L’autrice di Harry Potter vittima del “politically correct”

di Michele Marsonet.
Non passa giorno senza che in Gran Bretagna e Stati Uniti si segnalino follie e stupidaggini ad opera dei censori paladini del “politically correct”. Questa volta tocca di nuovo a J.K. Rowling, autrice della saga di Harry Potter, il celebre maghetto reso popolarissimo prima dai libri e poi dai film che lo vedono protagonista.
Non è certo la prima volta che la Rowling viene duramente attaccata e censurata dalla pseudocultura – bigotta al contrario – che ha prima preso piede negli atenei Usa e del Regno Unito, per poi dominare l’intero comparto umanistico, ivi incluso quella cinematografico.
Com’è noto la scrittrice ha sempre rifiutato di adeguarsi all’imperante conformismo arcobaleno. Non ha quindi mai rinunciato a dire che il sesso di una persona è un dato biologico oggettivo, confermato del resto dalla stessa struttura fisica.
Ciò non significa negare che il sesso sia sempre influenzato “anche” da fattori culturali, poiché sarebbe insensato dirlo. Ma per la Rowling è invece impossibile negare che esso non dipende dagli umori personali del soggetto, che possono pure variare dal mattino al pomeriggio. Si tratta, a suo avviso, di “qualcosa di reale”.
Apriti cielo. Per aver osato sostenere simili posizioni “blasfeme”, la scrittrice inglese ha dovuto affrontare il duro ostracismo dei “media mainstream”, ormai arroccati su posizioni nominalmente progressiste e, in realtà, assurde.
Si noti, ad ogni buon conto, che tale ostracismo non ha affatto impedito ai suoi libri di collocarsi sempre e comunque in cima alle classifiche dei best-seller. Né ai film ad essi ispirati di spopolare ai botteghini degli incassi.
E allora i sacerdoti del “politically correct” si sono chiesti come sia possibile interrompere questa serie ininterrotta di successi. Detto e fatto, con una strategia che definire “infantile” è dir poco. Sta infatti uscendo l’ultimo film ispirato a Harry Potter e cos’hanno fatto i sacerdoti della correttezza politica? Hanno semplicemente eliminato la dicitura “J.K. Rowling” dai materiali promozionali del film.
Qualcuno si chiederà come sia possibile, visto che si tratta proprio dell’autrice. Possibilissimo nel mondo fantastico della correttezza politica e del mondo arcobaleno, nel quale conta poco chi scrive la trama e crea la sceneggiatura.
Compaiono invece tutti i nomi dei tecnici, dei grafici e degli addetti alla fotografia. Costoro non avrebbero fatto nulla se la Rowling non avesse scritto libro e sceneggiatura ma – si presume – sono ardenti sostenitori del “politically correct”.
Insomma una replica in salsa anglosassone del celebre slogan “uno vale uno” che, in Italia, portò al successo i grillini con milioni di voti e centinaia di seggi parlamentari. Slogan da loro stessi oggi ripudiato, giacché si è visto che non è fruibile nella pratica quotidiana.
Intanto la Rowling non si preoccupa troppo delle censure, nonostante la “Warner Bros” abbia dichiarato di voler continuare il rapporto con ulteriori storie, “però fatte a dovere”. Il che significa adeguate alla cosiddetta correttezza politica.
Fa bene la scrittrice a non preoccuparsi, sicura comunque di continuare a vendere copie? Visti i tempi che stiamo vivendo non ne sarei così sicuro. Può darsi che arrivi una “Polizia del Pensiero” di stampo orwelliano in grado di impedire comunque diffusione di libri e film “non corretti”.
E può anche darsi che chi vuole continuare a vedere i cartoni classici di Disney come “Biancaneve” e “La bella addormentata” possa farlo in futuro solo ricorrendo alle vecchie cassette che ha in casa. Libero di non credere che – come sostiene la nuova Disney – i baci dei due principi siano in realtà episodi di violenza perché non richiesti dalle principesse addormentate.