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Conseguenze non intenzionali delle azioni umane

di Michele Marsonet.

Tra i rappresentanti della Scuola economica austriaca il più “razionalista” è stato Ludwig von Mises. A suo avviso i gulag e la povertà cui il socialismo realizzato conduce sono esiti non intenzionali delle azioni di tanti uomini la cui intenzione più sincera era invece quella di procurare libertà e benessere per tutti. Ecco un buon esempio di spiegazione di un effetto inintenzionale, prodotto dall’intervento di alcune autorità statali sulla produzione di un bene.
Scrive Mises: “Se il governo desidera rendere possibile ai genitori poveri dare più latte ai loro bambini, esso deve comprare il latte a prezzo di mercato e venderlo a questa gente povera a un prezzo più basso, e quindi in perdita; tale perdita può essere coperta tramite tassazione. Ma se il governo semplicemente fissa il prezzo del latte a un prezzo più basso di quello del mercato, i risultati saranno contrari agli obiettivi del governo. I produttori marginali, infatti, al fine di evitare la perdita, escono fuori dal business della produzione e vendita del latte”.
L’esito è stato quindi contrario all’intenzione. A questo punto – prosegue Mises – il governo deve fronteggiare la seguente alternativa: o rinunciare a ogni tentativo di controllo dei prezzi oppure aggiungere alla prima una seconda misura, quella cioè di fissare i prezzi dei fattori di produzione necessari per la produzione del latte. La stessa storia si ripete, allora qui, su un altro piano: il governo deve di nuovo fissare i prezzi di quei fattori di produzione necessari per la produzione del latte.
In tal modo il governo deve andare sempre più lontano, fissando i prezzi di tutti i fattori di produzione – sia umani (il lavoro) che materiali – e costringendo ogni imprenditore e ogni operaio a continuare a lavorare a questi prezzi e a questi salari. 

Nessun settore della produzione può restare escluso da questa determinazione totale dei prezzi e salari, e da questa regolamentazione generale di continuare la produzione. Se alcuni settori produttivi fossero lasciati liberi, allora si avrebbe uno spostamento di capitale e di lavoro verso di essi e una corrispondente caduta dell’offerta dei beni i cui prezzi sono fissati dal governo. Si noti che gli esiti inintenzionali della pianificazione economica totale Mises li aveva già previsti nel 1920.
E’ di Max Weber la tesi che “a creare un’etica capitalistica – non certo intenzionalmente – fu soltanto l’ascesi intra-mondana del Protestantesimo, che aperse la via degli affari agli elementi più devoti e rigoristici in sede etica, indicando loro il successo nella vita degli affari come frutto di una condotta razionale della vita”. “Se una persona” – scrive inoltre Popper – “desidera comprare urgentemente una casa in un certo quartiere, possiamo sicuramente supporre che non intende elevare il prezzo del mercato delle case di quel quartiere. Ma il fatto che egli si presenti sul mercato come acquirente tenderà a far aumentare il prezzo”.
Anche il linguaggio non può essere l’esito di progetti umani intenzionali. In sostanza, il linguaggio umano – questa macchina dentro la quale troviamo, tra l’altro, regole fonologiche, grammaticali e sintattiche – non può avere la sua genesi in un esplicito e programmato piano di uomini che, riunitisi in gruppo, decidono di costruire il linguaggio. Questi piani, progetti, accordi e decisioni presuppongono quel linguaggio che, invece, dovrebbe venir costruito. La realtà è che il linguaggio è l’esito inintenzionale di azioni intenzionali: dietro alla sintassi e allo stile c’è l’urlo della paura, il grido di avvistamento, i gemiti della fame.