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Il vaccino cinese non funziona

di Michele Marsonet.

Grazie alla propaganda martellante di Pechino, e a causa della difficoltà di ricevere in tempo utile i vaccini occidentali, molti Paesi del Sud America si sono affidati al vaccino anti-covid “Sinovac” prodotto in Cina.
I risultati sono stati davvero pessimi. Il Cile ha importato enormi quantità di “Sinovac” inoculandolo al 65% della propria popolazione. Ebbene, Santiago è ora di nuovo in lockdown avendo toccato un nuovo record di decessi dall’inizio della pandemia.
Tuttavia, nonostante le chiusure a tappeto la tendenza non accenna ad invertirsi e, al contrario, la situazione continua ad aggravarsi, costringendo il governo a rinviare le previste elezioni per la Costituente.
Stesso discorso per il Brasile, uno degli epicentri mondiali della pandemia. Nello Stato di San Paolo, dove si usa il “Sinovac” a tappeto, si è registrato un numero enorme di vittime. Anche qui è stato necessario proclamare un lockdown pressoché totale.
Lo stesso scenario si registra in Argentina e Uruguay dove, nonostante le inoculazioni massicce di “Sinovac”, si è avuto un nuovo record di decessi.
Le autorità cinesi hanno finalmente ammesso che il vaccino “made in China” ha un’efficacia assai limitata fornendo una copertura immunitaria pari, o addirittura inferiore, al 50%. Si tratta di un’ammissione importante ma molto tardiva.
E’ ovvio, a questo punto, che i cinesi hanno compiuto un’operazione puramente politica. Inondando di vaccini a baso prezzo, ma inefficaci, l’America Latina, Pechino intendeva legare al proprio carro questi Paesi, sperando di diminuire in loco l’influenza Usa ed europea.

Ma l’operazione ha avuto esiti disastrosi. Nell’America del Sud i lockdown hanno effetti molto più gravi di quelli che si verificano in Europa e negli Stati Uniti. Infatti una porzione consistente della popolazione locale vive di lavori precari e saltuari, e le chiusure li impediscono riducendo così milioni di persone alla fame.
Urge ora porsi un quesito essenziale. Il governo cinese ha vaccinato proprio con il “Sinovac” buona parte dei propri cittadini. La propaganda del regime ha diffuso nel mondo l’immagine dell’enorme Paese asiatico uscito definitivamente dalla pandemia.
Ecco quindi le foto di grandi masse di cinesi che tornano ad affollare le strade di Wuhan, città dove la pandemia è nata, le vie di Pechino e la Grande Muraglia, con una ripresa poderosa del turismo interno.
Da quanto sta accadendo in America Latina è naturale pensare che si tratti di pura e semplice propaganda, mediante la quale la Repubblica Popolare sta cercando di accreditarsi di fronte al mondo come la vera vincitrice del Covid. Attribuendo per di più tale vittoria all’azione efficace e costante del Partito Comunista.
“Tutte storie”, vien fatto di dire. L’enorme macchina propagandistica di Pechino ha ottenuto un altro grande successo. Sulla pelle, però, dei propri cittadini e di quelli di altre nazioni.
E’, questo, un fatto che dovrebbe indurre tutti i filo-cinesi, e in primo luogo quelli italiani, ad essere molto più prudenti con le loro pressanti richieste di rafforzare i legami con la Cina.