LA BARBA DI DIOGENE, Dublin (EIRE) – 20 Years Online. Leggi l'ultimo pezzo pubblicato...

Filosofia dell’anima – Se Fabrizio Corona si fa più saggio del traguardante e trendyssimo Mughini

corona

Raramente mi è capitato di testimoniare tanta povertà intellettuale come quella che ho visto ieri sera nello studio di “Non è l’arena” (La7) condotto da Massimo Giletti. Povero, poverissimo mi è apparso questo conduttore con velleità da grande giornalista, ma che più passa il tempo più appare la signora D’Urso al maschile. Poverino mi è sembrato questo Giampiero Mughini, scrittore di cui in passato avevo maggior rispetto, che più il tempo passa più sembra concentrato sul dilemma dei dilemmi: quali scarpette trendy adattare al gilet o maglioncino di giornata? Dulcis in fundo, più il tempo passa, più lo stesso Alessandro Cecchi Paone, anche lui presente in studio, sembra appesantirsi nel fisico a dispetto dell’agilità mentale.

Che a ben guardare il personaggio “meno povero”, più vero, che si è visto ieri sera è stato, una tantum, proprio Fabrizio Corona. Di fatto, questo eterno ragazzo che non diventerà mai uomo, si è prodotto in una serie di confidenze importanti: ha confessato di essere impgnato a disintossicarsi, di essere “bipolare dalla nascita”, e soprattutto si è lasciato andare ad esternazioni incontenibili e a critiche contro tutto il globo terracqueo che ce l’avrebbe contro di lui. Nessuno è stato risparmiato durante la sua filippica urbi et orbi sovvenzionata da Cairo, mentre è indubbio che un’altra grande pagina di giornalismo italiano sia stata scritta, un’altra grande pagina del nostro miglior giornalismo, quello che sappiamo fare solo noi.

Tolto il tendone mediatico, tolti i falsi lustrini e le false paillettes, qualcosa si è comunque visto per davvero in quello spirito abbronzato piazzato al centro del palcoscenico nazionalpopolare gilettiano. Si è visto primo di tutto un incredibile disorientamento, una totale incapacità di quell’anima di venire a patti con gli shortcomings della sua natura e dunque di iniziare un qualsiasi vero percorso di crescita, un percorso che non avrebbe nulla a che vedere con le cure riabilitative di don Mazzi. Si è vista inoltre una certa solitudine come sempre avviene con le anime che tentano di riempire il vuoto-dentro con la compagnia.

Tra le tante sciocchezze uscite dalla bocca di Corona c’è stato anche un attacco a Mughini che si fa ricordare: “Sei un poveraccio da due soldi, ti compro e ti metto in giardino a scrivere libri, magari ne vendi uno”. Per carità, io sulla qualità-letteraria del Mughini che alcune settimane fa si è vantato con Gomez di avere scritto una ventina di libri, alcuni dei quali, sempre secondo Mughini, avrebbero anche un loro perché, sto con Corona…. Il fatto è che non è il metro del denaro che discrimina chi sia un poveraccio. Quanti poveracci molto-danarosi ho conosciuto, spiriti la cui povertà dell’essenza procurava il terrore nell’anima che guardava!

Mi domando dunque come si comporterebbe Fabrizio Corona in un luogo dove il denaro conta poco o nulla. Per certi versi lo sappiamo già. Per esempio, se quel luogo è il carcere, potrebbe rischiare di perderci tutti i denti, proprio come gli sarebbe già accaduto. Tanto terrorizzante deve essere stata quell’esperienza che questa volta il ragazzaccio mediatico per eccellenza ha preferito chiudere il discorso con una frase serafica: “Ciò che succede in carcere resta dentro il carcere!”. Niente vendette mediatiche, insomma, qualcuno potrebbe non gradire e tornare a staccare anche l’ultimo molare!

“Ciò che succede in carcere resta dentro il carcere!”. Urka, mai avrei pensato che una simile frase, corredata della profonda significazione che comporta, potesse essere pronunciata da uno che ha fatto della sua “privacy”, e qualche volta anche di quella degli altri, almeno a leggere le cronache, un fatto pubblico. Chissà quindi quali portentosi miracoli di crescita etica e proba potrebbero accadere quando Fabrizio scoprirà che esistono stati-dell’essere così “didattici” al cui confronto l’esperienza carceraria potrebbe risultare una passeggiata! Detto altrimenti, io non dispero per Fabrizio Corona. È indubbio infatti che dovendo scegliere il prossimo Diogene tra lui e l’intellettuale Mughini armato di scarpette trendy, io sceglierei Corona, tutta la vita, e con l’assoluta certezza di non sbagliarmi!

Rina Brundu