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Sul vizietto del neonazismo in Germania, o dell’improbabile cacciatore di nazisti Hans-Georg Maaßen: meglio Wiesenthal!

 

hansInfine Angela lo ha silurato (o quasi): non poteva fare altrimenti davanti all’imbarazzo che Hans-Georg Maaßen, capo di uno dei servizi di intelligence tedeschi, le stava procurando. Galeotto è stato l’atteggiamento magnanimo che Herr Maaßen avrebbe avuto nel combattere le reiterate imprese dei neonazisti impegnati nella solita caccia allo straniero in quel della Germania orientale, a Chemnitz, caccia che non troppe settimane fa ha anche procurato la morte di un giovane tedesco.

Che a raccontarla tutta Maaßen non è stato cacciato, ma destinato ad altra mansione all’interno del Ministero degli Interni, proprio come si usa fare in queste circostanze sommamente imbarazzanti. L’affaire ha comunque prodotto solo un’altra occasione mancata per la Germania democratica quando si tratta di fare chiarezza con il cancro che la corrode dentro sin dai tempi della Repubblica di Weimar. Attenzione però, bisogna fare dei distinguo: la Germania moderna non è la Germania che uscì sconfitta dalla Grande Guerra, ed è una nazione che ha dovuto adottare l’intento didattico… suo malgrado. Ne deriva che se in Italia il ritorno dei Mussolini è alquanto improbabile (anche a dispetto di ciò che ne pensano i falchi di Bruxelles), è molto molto difficile che in Germania torni Hitler…

Vero è tuttavia che nel caso della Germania, gli aspiranti Hitler erano tanti, moltissimi, forse ce n’era uno ogni due famiglie, specie tra gli anni 1918-1920… ne deriva che se anche non torna Hitler potrebbe comunque tornare qualcun altro, molto molto simile a lui. Del resto il vizietto per la revanche nazionalsocialista non è mai venuto meno: lo abbiamo visto subito dopo la fine della Seconda Guerra quando buona parte dei criminali nazisti, attivamente ricercati da personaggi come Simon Wiesenthal, con il criminale Mengele tra i suoi most-wanted, riuscirono a farla franca in maniera straordinaria quasi. La famigerata organizzazione criminale Odessa da questo punto di vista non dovrebbe neppure essere considerata una organizzazione, io la chiamerei piutttosto una comunità, finanche incredibilmente estesa, beyond borders, insomma.

Che dire poi dei tanti criminali rifugiatisi in Sud America, i quali in alcuni casi hanno potuto vivere e prosperare per decenni senza che paesi come Argentina o Brasile si siano mai sentiti in dovere di catturarli, impacchettarli e spedirli dove avrebbero dovuto essere processati? A mio avviso se l’hanno potuto fare è anche perché la “casa madre”, la nuova Germania libera e democratica, non ha mai “spinto” troppo per chiederne la cattura e l’estradizione: questo è certamente il caso di Eichmann, ma non solo. Del resto, viene molto difficile occuparsi dei nazisti fuori confine quando, fino a poco tempo fa, tra le mura di casa vivevano le “Principessine” del Reich e delle SS, come quella Gudrun Burwitz Himmler, degna figlia di uno dei maggiori criminali di ogni tempo, la quale non perdeva occasione per ribadire quando andasse orgogliosa delle gesta del padre e del suo munifico zio Hitler?

Eh… già… la cancrena tedesca è lungi dall’essere estirpata, ma che la Merkel si meravigli dello status-quo, o dell’occhio “scettico” del Maaßen sui fatti criminosi che avrebbe dovuto prevenire e combattere, mi pare troppo: davvero era convinta che l’uomo fosse un miglior cacciatore di nazisti di Wiesenthal? A giudicare anche della maniera accorta con cui ha comunque parato il culo a questo suo dirigente, si direbbe proprio di sì: purtroppo!

Rina Brundu