intendono mantenere la guida sia della vecchia Alleanza Atlantica sia della nuova alleanza dell’Indo-Pacifico. I margini di manovra dell’Unione Europea appaiono sempre più ristretti, e l’uscita dei britannici dalla Ue non ha certo giovato al suo futuro.