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Filosofia dell’anima – Le confessioni del giovane James Middleton

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Con il livello infimo che ormai sta raggiungendo la cosiddetta informazione-patinata in ogni angolo del globo, è raro trovare qualche “racconto” mediatico su cui valga la pena riflettere. Sorprende, inoltre, come questi momenti più “impegnati” li troviamo a volte nei luoghi più impensati. Mai avrei pensato di voler tradurre uno scritto di James Middleton, il fratello di Kate d’Inghilterra, quella le cui mises appaiono un giorno sì e l’altro pure tra le pagine dei nostri giornaloni, ma ritengo che questo scritto abbia un senso, e dunque ecco la sua traduzione integrale…

Ogni notte il sonno mi eludeva. Una cacofonia di rumori immaginari mi risuonava in testa. Pareva che dieci diverse stazioni radio fossero in competizione per la stessa frequenza e il suono non cessava mai, era snervante.

La mattina mi alzavo e mi trascinavo al lavoro, per poi fissare con occhi vitrei lo schermo del computer, sperando nel passaggio delle ore così da poter tornamene a casa. Uno stato di debilitante inerzia si era impadronito di me. Non riuscivo a rispondere al più semplice dei messaggi, così non aprivo le email.

Non riuscivo a comunicare, neppure con le persone a me più care: la mia famiglia e i miei amici.

Così i loro messaggini preoccupati aumentavano con il passare del tempo, tuttavia restavano senza risposta, mentre io sprofondavao progressivamente nella disperazione.

Ogni colore e ogni emozione aveva abbandonato il mio mondo e tutto era grigio e monotono.

So bene di essere molto fortunato e di vivere una esistenza privilegiata, ma ciò non mi ha reso immune alla depressione. È difficile spiegare questa condizione. Non è semplice tristezza. È una malattia, un cancro della mente.

Non è un’emozione ma una assenza di emozioni. Si esiste senza scopo o direzione. Non riuscivo a provare gioia, eccitazione, anticipazione, solo l’ansia che faceva battere pesantemente il cuore riusciva a farmi alzare dal letto la mattina. Non ho pensato al suicidio, ma non volevo neppure vivere in quello stato mentale.

Mi sentivo anche incompreso, un fallimento completo. Non augurerei un così grande senso di inutilità e disperazione al mio peggior nemico. Mi sembrava di diventare pazzo.

Così un anno fa circa – nel dicembre 2017 – dopo aver sperimentato un progressivo deterioramento della mia salute montale nei 12 mesi precedenti, ho caricato i miei cani in macchina e, senza dire nulla a nessuno, ho guidato verso una zona selvaggia del Distretto dei laghi che ho sempre amato fin da piccolo.

Colà ho nuotato nelle acque ghiacciate, ho passeggiato in solitudine tra le cime innevate delle montagne e sono rimasto da solo per alcuni giorni in un cottage secluso, mangiando cibi preconfezionati e tentando di calmare il tumulto della mente.

Nei giorni precedenti, mi ero finalmente reso conto che non potevo andare più avanti così, che non stavo bene, che necessitavo disperatamente di aiuto. Questa realizzazione mi ha restituito una specie di calma: sapevo che se accettavo aiuto ci sarebbe stata speranza. Si è trattato di una piccola luce nell’oscurità.

Voi vi starete chiedendo perchè ho scelto di parlare ora della depressione che mi ha colpito già alla fine del 2016. Per due ragioni.

Prima di tutto, adesso sento – sebbene sappia di non essere ancora completamente curato – di capirla questa malattia, e con l’aiuto di professionisti ho sviluppato una strategia per combatterla. Oggi sento un nuovo senso di utilità e un gusto per la vita.

In secondo luogo – forse il motivo più importante – sento la necessità di parlarne apertamente perché ciò è precisamente ciò che mio cognato il Principe William, mia sorella Catherine e il Principe Harry raccomandano attraverso il sostegno a Heads Together, una organizzazione non-profit che si occupa di salute mentale.

Loro ritengono che si possa combattere lo stigma associato alle malattie mentali se si ha il coraggio di cambiare il Paese a questo riguardo, eliminando le negatività associate a questi discorsi. Ne deriva che non sarebbe onesto se nascondessi la mia storia. Voglio parlarne e il loro impegno è il motivo per cui voglio farlo.

James Middleton

(English source dailymail.co.uk, Italian translation Rina Brundu)