Giornalismo online: gli adepti
E sulla miglior maniera di trattarli…
Sono decine di migliaia in Italia, milioni nel mondo. Chi sono? Sono gli adepti del giornalismo online. Sono per lo più persone informate dei fatti (scritti nero su bianco), sono commentatori compulsivi, sono maestri di bottega, sono visitatori occasionali, sono lettori distratti, sono internauti annoiati, sono ospiti fastidiosi, sono pettegoli insoddisfatti, sono maestrini saccenti, sono professori in disguise, sono autori supervalutati, sono spammisti-per-destino, sono critici in nuce, sono geniali pantofolai, sono vite virtuali.
In comune hanno appunto la passione per il commento-in-calce a qualsiasi articolo, o post, pubblicato su questo o quel giornale online, su questo o quell’altro blog, su questo o quell’altro sito di opinioni. E si muovono come locuste da luogo virtuale in luogo virtuale alla ricerca di ogni scritto, di recente o datata pubblicazione, che sia commentabile, opinabile, discutibile, analizzabile, questionabile, esaminabile, considerabile, contestabile, controverso, controvertibile, oppugnabile, dibattibile, criticabile, condannabile, riprovevole, deplorevole, censurabile, confutabile e via così illustrando, interpretando, chiarendo, spiegando, glossando, postilando… chiosando.
Per un qualsiasi agorà virtuale, gli adepti sono alla stregua dei clienti di un grande centro commerciale e in simil guisa vanno trattati. Ne deriva che, così come tutti i buoni acquirenti, posto che visitino la loro razione giornaliera di pagine (o eseguano quel dato numero di click) e ben si comportino, gli adepti hanno sempre ragione. Naturalmente, la realtà dei fatti non è così semplice e la moderazione dei loro commenti-in-calce può diventare per un qualsiasi luogo virtuale di medie proporzioni una problematica non indifferente. Questo accade soprattutto quando il sito, o il blog in questione, non dispone di un sistema di monitoraggio preventivo che impedisca la pubblicazione delle postille prima della visione da parte del moderatore.
Di converso, è pur vero che una serrata moderazione preventiva impedisce lo sviluppo di un qualsiasi dibattito, o almeno ne frena le sue dinamiche (spesso determinate dal gusto di rispondere di pancia e rese più spinose dall’incontrovertibile verità centu concas centu berritas, ovvero cento testo cento cappelli e dunque cento modi di pensare) che, specie in un sito giornalistico, debbono giocoforza estrinsercarsi nella maniera più naturale possibile. Detto in soldoni questo significa che il successo di un qualsiasi agorà virtuale determinato a diventare centro-di-ritrovo-trendy per commentatori-famelici e visitatori-interessati, molto dipenderà dalla capacità moderativa (in senso lato) del gestore. Ovvero, dalla sua capacità di far sentire questi suoi adepti a casa, coccolati, rispettati, finanche viziati, riuscendo ad un tempo a frenarne la possibile, probabile vocazione allo strafare. Allo stravizio. Alla bulimia scritturale, quando non alla mera maleducazione per cattivo costume formativo ed educazionale.
Come testé riportato quest’attività moderativa non è quindi compito facile e forse non lo è perché nella vita non vi è nulla di facile. Forse significa pure che non a tutti è dato di occuparsi di un agorà virtuale (così come non a tutti è dato diventare chirurghi, avvocati, notai, o anche semplici artigiani), forse significa che per farlo occorrono particolari talenti, forse significa che anche quando si vuole creare un sito di successo occorre prima di tutto chiedersi se si hanno a disposizione le giuste risorse per gestirlo e valorizzarne le infinite possibilità. Questo elemento-dubitativo sarebbe certamente da considerarsi, con ogni attenzione, qualora si volesse seriamente guardare alla realizzazione di un qualsiasi progetto di giornalismo online ideale e professionale, simile a quello che auspichiamo venga posto in essere un giorno anche sul territorio italico.
La questione diventa ancora più pregnante quando si pensa che, tra le varie specie, categorie e subcategorie di adepti di cui si è detto nell’incipit, spesso si nascondono personaggi dotati di capacità e di conoscenze sostanziali, sugli argomenti più disparati, che possono dare al luogo visitato un quid in più. Insomma, una chance, una possibilità unica per creare valore aggiunto. E la qual cosa, nell’epoca del giornalismo online e delle visioni del mondo standardizzate, formatizzate, condivise e linkate, significa pressoché tutto quando si vuole fare una differenza… seria.
Rina Brundu
28/12/2010
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