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Il coraggio dei cittadini di Taiwan

di Michele Marsonet.

Bene ha fatto il direttore di “Repubblica” (giornale sicuramente non anti-cinese) Maurizio Molinari a sottolineare, nel suo editoriale del 14 gennaio, il valore e il significato del voto a Taiwan. Intitolando il suo pezzo “Il coraggio di Taiwan”, Molinari afferma che gli elettori taiwanesi hanno recapitato a Pechino un messaggio chiarissimo: “sì alla sovranità nazionale, no all’annessione alla Cina popolare”.
Il risultato non era affatto scontato. La Repubblica Popolare, come ha sempre fatto, ha cercato in ogni modo di influenzare il voto nell’isola, presentando le locali elezioni presidenziali come una scelta tra pace e guerra. Pechino aveva pure identificato il suo “nemico” nel candidato del Partito progressista democratico (DPP), William Lai. E invece proprio le urne gli hanno dato la vittoria, pur negandogli la maggioranza nel Parlamento.
Xi Jinping e il suo gruppo dirigente hanno trascurato un fatto fondamentale. La maggioranza dei cittadini taiwanesi, abituati al multipartitismo e alla libertà di espressione, non vogliono consegnarsi a un Paese – come la Repubblica Popolare – che è governato dallo stesso Partito sin dal lontano 1949, senza alcuna alternativa e senza la benché minima libertà di scelta.
E, memori della repressione di Hong Kong, non si sono fidati della promessa di Xi di rispettare lo schema “un Paese, due sistemi”. Pur consapevoli di correre dei rischi, vista la sproporzione delle forze tra Taiwan e la Repubblica Popolare, hanno continuato a scegliere in piena autonomia i loro governanti.

Con questo hanno confermato di preferire la democrazia rappresentativa, basata sulla presenza di più partiti in competizione e sulla libertà di voto, a un sistema politico ed economico sempre uguale a se stesso, nel quale un ristrettissimo numero di potenti decide sempre e comunque le sorti dell’intera popolazione.
Naturalmente il risultato delle elezioni non ha affatto sciolto il nodo di Taiwan. Parlare apertamente di indipendenza dell’isola può essere pericoloso, poiché Pechino non ha per nulla rinunciato ai suoi propositi di annessione. Lo stesso presidente Usa Joe Biden, mentre il suo Segretario di Stato Antony Blinken si complimentava con Lai per la vittoria, ha subito affermato di non appoggiare l’indipendenza di Taiwan, anche se l’isola è indipendente “de facto”.
E’ quindi probabile che si lasci inalterato l’attuale “status quo”, che vede Taiwan esclusa dalle organizzazioni internazionali come Onu e Oms. A meno che Xi – pare pressato dai militari – decida di forzare la mano scatenando un conflitto dagli esiti imprevedibili, e che si aggiungerebbe ai tanti altri conflitti attualmente in corso nel mondo. Ma, in ogni caso, i taiwanesi hanno davvero dimostrato di avere coraggio non cedendo alle intimidazioni.
E Maurizio Molinari coglie nel segno, quando sostiene che Taiwan “dimostra che per i popoli minacciati da vicini aggressivi la fedeltà alla democrazia è la più cruciale delle garanzie di sopravvivenza delle proprie libertà”.