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La impossibilità nautica dei viaggi di Ulisse

Dal modo in cui ho in precedenza condotto il mio discorso apparirà chiaro ai lettori che io non credo affatto alla “scientificità” dei tentativi di ricostruzione dei viaggi di Ulisse; io non ci credo affatto per una grossa difficoltà che espongo subito.

C’è da premettere che ciò che ha spinto innumerevoli interpreti, antichi e moderni, a ritenere realmente avvenuti i viaggi di Ulisse, è la forma di racconto autobiografico che il poeta dell’Odissea ha adottato nel raccontarlo. Si è pertanto ritenuto che il racconto fatto da Ulisse al re Alcinoo e alla sua corte non sia altro che il resoconto di un viaggio compiuto realmente da un navigante antico, quasi il resoconto trascritto nel suo “diario di bordo”. Senonché l’ipotesi che quel viaggio sia realmente avvenuto cade di fronte ad alcune gravi difficoltà: il viaggio di Ulisse quale viene descritto nell’Odissea, pur prescindendo del tutto – ovviamente – dai riferimenti a fatti mitici, fantastici e portentosi, quali i Ciclopi, giganti con un solo occhio, i Lestrigoni giganti ed antropofagi, i mostri di Scilla e Cariddi, Eolo col suo otre dei venti, la maga Circe, la ninfa Calipso, la fascia di Leucotea, ecc. ecc., dal punto di vista strettamente nautico presenta una lunga serie di difficoltà e di incongruenze insuperabili. Ad esempio il resistere di Ulisse in mare per 9 giorni aggrappato alla chiglia della sua nave infranta dal fulmine, il suo navigare su una zattera per 17 giorni, il suo nuotare per due notti e due giorni, il suo salvarsi nonostante l’essere stato sbattuto agli scogli, ecc.

Non è dunque possibile accettare l’ipotesi che quel lungo viaggio di mare, nella sua interezza, sia stato realmente effettuato da un navigatore antico. Dunque, in termini strettamente nautici, quel viaggio, così come viene descritto dall’Odissea, risulta intrinsecamente impossibile. Al massimo si può concedere che tutte quelle tappe e alcuni di quegli episodi narrati nel poema non siano il resoconto di un solo viaggio effettuato da un solo navigatore, bensì siano la somma di vari resoconti di diversi viaggi effettuati da differenti navigatori precedenti. Uno di questi sarà stato Ulisse nativo dell’isola di Itaca, al quale saranno stati attribuiti tutti quei viaggi e tutte quelle avventure. La qual cosa risulta confermata dalla circostanza che – come sappiamo – secondo numerosi studiosi moderni l’unità di composizione dell’Odissea è soltanto apparente, dato che il poeta che effettuò la composizione scritta e quasi definitiva dell’Odissea, in realtà fece un’opera di assemblaggio di canti più antichi, tramandati per via orale, i quali narravano i viaggi di altri navigatori precedenti<6>. In via più specifica è quasi pacifico tra gli studiosi recenti che l’Odissea costituisca la sintesi di tre lunghi racconti differenti: la Telemachia o il racconto del viaggio effettuato da Telemaco per rintracciare il padre, i Viaggi di Ulisse o il racconto di Ulisse alla corte di Alcinoo ed infine la Vendetta di Ulisse sui Proci.

Ho fatto questa abbastanza lunga premessa con l’intento di precisare che col mio presente studio io non mi sono affatto prefisso il compito di tentare una mia nuova ricostruzione dell’“itinerario” dell’intero viaggio di Ulisse. Escludo del tutto questo proponimento per il motivo essenziale che io sono dalla parte di quegli studiosi i quali ritengono che fondamentalmente Ulisse sia una creatura fantastica e poetica. Questo dico e preciso, nonostante che io sia dell’avviso che alla reale esistenza storica di Odisseo od Ulisse si possa senz’altro dare credito, per una ragione unica ma molto consistente: Itaca era famosa in tutto il mondo greco per questa sola circostanza: l’aver dato i natali appunto al famosissimo Ulisse<7>. (Quasi certamente la originaria forma greca Odysseús si sarà trasformata in quella latina Ulixes per il tramite degli Etruschi).

Invece il compito che mi sono prefisso è uno notevolmente più modesto: non quello di tentare di ricostruire l’intero viaggio di Ulisse, ma solamente quello di prospettare che la Sardegna era una delle tappe – ma molto importante – del viaggiare che l’Odissea attribuisce all’eroe itacense.

Massimo Pittau

Tratto da: Ulisse e Nausica in Sardegna (Ipazia Books, 2017)