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La concezione della storia nella classicità greca

di Michele Marsonet.

La concezione della storia, in Grecia, ingloba la realtà della natura e quella dell’uomo; è simultaneamente cosmologia e antropologia. Essa prende forma tanto nella poesia, quanto nella mitologia e nella filosofia. Propriamente parlando, l’attività storiografica si manifesta come arte celebrativa della patria (a Sparta si incontrano le prime liste di magistrati verso il 755 a.C., e ad Atene verso il 682 a.C.), come epopea eroica nella “Iliade” e “Odissea” omeriche, come celebrazione dell’uomo attivo nell’opera di Esiodo “Le opere e i giorni”, come visione e forma del rapporto tra mondo sensibile e mondo delle idee in Platone.
I risultati più propriamente epistemologici della storiografia greca si hanno nel secolo V, con Erodoto e Tucidide, allorché si perviene alla consapevolezza che la ricerca degli eventi umani non è leggenda, ma cronaca minuziosa o riflessione etico-filosofica sulle leggi che regolano l’esperienza umana. Molto spesso tale riflessione è carica di pessimismo. Afferma Erodoto: “Di tutte le tristezze che affliggono l’umanità la più amara è questa, che si debba avere coscienza di tante cose e controllo su nessuna”. Questo autore è ritenuto padre della storiografia greca per aver distinto “metodologicamente” la ricerca degli avvenimenti umani rispetto alle teogonie, e per aver ricercato nella trama dei fatti storici una qualche “verità”, ossia qualche legge immutabile della natura umana. Per questo egli ammira Solone che viaggia “a scopo di teoria” (“Storie”, 1, 29).
Erodoto non si limita a narrare, ma ricerca prove a conferma di quanto va esponendo. La verità degli asserti è suffragata dalla tecnica del controinterrogatorio: in fatto di fonti informative egli confronta le opinioni per stabilire un criterio oggettivo di valori che regolino la condotta degli uomini. A tutto ciò va aggiunto l’impiego di schemi metafisici per spiegare le norme morali. Quasi contemporaneo di Socrate, Erodoto fa parte di un gruppo di artisti e di saggi che si radunano ad Atene durante il governo di Pericle, nell’intento di offrire un contributo innovativo ai problemi della politica.
Altro grande storiografo greco è Tucidide (460-404), consapevole di aver compiuto con la sua opera un acquisto perenne della mente umana. Egli fornisce rigore al metodo di indagine restringendone l’ambito. Prende in considerazione solo la Guerra del Peloponneso, dei cui fatti è stato spettatore e testimone. Per lui non sono degne di considerazione quelle fonti che sfuggono alla diretta esperienza dello storico. 

La storia va scritta con intento pedagogico e pratico-politico, in analogia con la pratica medica di Ippocrate, per giovare “a quanti vogliono saggiare l’evidenza dei fatti accaduti e di quelli che, secondo la natura propria degli uomini, torneranno di certo ad accadere in futuro, o nello stesso modo, o analogamente”. In tal modo evidenzia un interesse estetico più che scientifico dei fatti umani scandagliati in senso psicologico, naturalistico e ciclico. La sua visione, pessimistica e ciclica, ispirerà riflessioni analoghe a Hobbes e a Hegel. E’ il primo autore che ci offre uno schema ciclico applicato alla storia della Grecia e scandito in quattro tappe:
a) età primitiva dell’Ellade, in cui regna la violenza. I popoli lottano per appropriarsi delle terre migliori; non età dell’oro, quindi, ma età del ferro. Lo sviluppo ciclico, in tal senso, non è di degradazione, ma di perfezionamento;
b) età degli eroi, in cui alcuni individui prestigiosi emergono per astuzia o per forza e finiscono per organizzare le tendenze anarchiche dei popoli primitivi. Minosse, Teseo e Agamennone creano città marinare, sviluppano il commercio e si arricchiscono. La guerra di Troia mette fine all’età degli eroi;
c) età delle migrazioni e dei tiranni, provocata dallo spostamento di interi gruppi etnici a motivo del venir meno di sovrani di spicco nelle varie città, e successivamente passati sotto l’egida di alcuni tiranni. L’invasione dei Persiani mette fine a questa età;
d) età delle lotte civili, che presero piede tra i Greci allorché, dissoltasi l’unità nazionale che si era creata per fronteggiare l’invasione straniera, si crearono due grandi blocchi popolari che si combatterono a vicenda.
La teoria ciclica tucididea sconfessa ogni idea di “progresso storico” e valuta gli accadimenti umani in analogia con le ripetizioni degli eventi naturali e con i ritmi della vita biologica.