Scenari di guerra civile in America

di Michele Marsonet.
Lo sfregio subito dai luoghi-simbolo della democrazia americana ha evocato, ancora una volta, gli scenari di “guerra civile” che molti avevano menzionato dopo le ultime e tormentatissime elezioni presidenziali. Del resto, in una recente intervista, il politologo Francis Fukuyama ha sottolineato che l’estrema polarizzazione politica della società americana induce a ritenere che questo sia uno sbocco possibile, pur augurandosi che non si avveri.
In realtà Fukuyama parla anche delle difficoltà di sopravvivenza dei regimi autoritari come, per esempio, quello cinese. E’ un dato di fatto, tuttavia, che le incredibili scene dell’assalto al Campidoglio di Washington incoraggiano i suddetti regimi autoritari a proseguire la loro opera di repressione.
Tutta intenta a narrare quanto stava accadendo a Washington, la grande stampa internazionale ha dedicato ben poca attenzione all’ultima ondata di arresti che Pechino ha compiuto a Hong Kong negli stessi giorni. Ben 53 attivisti democratici, tra cui tutti i leader della protesta, sono finiti in prigione, e molti di essi verranno trasferiti nelle carceri della Repubblica Popolare.
La dirigenza cinese non ha esitato a paragonare l’assalto al Campidoglio dei sostenitori di Donald Trump all’occupazione del Parlamento dell’ex colonia britannica da parte dei dimostranti pro-democrazia. Facendo capire che, agli occhi di Pechino, non v’è alcuna differenza tra i due avvenimenti.
In attesa che il nuovo presidente Joe Biden faccia capire come intende affrontare la situazione esplosiva che si è verificata negli Stati Uniti, le dittature di ogni tipo hanno colto la palla al balzo per ripetere le loro solite litanie. La democrazia liberale e rappresentativa non funziona. I disordini, qualunque sia la loro origine, vanno affrontati e repressi con la forza. La legge e l’ordine, termini assai spesso usati da Trump nei suoi discorsi, si fanno rispettare solo utilizzando la forza bruta.
E’ ovvio che i 53 arresti di Hong Kong segnano la fine definitiva della speranza di mantenere – almeno entro certi limiti – l’autonomia della ex colonia che, secondo i patti, doveva essere garantita fino al 2047. Ma ci dicono anche che sarà sempre più difficile, per non dire impossibile, impostare con le dittature il discorso sui “diritti umani”, tema da Biden ritenuto fondamentale.
L’America si ritrova dunque più debole nel confronto con i regimi dittatoriali. Giacché questi ultimi ora si sentono autorizzati a replicare alle critiche loro rivolte facendo per l’appunto notare che l’America si trova in una situazione caotica. E tanto basta per invitarla a risolvere i propri problemi interni, senza occuparsi di quanto accade al di fuori dei suoi confini.
In effetti i tragici fatti di Washington hanno fatto capire a tutti che negli Stati Uniti hanno preso piede e sono cresciuti a dismisura gruppi realmente eversivi. Nell’assalto al Campidoglio abbiamo visto all’opera quelli di destra. Non sarebbe onesto, tuttavia, trascurare che un’analoga carica eversiva caratterizza anche le numerose formazioni della sinistra radicale, spesso non criticate a sufficienza da esponenti della sinistra che fa parte del partito democratico. E, lo si rammenti, sono tutti – destra e a sinistra – armati fino ai denti, vista la relativa facilità con cui negli Usa si possono acquistare armi da fuoco.
Durante le ultime elezioni si sono già verificati gravi scontri, con morti e feriti, tra gruppi di tendenza opposta, il che rende quanto meno strana la proposta di molti politici di depotenziare le forze di polizia tagliando i finanziamenti ad esse assegnati. E non vi sono molte speranze che l’accordo – finalmente raggiunto – sulla transizione pacifica tra presidenza uscente ed entrante possa far diminuire in modo significativo la tensione palpabile che si percepisce in molte grandi città statunitensi.
Tutto ciò avrebbe minore importanza se gli Usa fossero un Paese qualsiasi, magari abituato a risolvere con la forza le proprie controversie interne. Ma si tratta, invece, della nazione che è tuttora leader dell’Occidente liberale e democratico, e quindi punto di riferimento per tutti coloro che, come i cittadini di Hong Kong, lottano per preservare la loro libertà politica e personale.
Ne risentirà dunque l’intero ordine mondiale, già azzoppato ed entrato in crisi, contrariamente alle attese dei più, dopo la fine del bipolarismo Usa-Urss. Come si diceva dianzi, non resta che attendere le mosse del nuovo presidente Joe Biden che, oltre alle pericolose tensioni interne, dovrà anche far fronte alla sfida globale che la Cina ha lanciato agli Stati Uniti.
Ottimo pezzo Michele ed è giustissimo scrivere che sono aumentati i gruppi “eversivi”. Il problema pero’ sta nel chiedersi perché sono aumentati? Perché? Perché l’America Dem ha fallito – e ha creato un mostro, che è la sua stampa che fomenta odio e rancore – ecco perché: prima finirà la Presidenza Biden prima si potrà sperare che questa grande nazione trovi un leader responsabile, capace di ascoltare e di trainare il suo paese e l’Occidente tutto verso traguardi civili più degni. Un caro saluto. RB