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Sulla lotta passiva dell’Italia al Coronavirus e sulla grande assente ai tavoli: la scienza. La speranza dall’America con i primi test sugli umani.

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Screenshot dal Dailymail.

Di miti made-in-Italy ne restavano davvero pochi, ma è indubbio che – dopo il “Caso Covid 19” – adesso ci siamo fo**uti anche quello sulla nostra sanità. Non si tratta di una cosa da poco dati i miliardi che ogni anno spendiamo nell’industria farmaceutica, dato il nostro essere il paese più ipocondriaco del globo terracqueo.

Nel silenzio tonante della nostra stampa impegnata a sbavare davanti all’Esecutivo più inadeguato, inesperto, mediatico e non-rappresentativo della nostra storia repubblicana, colpisce soprattutto la passività con la quale l’Italia sta affrontando la lotta contro il Covid 19. Di fatto, mentre si spendono miliardi di parole per fornire consigli da deficienti (ma il “governo delle poltrone viventi” è davvero convinto che gli italiani siano mentecatti che non conoscono l’abc sanitario?!), per contare i tamponi, i contagi, per fare il “captioning” dell’ovvio, cioè per didascalizzare ciò che non necessità di essere didascalizzato, non si è visto un solo titolo di giornale che si proponesse in maniera attiva raccontandoci qual è lo status delle ricerche sul vaccino che bisognerebbe preparare il prima possibile.

Tra le tante “sciocchezze” (oltre quella sul fatto che saremmo stati i primi ad isolare il virus) degli “esperti”, virologhi morti di fama intervistati dai nostri TG, mi ha colpito il racconto di uno di questi signori che ribadiva come per un vaccino valido sarebbero serviti almeno 6 mesi! Minchia, che velocità adeguata alle necessità da villaggio globale! La scaltra dichiarazione mi ha ricordato un aforisma di un grande duo analogico che si chiamava Amurri & Verde i quali, ai tempi di una delle tante pericolose eruzioni dell’Etna, ebbero a scrivere: “Il governo italiano rassicura: il piano per la salvaguardia dei territori intorno al vulcano scorre senza intoppi. Dal canto suo l’Etna ha ribadito che anche la lava sta facendo altrettanto!”.

Insomma, la domanda è legittima: come è possibile che in un mondo come il nostro che muove alla velocità della luce non esistano validi protocolli operativi (coordinati magari da team di ricerca internazionali impegnati a lavorare su database condivisi) che lungi dal necessitare sei mesi di tempo per un vaccino (in sei mesi, questo lo capiscono anche i bambini, se avessimo la malasorte di confrontarci con un virus particolarmente cruento la nostra civiltà così come la conosciamo potrebbe diventare un ricordo) prevedano uno sforzo planetario comune per la creazione di un vaccino in tempi rapidissimi?

Proprio così!, ciò che sembra mancare dai “tavoli di lavoro” che non lesina di organizzare il nostro Premier Signorina Buonasera, è proprio l’apporto attivo della scienza, quella vera! Da qui altre domande s’impongono spontanee: perché sborsiamo così tanti miliardi per la nostra sanità se poi questi sono i risultati in tempi di emergenza? Perché il ministro della Salute non si è ancora dimesso come accadrebbe in un qualsiasi paese passabilmente democratico? Misteri italiani di ieri, di oggi, di sempre, misteri nazionali sempre uguali a se stessi!

Fortunatamente, mentre noi continuiamo a menare il can per l’aia e alcuni sacerdoti starebbero esponendo icone superstiziose che avrebbero già fatto il loro dovere contro la peste del 600 (sic!), in America qualcosa si starebbe muovendo e i primi test sugli umani per un possibile vaccino anti- Covid 19 sarebbero imminenti!

Speriamo che facciano presto, dunque, anche se francamente se il Covid 19 nel frattempo portasse alla quarantena di cotanto Esecutivo denoartri…. non sarebbe male. Dato che non riusciamo a liberarcene democraticamente almeno non vederli più per 40 giorni di fila sarebbe senz’altro un bonus per cui essere grati, mica come gli altri emolumenti grillorenzisti acchiappa-voti di norma a carico del contribuente!

Rina Brundu