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Giorni e ricordi di guerra

mondellidi Tommaso Mondelli. Ai giorni lieti ne seguivano altri meno chiari, premonitori di possibili guerre che non tardarono ad apparire come lampi allo spettrale orizzonte europeo. Erano le evidenti conseguenze dei risultati arrendevoli, avvenute tra i grandi di Inghilterra, Francia e Germania, con l’ininfluente presenza dell'Italia.

Era la cinica resa alla conferenza di Monaco, in cui Mussolini disse che era stata salvata la pace. Lui era stato lì a guardare per essere, già moralmente, un alleato di Hitler.

Il 31 marzo 1939 Francia e Inghilterra si dichiararono garanti dell’integrità territoriale dello Stato Polacco.

Allo spuntare dell’alba del primo settembre 1939, le truppe tedesche, dal loro confine orientale, senza chiedere il permesso ad alcuno, alzarono le sbarre di confine e invasero la Polonia, dando così inizio alla Seconda Guerra Mondiale in Europa. Non dobbiamo dimenticare che la Polonia godeva della protezione internazionale dell’Inghilterra e Francia, alleate tra loro. Il 3 settembre successivo, onorando il proprio impegno con la Polonia, Gran Bretagna e Francia dichiararono guerra alla Germania, poiché quest’ultima invase la Polonia senza alcun preavviso. E i polacchi dovettero subire. La mancata risposta militare delle dichiaranti la guerra era stata motivata dal fatto che non era necessario morire per Danzica.

 Fu già una resa incondizionata all’arbitrio tedesco. L’esercito della sola Francia, ben organizzato, sarebbe già stato all’altezza di fermare la Germania.

      L’Unione Sovietica aprì le ganasce e dall’Oriente si appropriò di mezza Polonia. Non fu rivelato in modo chiaro che la spartizione avvenne in base al “Patto di non aggressione” tra i due occupanti e, da voce di popolo, si disse che si era trattato di una vera alleanza tra Hitler e Stalin e, quando l’anno successivo Hitler aggredì la Francia, l’ospite del Cremlino rideva all’ombra dei suoi baffi. Così la Francia fu costretta a subire in pochi giorni l’onta della sconfitta e l’occupazione militare della Germania.

       Il 10 giugno 1940 a quattro anni dalla proclamazione dell’Impero, si affacciavano sui colli fatali di Roma nuovi segni di gloria e il principio della fine. Io ero lì, sui confini dello spianato fronte Occidentale tra Francia e Italia dove, pochi giorni prima, avevo visto baldanzosi e separati, Umberto di Savoia e Benito Mussolini in rassegna ai reparti pronti per la vittoria, che avrebbe dovuto assicurare a Mussolini una merenda al tavolo della pace.

 Possiamo anticipare che tra i perdenti finali, noi siamo stati destinati a essere vincitori e raccattato il disprezzo dei vincenti e perdenti.

 Oggi, questa è solo cronaca ammuffita. A quella pace Mussolini non fu mai invitato e tanto meno il suo protettore Adolf Hitler.