Riesplode la rivolta in Thailandia

di Michele Marsonet.
Dopo un periodo di relativa calma, è riesplosa in Thailandia la protesta, capeggiata ancora una volta da giovani e studenti. Niente di simile, però, a quanto è avvenuto negli anni passati, quando le manifestazioni popolari avevano una netta impronta anti-monarchica.
E’ noto, infatti, che nel 2016 è salito al trono il 69enne Maha Vajiralongkorn con il nome di Rama X. Il padre, Bhumibol Adulyadej, si è spento 90enne dopo un periodo di regno durato ben 70 anni.
Il fatto è che il vecchio sovrano era una figura molto rispettata e, a detta di molti, ieratica. Il figlio, invece, a dispetto dell’età non più verde, è un grande playboy con un numero imprecisato di mogli e concubine. Vive per lo più in Europa e ha inoltre la tendenza a sperperare il denaro pubblico, possedendo una flotta personale di aerei e auto di lusso.
Ha quindi cominciato a indebolirsi l’alleanza tradizionale tra monarchia, esercito e clero buddhista che da sempre detiene il potere nel Paese. Mentre le precedenti proteste di piazza non avevano toccato l’istituzione monarchica, contestando piuttosto la diffusa corruzione e la scarsa democrazia, questa volta nel mirino è finito il nuovo re, che preferisce frequentare il “jet set” internazionale e poco si cura di dialogare con il popolo.
Ciò che ha fatto esplodere la situazione, tuttavia, è la gestione disastrosa della pandemia di Covid 19 da parte del governo. Particolarmente criticato l’attuale premier, il generale Prayut Chan-o-cha, peraltro molto fedele al re attuale e all’istituzione monarchica in sé.
Non ci sono molte differenze, dal punto di vista pandemico, tra Thailandia, Myanmar (l’ex Birmania), Vietnam, Singapore e gli altri Paesi del Sud-Est asiatico, giacché il virus ha colpito duro ovunque.
I thailandesi, però, erano abituati a un clima di relativa libertà e di moderato benessere, dovuto soprattutto ai grandi proventi del turismo internazionale che, nell’antico Siam, ha sempre visto una meta privilegiata.
Vi contribuiscono la gentilezza degli abitanti – la Thailandia è anche chiamata il “Paese dei sorrisi”, e il grande patrimonio culturale ed archeologico che ne fanno un luogo unico al mondo. Ovviamente la pandemia ha in pratica prosciugato i flussi turistici, causando un notevole aumento della povertà.
Il premier ha reagito imponendo continui “lockdown” per arginare un contagio che sembra irrefrenabile. Politica del resto praticata da molti altri governi nel mondo.
Gli studenti, che hanno organizzato le manifestazioni tramite i social network, si sono duramente scontrati con esercito e polizia. Il bilancio, per ora, ammonta a numerosi feriti, molti arresti e un mezzo blindato della polizia dato alle fiamme.
Significativo anche il fatto che i dimostranti abbiano tentato di marciare sulla residenza del premier e anche sulla stessa reggia (occorre rammentare che in Thailandia la monarchia è considerata pressoché sacra).
Nel frattempo gli ospedali sono pieni e mancano ossigeno e posti di terapia intensiva. Inoltre il governo, inaugurando una nuova era di amicizia con Pechino (che cerca di estendere anche qui la sua influenza), ha acquistato grandi quantità del vaccino cinese “Sinovac”, rivelatosi inefficace qui come altrove.
Si attendono ora nuove dimostrazioni contro governo e monarchia. Rischia però anche l’alleanza con Pechino, non gradita alla maggior parte degli abitanti e agli ambienti monarchici. Finora il governo ha reagito imponendo un rigido coprifuoco, ma la situazione potrebbe presto diventare incontrollabile.