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COMPENDIO DELLA CIVILTÀ DEI SARDI NURAGICI – Le isole Baleari

Circa l’espansionismo dei Sardi Nuragici nel Mediterraneo occidentale interviene una importante notizia di Stefano di Bisanzio, il quale parlando delle Baleari le definisce «isole tirreniche» e «isole attorno alla Tirsenia» (perì tēn Tyrsēnían). A questa notizia i moderni studiosi della civiltà degli Etruschi – chiamati anch’essi Tirreni o Tirseni in virtù della loro parentela coi Sardi Nuragici o Tirreni/Tirseni della Sardegna – non hanno attribuito mai alcuna importanza, anzi l’hanno lasciata cadere del tutto. E ciò è avvenuto evidentemente perché già a prima vista risulta molto problematico accettare la tesi di una presenza dei Tirreni dell’Etruria nelle troppo lontane isole Baleari e inoltre queste non risultavano affatto «attorno all’Etruria». Quella notizia di Stefano di Bisanzio invece può e deve essere accettata come fondata, purché si ritenga che i Tirreni presenti nelle Baleari fossero non gli Etruschi della lontana Penisola italiana, bensì i loro consanguinei Tirreni della vicina Sardegna e inoltre che la «Tirsenia» attorno alla quale si trovavano le Baleari fosse non l’Etruria, bensì l’isola di Sardegna. – Questa nostra interpretazione è confermata in maniera abbastanza evidente dal fatto che esiste in Sardegna, a stretta vicinanza della costa sud-orientale, cioè “tirrenica”, dell’isola il villaggio di Tertenía, il cui nome corrisponde quasi perfettamente alla Tyrsēnía, citata da Stefano (TSSO 926). – D’altra parte anche a questo proposito sono in primo luogo i numerosi e chiari monumenti e reperti archeologici quelli che spingono a ritenere che la civiltà degli antichi abitanti delle Baleari fosse anch’essa una propaggine della civiltà nuragica della Sardegna. Sia sufficiente fissare l’attenzione su queste strettissime e chiarissime corrispondenze archeologiche: innanzi tutto i cosiddetti talayots balearici corrispondono esattamente, nella struttura architettonica e nella destinazione religiosa e pure funeraria, ai nuraghi della Sardegna. Considerato poi che nella sola piccola isola balearica di Minorca ne sono stati contati ben 195, si aveva ben ragione a considerare anche i Baleari come “Tirreni”, ossia «costruttori di torri»! – In secondo luogo le tombe baleariche chiamate navetas (= «navicelle») corrispondono perfettamente alle tombe nuragiche chiamate gigantinos o “tombe di gigante”, le quali anch’esse hanno la forma di una barca rovesciata e con la poppa tagliata e appiattita. Solo che in generale i gigantinos sardi hanno assunto anche un’altra forma architettonica e pure simbolica, dopo che la originaria sagoma della navicella si è trasformata in quella della sacra protome taurina, col prolungamento della poppa tagliata della barca nelle due ali laterali imitanti appunto le corna del toro. Inoltre è certo che sia le navetas baleariche sia i gigantinos sardi a forma di barca in effetti corrispondono, nel loro valore simbolico e religioso, alle «navicelle funerarie» nuragiche, che si ricollegano alle «navicelle funerarie» degli antichi Egizi, con le quali essi ritenevano che i defunti facessero il loro ultimo viaggio verso l’oltretomba. – Però la simbologia funeraria della barca “rovesciata” innanzi tutto rispecchia il tumulo di terra che si determina sempre su una salma che sia sepolta nel terreno; in secondo luogo è legata all’altra concezione propria anche questa degli Egizi secondo cui quello dei morti sarebbe il “mondo dei capovolti”; in terzo luogo è legata alla concezione, comune a molti popoli antichi, secondo cui l’astro della Luna/Proserpina, dea della notte e del mondo tenebroso dei morti, fosse anch’esso una navicella che navigava nel cielo notturno. – Ancora è da citare il fatto che il culto della bipenne sacra, quello della svastica e quello del toro, come simboli del dio Sole, sono attestati nelle Baleari proprio come nella Sardegna nuragica. Poi è ancora da citare il ritrovamento a Maiorca di spade che hanno l’impugnatura a forma di “antenne”, simili a quelle ritrovate in Sardegna e pure in Etruria.- Sul piano linguistico innanzi tutto è da citare la quasi perfetta corrispondenza del toponimo Baleari (lat. Baleares, greco Baliareĩs) col nome di un antico popolo della Sardegna settentrionale chiamato Balari (Balarhói) da Pausania (X 17, 9) (vedi). In secondo luogo è notevole il fatto che dal noto Itinerario di Antonino, di epoca imperiale romana, l’isola di Minorca sia chiamata Nura, ossia esattamente come viene chiamata dal medesimo Itinerario l’importante città sarda di Nora, nel golfo di Cagliari, e così pure un antico centro abitato della Sardegna nord-occidentale, che ha lasciato il suo nome alla zona della Nurra, posta fra Sassari, Porto Torres ed Alghero. – E pure notevole e significativa è questa corrispondenza lessicale: sardiano o protosardo galoppo/u, goloppo/e, coloppo, paloppo, baroffu, taloppo, toloppo/e, tzoloppe «pizzutello, varietà di uva bianca pregiata ad acini grandi e allungati, da tavola e per uva passa», che è da confrontare col catal. calop, palop «specie d’uva grossa e saporita» (Baleari, Valenza), finora di “origine sconosciuta” per il Corominas (DECLC). – Circa le strette connessioni esistenti fra le Baleari e la Sardegna in epoca preistorica molto notevole è questa considerazione espressa dall’archeologo spagnolo G. Rosselló Bordoy: «Intrusione di un nuovo gruppo umano attorno al -1300 che si stabilisce nell’isola di Maiorca e soggioga i precedenti occupanti. Gruppo umano di origine orientale, imparentato più o meno direttamente con le culture che si stabiliscono in Corsica e Sardegna». – La presenza dei Sardi Nuragici o Tirreni della Sardegna nel bacino occidentale del Mediterraneo non poteva non scontrarsi col nascente imperialismo, marittimo e terrestre, di Cartagine. E ciò sarà avvenuto non molto tempo dopo la fondazione nell’814/813 a. C. di questa città che, da colonia fenicia, finì col diventare la capitale e l’erede di tutta la potenza marittima, economica e politica dei Fenici-Punici. I punti di attrito e di scontro fra i Sardi Nuragici e i Cartaginesi si trovavano innanzi tutto in zone marittime e precisamente nelle Baleari, nelle quali si erano stanziati i primi e nelle quali i Cartaginesi avevano nel 654/653 conquistato l’isola di Ebuso (= Ibiza), strappandola molto probabilmente proprio ai Nuragici.

Estratto da “COMPENDIO DELLA CIVILTÀ DEI SARDI NURAGICI” di Massimo Pittau (Ipazia Books, 2018).

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