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Del poeta arabo ADONIS minimale a CHE TEMPO CHE FA: dal problema della marchetta editoriale all’impreparazione e scarsa vena “filosofica” di Fabio Fazio.

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Adonis, source Al Jadid

di Rina Brundu. Per certi versi sarei tentata di dar ragione al mio amico Elie Chalala, il quale gestisce la comunità di intellettuali musulmani Al Jadid negli Stati Uniti, e in tempi non sospetti, in un suo saggio pubblicato su questo sito e dedicato ad Adonis, il poeta arabo per eccellenza di questi tempi, ebbe a scrivere “Adonis Sings the Same Old Tune, Again and Again!” (nda Adonis canta ancora lo stesso vecchio ritornello). Quel pezzo era estremamente critico e non faceva mistero del fatto che dentro date correnti intellettuali musulmane, Adonis sia considerato scontato, vanitoso e uno che “enjoys the spotlight”.

Ripeto, se dovessi giudicare da ciò che abbiamo sentito questa sera in televisione, difficile dire che Elie e i suoi colleghi non abbiano ragione. L’intervento si è infatti risolto in un potpourri nozionistico elementare quando non puerile. In virtù dello stesso abbiamo dovuto sentire, come se già non lo sapessimo, che la poesia non può cambiare il mondo su un piano pratico, ma può esercitare una sua influenza solo nel rapporto tra l’Essere e l’Universo. Abbiamo dovuto sentire che la “morte è banale”, che “tutti muoiono e che il vero problema è vivere”. Dulcis in fundo, un Adonis lapalissiano ha sottolineato che la “cultura” fa parte della politica (avrà visto pure lui Benigni e gli altri Oscar italiani uscire da Palazzo Chigi?). Bontà sua, Fazio ha replicato che noi purtroppo non siamo abituati alla complessità… Domanda irriverente: ma se il conduttore sapeva già che avrebbe avuto problemi perché non ha delegato il compito di intervistare l’ospite alla Littizzetto?

Di fatto, l’unico motivo per cui si può scusare la “pochezza” dell’intervento di Adonis è proprio perché si trovava colà soprattutto per la solita marchetta editoriale non per un vero desiderio di discutere in maniera metodica di ISIS, non per farci conoscere la metà del cielo islamico allo scopo di guarire la nostra inguaribile ignoranza, non per istruirci, insomma. In seconda battuta, Adonis è scusato perché la vena filosofica faziana non ha brillato particolarmente nell’occasione ed il conduttore è riuscito a creare solo scampoli di discorso anche frustranti nella loro utilità. Tra le altre domande mancate mi sarebbe davvero piaciuto che quando Adonis ha detto che “L’ISIS rappresenta la fine dell’ISLAM”, Fazio avesse semplicemente chiesto: “Bene, cosa pensa che verrà dopo, allora?”.

Mi rendo conto però che sarebbe stata davvero troppa grazia, anche se il deleterio status-quo ha comunque fatto si che una occasione televisiva rara si sia di nuovo risolta in un nulla di fatto: chapeau! Che Fazio continui quindi a intervistare i suoi quattro amici al bar, a proporre risatine sciocche per tutto il tempo, come ha fatto poco dopo mentre intervistava Banfi, ma lasci stare il resto: a giudicare da quanto si è visto oggi è meglio, molto meglio!

1 Comment on Del poeta arabo ADONIS minimale a CHE TEMPO CHE FA: dal problema della marchetta editoriale all’impreparazione e scarsa vena “filosofica” di Fabio Fazio.

  1. Buona settimana Rina! A dire il vero, ieri ho avuto anche io qualche perplessità. l’intervista mi è sembrata improvvisata, impacciata e sostanzialmente “marchettara”come dici tu. Non so niente di Adonis, ma condivido la tua opinione sull’ “occasione mancata”. Magari leggo il libro( mission accomplished) Da Fazio in questi ultimi tempi c’è di tutto e di più e, forse, di troppo… Contenitori. Quantità vs Qualità.

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