Volano gli stracci tra Roma e Parigi, fa bene Conte a cancellare il vertice con il ducetto francese.
Mi pare ancora di sentirli nelle orecchie i complimenti che il vegliardo Eugenio Scalfari soleva mandare all’indirizzo di Macron durante la passata campagna elettorale, mentre ospite di Floris a “Di Martedì”. Dato che l’originale rignanese aveva fallito miseramente in tutte le mission a lui assegnate dal circolo debenedettico, Scalfari auspicava per l’Italia una sua copia più trendy, un ducetto più chic, meglio se con erre-moscia incorporata. Naturalmente, come Scalfari la pensavano tutti i repubblichini e i loro adepti in tv, chi più chi meno sempre pronti a celebrare tutto ciò che sembra splendere e si fa a loro immagine e somiglianza.
La tranvata presa è stata però molto simile a quella che codesti personaggi rimediarono al tempo del renzismo, laddove in poco, pochissimo tempo il “gigante” Macron si è rivelato per lo più una sorta di Sarkozy molto piccolo, senza neppure le balle per organizzare qualche sceneggiata in Libia come fece a suo tempo quel suo predecessore. Per la verità la Francia di Macron ha toccato punti così bassi da non essere meritati da una nazione che, piaccia o non piaccia, ha nel suo DNA uno spirito forte, fiero, rivoluzionario, che diventa esempio mirabile per ogni animo non troppo sciocco. Dulcis in fundo, l’avere, l’attuale ammnistrazione francese, platealmente sbattuto, nei mesi scorsi, la porta in faccia al problema migranti, la dice tutta sull’edonismo d’antan di cui si nutre il macronismo, in questo copia perfettamente riuscita del renzismo più becero.
Ne deriva che sentire oggi codesto ducetto d’Oltralpe che ci da dei “vomitevoli” fa girare un po’ le balle. “Ipocriti” ha risposto Di Maio a stretto giro social, inaugurando una nuova età diplomatica che dopo le infinite, false smancerie delle decadi appena trascorse, suona come un rinfrescante cambio d’aria. Per certi versi è come se il “vaffa” sia diventato statista dopo essersi fatto elemento funzionale al governo, come non gioirne? Ottimo e abbondante anche il successivo intervento di Conte, il quale avebbe minacciato di voler cancellare il prossimo bilaterale tra i due paesi. Che lo faccia, subito! Meglio oggi che domani se servirà a far passare l’idea, anche oltre confine, che le cose sono davvero cambiate in Italia e che da adesso in poi il ducettino con la erre moscia dovrà stare attento a quando parla. Detto altrimenti è finita l’epoca del gentil Gentiloni e degli altri ministri italici omaggianti, vivaddio!
Sto quindi dicendo che si dovrebbe fare la guerra alla Francia?! Figuriamoci, non mi chiamo né Paolo Mieli né Massimo Franco e mi piace credere di conservare ancora qualche minima capacità di comprendonio e di razionalizzazione. Italia e Francia sono due nazioni vicine, amiche, che hanno dietro una millenaria Storia in comune difficile da dimenticare… fermo restando che soprattutto gli ultimi 70 anni non dovrebbero essere passati in vano. Non dovrebbero essere passati, cioè, senza insegnarci il valore del rispetto reciproco, della diplomazia, della democrazia, dell’amicizia che sono davvero tali, non occasione di una parte per sfoggiare magnanimità paternalistica senza averne titolo. Perciò bravissimi Salvini, Di Maio e Conte, avanti così, là dove Scalfari e i suoi accoliti non riusciranno a immaginare mai! Noblesse oblige, o giù di lì!
Rina Brundu