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Corriere della Sera: il problema dell’analisi e della vena critica

di Rina Brundu.

Non amo il giornalista Beppe Severgnini. Niente che riguardi la sua persona, semplicemente ho una predilezione per la scrittura critica e per l’analisi testuale, due caratteristiche tecniche che, manifestamente, non fanno parte del bagaglio di questo autore. Una mia idea, s’intende e sono sicura che per me che la penso così ci saranno altri centomila che la pensano diversamente. Non amandolo non ne scrivo mai, così come non leggo mai i suoi pezzi.

Tuttavia, in questo caso occorre fare una eccezione, perché ritengo molto grave il fatto che su un giornale come il Corriere della Sera vi compaia, in prima, un suo occhiello titolato: “Fine del trumpismo, l’abisso evitato”. Ma come si fa? Come si fa a scrivere titoli così childish? Così naif? Siamo davvero sicuri che questo pezzo l’abbia scritto il giornalista del Corriere e non un suo nipotino per un temino scolastico?

C’è ben poco da scherzare, e la domanda resta: come si fa a scrivere che il “trumpismo” è finito? Ma il giornalismo “dem” italiano ritiene davvero che se dovesse scomparire dalla scena politica Donald Trump, scomparirà anche il trumpismo?

E che cos’è il trumpismo? In realtà, il trumpismo non è troppo diverso da quello che è stato il grillismo qualche anno fa (non a caso gli stessi grillini salirono a manifestare dalle finestre di palazzo quando vinsero le elezioni, proprio mentre sul Corriere se ne stigmatizzava il comportamento di quegli attuali compagni di merende del loro partito di riferimento).

Come quasi tutti gli “ismi” politici moderni (con poche eccezioni, quali per esempio il renzismo che è una sorta di pseudo-movimento interno alla casta d’antan), il trumpismo dovrebbe essere visto come un segnale importante, a volte pericoloso, a volte didattico, della forte insofferenza sociale che si sta manifestando soprattutto nella ricca società occidentale dopo gli scombussolamenti procurati dalla rivoluzione digitale, e che, francamente, a questo punto della storia non sappiamo dove ci condurrà (altro che “abisso evitato”!).

Stiamo insomma parlando di gruppi fortemente politicizzati che possono formarsi dovunque, i quali si prestano moltissimo ad essere cavalcati dal primo guru ispirato che arriva, a destra come a sinistra (lo abbiamo ben visto in Italia!). Non per questo, però, la loro capacità di agire, nonché la loro stessa esistenza va minimizzata, stigmatizzata in maniera così vistosamente scialba; certamente non se ne può fare un dismissing con titolini pensati per una reductio ad absurdum di problematiche contemporanee fondamentali e serie.

Un altro dei gravi problemi posti da quel poco che resta del giornalismo italiano, è che la lotta sociale la raccontano sempre al passato onde non infastidire nessuno, magari con gigantografie della minigonna di Mary Quant che fa più chic; peccato però che il divenire della storia del mondo, anche per essere solamente raccontato, richieda un prezzo molto più alto di quello che è disposto a pagare il nostro professionismo da salotto. A volte, per esempio, richiede che si riesca a guardare direttamente in faccia le (il)legittime istanze presentate dell’universo cambiato, e con esse le brutture che portano seco; richiede che si sia in grado di ascoltare la rabbia pericolosa degli ultimi, richiede che la loro presenza, esistenza, venga registrata con profonda onestà intellettuale, con coraggio, finanche mostrando sangue, fatica e sudore, nonché la merda che possono produrre… per dati mestieranti l’ultimo insulto!

PS Giusto per dare solo un’idea di cosa sto parlando, e del fatto che il mondo gira diversamente da quello descritto nei raccontini dei notisti del Corriere, includo qui sotto qualcuno delle centinaia di migliaia di “pensieri” che stanno postando i simpatizzanti di Trump nei siti liberi di tutto il mondo. In questo particolare caso si tratta di post inseriti sotto un articolo del Daily Mail in cui è scritto che Nancy Pelosi (vista qui di seguito come la donna più odiata d’America), vorrebbe tentare un impeachment per Trump: è la volta buona che lo fanno santo, altro che storia finita!

Rimando anche a questo mio scritto di ieri sugli stessi argomenti e sulle “responsabilità morali” della Stampa Dem, proprio come nota anche un acuto lettore del Mail qua sotto: immagina tu, questi personaggi vedono più acuto di quanto non riuscirà mai ad essere tutto il giornalismo schierato italiano! Vergogne dei tempi! Sic!