Lukashenko e la debolezza dell’Europa

di Michele Marsonet.
Il dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius è davvero clamoroso. Un normale aereo di linea può dunque essere costretto a raggiungere una destinazione diversa da quella prevista perché un dittatore – in questo caso Aleksandr Lukashenko – decide di fargli cambiare rotta, giusto per prelevare di peso un dissidente critico verso il suo regime.
Non importa ora sapere se l’operazione è stata (come molti affermano) condotta a termine con l’avallo della Russia. Del resto gli stretti rapporti tra Putin e lo stesso Lukashenko sono ben noti.
Importa invece notare che un Paese come la Bielorussia può mandare i suoi Mig nello spazio aereo internazionale, costringendo così un aereo di linea ad atterrare a Minsk e non a Vilnius, capitale della Lituania che fa parte dell’Unione Europea.
Per comportarsi in questo modo Lukashenko deve aver colto molto bene la grande debolezza, tanto politica quanto militare, della Ue. Si tratta di un insieme di 27 nazioni che, teoricamente, dovrebbero avere una politica estera comune. E dovrebbero pure possedere delle forze armate poste sotto un comando unico e in grado, quando è il caso, di scoraggiare aggressioni militari.
Purtroppo tutti sanno che non è affatto così, e i primi a saperlo sono proprio i governanti russi e bielorussi. Inviare i caccia a dirottare un volo di linea significa avere piena coscienza che chi subisce l’aggressione non ha molte possibilità di reagire con efficacia.
E, in effetti, la Ue ha replicato proponendo le solite sanzioni che, come sempre, servono soltanto a calmare le opinioni pubbliche nazionali. Si noti che ho scritto intenzionalmente “nazionali” per un motivo molto semplice.
Una vera opinione pubblica europea non esiste. Le 27 nazioni procedono ognuna per conto proprio. Si formano al massimo delle alleanze interne temporanee, come quella che coinvolge i Paesi del “gruppo di Visegrad”, oppure quella dei cosiddetti “Paesi frugali”, contrari agli aiuti all’Europa meridionale.
Non c’è nulla di più, e in Turchia abbiamo addirittura assistito all’increscioso incidente che ha visto protagonisti – sotto lo sguardo divertito di Erdogan – la presidente della Commissione europea, la tedesca Ursula von der Leyen, e il Presidente del Consiglio europeo, il belga Charles Michel.
Insomma l’Unione non è in grado di parlare con una voce unica nemmeno negli incontri internazionali, e ciò dipende dall’estrema macchinosità delle sue strutture decisionali, che continuano ad essere molto farraginose. Del resto le hanno volute così i fondatori, preoccupati che qualche Paese potesse prendere il sopravvento sugli altri.
Tuttavia un’Unione strutturata in questo modo è destinata a giocare un ruolo secondario sul piano politico e diplomatico pur essendo, nel suo complesso, un gigante economico e commerciale. Inoltre la Brexit ha ulteriormente accentuato tale debolezza, essendo venuto meno l’apporto di un Paese importante come il Regno Unito.
Ancora una volta, quindi, l’Unione dovrà chiedere l’appoggio degli Stati Uniti, gli unici a detenere una potenza militare in grado di fungere da deterrente. E verrà probabilmente coinvolta anche la Nato, che è pur sempre una struttura a guida americana.
Si attende nel frattempo di conoscere la sorte di Roman Protasevich, il giornalista e blogger dissidente la cui presenza sull’aereo della Ryanair ha causato il dirottamento da parte dei Mig bielorussi. Non riceverà certo aiuto concreto da Bruxelles. L’unica speranza plausibile è che Biden e gli Usa si mobilitino a suo favore.