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Sulla democrazia e le sue regole

df9ce29e746c605bef0d36dd915ad22dUno strano fenomeno sta prendendo piede sul piano della politica globale. Parlo delle reazioni rabbiose e – talvolta – violente che si verificano quando un risultato elettorale non si conforma alle aspettative di una parte consistente dell’opinione pubblica in molti Paesi occidentali.

Abbiamo avuto prima il caso della Brexit. A tanti cittadini britannici l’esito della consultazione, peraltro regolarissima, è parso così inverosimile da suscitare reazioni scomposte. Si è addirittura invocato il diritto, per alcuni sacrosanto, di “tornare indietro”, annullando il referendum appena concluso e indicendone uno nuovo di zecca.

La speranza di coloro che assumono simili posizioni è che, nel frattempo, gli elettori “tornino a ragionare”. Il che significa assumere che una parte ha per definizione ragione e l’altra, sempre per definizione, torto.

Oppure, per dirla in modo ancora più chiaro, significa presupporre che Verità e Ragione stiano da una sola parte, non si capisce in base a quali presupposti. Forse perché qualcuno ritiene di essere più in sintonia con la Storia dei propri simili, un ragionamento che sino a poco tempo fa si riteneva definitivamente defunto dopo il tramonto del marxismo.

Ancora più eclatante è quanto sta avvenendo negli Stati Uniti – e, di riflesso, in Europa – dopo la vittoria di Donald Trump nelle elezioni americane. Anche in tal caso si è trattato di un esito regolarissimo, giacché il vincitore ha conquistato quasi tutti i principali Stati (fatto che non si verificava da un bel po’).

Non è il caso, ora, di citare tutti i motivi che rendono il tycoon newyorkese un personaggio sgradito: se ne è parlato a iosa. Tuttavia la democrazia liberale ha delle regole ben precise, e ha quale fondamento l’alternanza al potere di partiti e leader diversi, spettando solo ai cittadini la scelta finale.

Se, per caso, il tuo partito e il tuo candidato perde e vince invece l’avversario, tu non contesti il risultato, per quanto sgradita possa essere la persona che ha ottenuto il successo. Piuttosto ti attrezzi per condurre un’opposizione efficace e per vincere, eventualmente, la tornata elettorale successiva.

Si tratta, per l’appunto, dell’ABC della suddetta democrazia liberale, e stupisce il fatto che tanti ne ignorino addirittura i fondamenti. Assurdo sperare in una sorta di “impeachment” immediato per Donald Trump, che non si capisce su quali basi possa essere invocato. L’esito delle elezioni – se regolari – va comunque riconosciuto, indipendentemente dalla maggiore o minore simpatia che proviamo per il vincitore.

Preoccupa che siano soprattutto i giovani a negare il diritto di governare a chi ha vinto. Perché ciò significa che nelle scuole e nelle università non sono stati educati a rispettare le basi della democrazia. E non è certo un caso che siano quasi sempre personalità del mondo accademico a soffiare sul fuoco.

In conclusione, è inutile citare Karl Popper e la sua “società aperta”, come spesso si fa, per poi stravolgerne il pensiero negando i principi stessi sui quali si fonda. E’ una contraddizione molto pericolosa, che certamente getta ombre cupe sul nostro futuro.

Michele Marsonet

3 Comments on Sulla democrazia e le sue regole

  1. In linea di principio sono d’accordissimo. Ma il problema è che spesso i referendum pongono problemi in cui la stragrande maggioranza di cittadini non hanno elementi di giudizio per la complessità della nostra vita socioeconomica. Tipico esempio sembra essere la Brexit. anche se l’Inghilterra e l’Europa in qualche modo troveranno sicuramente un equilibrio. Altro esempio è il Grillo che suggerisce di votare “di pancia” ammettendo implicitamente che il voto No non è difendibile sul piano pratico/razionale. Il che è inquietante perché la politica si dovrebbe muovere nella sfera della razionalità.

  2. Non è la mia ostinazione, E capisco il tuo punto di vista legata alla tua esperienza di vita. Due giorni fa un mio amico giurista diceva: come giurista avrei molto da ridire su diversi punti. Ma voterò si perché effettivamente siamo ingessati dalla attuale costituzione e nulla si muove o troppo poco. Pensa se causa Costituzione non possiamo eliminare le regioni a Statuti speciali e assorbirle o modificarle come è visibilmente necessario. Anche la sentenza della Consulta mette in discussione io licenziamenti in tronco dei “fannulloni” è comprensibile sul piano giuridico ma inaccettabile sia in assoluto per i protagonisti sia perché invita i lavoratori a ridurre la produttività che in Italia è accettabile per una larga parte, ma ingiusta e da riproporzionare per molti altri. Prevedo che le differenze tra si e no saranno statisticamente insignificanti tuttavia con conseguenze assai diverse, anche se non appartengo ai tragici. Esiste un problema per la democrazia perché quando le differenze sono così vicine e non si può che adottare la soluzione maggioritaria, cosa spesso controproducente sul piano pratico. Il rimedio sarebbe che il pubblico fosse perfettamente informato, cosa impossibile nelle situazioni socioeconomiche complesse nella quali viviamo. Penso tuttavia che la soluzione sarebbe perfezionabile qualora si ponesse attenzione alla formulazione delle domande. Ero, e ancora oggi ritengo che il referendum sul nucleare fosse sbagliato per la incapacità di argomentare su tale tema dal pubblico. Tipo. siete d’accordo per il nucleare che la cui probabilità statistica di fare 1000 morti ogni 10.000 anni? (tenete conto che accettiamo 7000 morti annui sulle strade italiane). Oggi fortunatamente siamo molto al di sotto ma ancora con cifre assolutamente inammissibili.

  3. Il vostro problema, Rina e Andrea, si risolverà quando, tra pochi giorni, Donald Trump riuscirà a convincere i fan* di Andrea Bocelli a consentirgli di accettare l’invito a cantare alla Casa Bianca durante le Cerimonia d’insediamento del 45esimo Presidente degli Stati Uniti,
    In politica non vale la razionalità, ma la ragionevolezza volta a condividere un percorso comune. Vedo nelle vostre volontà il desiderio di seguire due strade diverse su un percorso altre al quale non c’è più strada agevole.
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    * sono quelli dei rottamatori e dei rottamati.

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