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Filosofia dell’anima e Sulla natura del male – Red Sorghum (1988) e la seconda guerra cino-giapponese (1937-1945)

220px-Red_Sorghum_movie_posterRed Sorghum è un film del 1988 diretto dal regista cinese Zhang Yimou, il suo primo film credo. È ambientato nella provincia dello Shandong e racconta la storia di vita di un’altra ragazza cinese, Jiu’er, che fu costretta a un matrimonio forzato con un riccone vecchio e lebbroso. Con uno stile che ha tanto del realismo magico letterario e sudamericano, il regista riesce però a dare un quadro quanto mai pragmatico e drammatico del periodo storico raccontato. Siamo infatti nella Cina della seconda invasione giapponese, quella iniziata nel 1937 e che seguì all’invasione della Manciuria agli inizi degli anni 30.

Questa ottima produzione ha insomma il grande merito di riportare alla nostra memoria un periodo della grande Storia troppo spesso dimenticato, ignorato, un momento della nostra avventura umana che pochi conoscono, ma che non ha paragoni per l’orrore che suscita nell’anima. Mi chiedo dunque quanti siano gli europei, gli italiani, i ragazzi che oggigiorno sanno qualcosa dei crimini commessi dai giapponesi in Cina durante le loro ripetute invasioni di quella nazione. A mio giudizio sono pochi anche gli adulti che sanno che diversamente dalla Germania il Giappone non ha mai chiesto scusa per i suoi crimini di guerra e questo dovremmo ricordarcelo tutti ogni qualvolta ci avventuriamo in improvvide celebrazioni di questa pur gloriosa nazione.

La scena di Red Sorghum in cui i soldati giapponesi ordinano al contadino cinese di scuoiare vivo un loro prigioniero non sono riuscita a gestirla mentre guardavo il film, quindi sono dovuta uscire dalla stanza per tornare solo dopo, dopo svariati minuti. In realtà in Cina i giapponesi hanno fatto molto di più che scuoiare vive le persone e hanno usato metodi che fanno impallidire anche le ben note “imprese” di Reinhard Heydrich durante le sue avventure di disgraziato ras cecoslovacco.

Di fatto la natura del Male che ha soffocato il mondo tra gli anni 30 e gli inizi degli anni 40, può essere compresa pienamente solo quando lo si inquadra dentro una prospettiva globale, quando si ha cognizione di cosa stava diventando il nostro pianeta in quel periodo, ma pure questo è vero fino a un certo punto… L’orrore vero ci vince infatti quando ci sfiora il pensiero che non è la presenza del “Male” ad essere l’eccezione, quanto piuttosto la sua assenza.

Dopo avere visto Red Sorghum mi sono ritrovata a pensare che vivere su questa terra così come viviamo richiede degli spiriti che sono a loro modo degli “eroi”, e questo vale anche quando decidiamo di camminare tra codeste contrade godendo di una qualsiasi posizione privilegiata: quando stiamo bene in salute, quando non abbiamo problemi economici, quando abbiamo tutto per dirci felici. Non importa il nostro status, scegliere di “vivere” significa accettare un rischio e correre un pericolo, sempre, comunque.

La successiva considerazione è pure consequenziale: qualsiasi sia il motivo per cui siamo qui deve essere davvero buono e sufficiente a spiegare tutto questo, persino a spiegare gli indicibili crimini nipponici in terra cinese ogni volta che l’hanno calpestata… perché se così non fosse e la natura del Male fosse invece la nostra seconda pelle, allora sarebbe inutile coltivar speranza, allora tutto ciò che è stato è solo cartolina dal passato, o dal futuro, whichever, pick one as you please.

Rina Brundu