Riesplode la violenza nell’Irlanda del Nord

di Michele Marsonet.
Chi si illudeva che l’Irlanda del Nord fosse finalmente tranquilla, con protestanti e cattolici ormai decisi a convivere in modo pacifico, ha dovuto purtroppo ricredersi. In realtà la Brexit sta di nuovo approfondendo il solco tra le due comunità.
L’Ulster è infatti attraversata da pesanti disordini, con gli unionisti filo-inglesi che si scontrano con la polizia incendiando autobus e automobili e rendendo ancora Belfast un “punto caldo”.
Per ora i cattolici sono rimasti alla finestra, ma non è detto che continuino a comportarsi così. La loro aspirazione a un’Irlanda unita è infatti intatta, così come la loro volontà di far parte – come l’Eire – dell’Unione Europea.
Causa di tutto è, com’è noto, la Brexit. Onde evitare che il confine tra le due Irlande diventi “duro”, dopo l’uscita dalla UE del Regno Unito, i controlli doganali per le merci in arrivo dall’Inghilterra sono infatti stati estesi anche ai porti dell’Irlanda del Nord.
Tuttavia quest’ultima fa tuttora parte del Regno, e teoricamente è coinvolta a pieno titolo dalla Brexit. I controlli hanno fatto infuriare il forte partito unionista, che non riesce neppure a concepire un qualsiasi distacco da Londra.
Sostengono quindi – non a torto – che i suddetti controlli mettono in pericolo l’appartenenza dell’Ulster al Regno, e scendono in piazza sostenendo con la violenza le loto tesi.
La leader del DUP (“Democratic Unionist Party”), Arlene Foster, premier dell’Ulster dal 2020, ha pesantemente attaccato i rivali cattolici del “Sinn Fein” definendoli “veri fuorilegge”.
Gli accordi raggiunti in precedenza tra gli unionisti e i partiti cattolici sono insomma in pericolo, e l’orologio della storia sembra tornare indietro, con la possibilità che l’endemica violenza che ha diviso per decenni le due comunità torni a manifestarsi.
Si noti, tra l’altro, che i maggiori incidenti si sono verificati a Shankill Road, nella parte occidentale di Belfast, nei pressi del cosiddetto “muro della pace” che separa i protestanti unionisti dai cattolici che vivono nell’area di Falls Road.
Nel 1998 furono firmati gli accordi di pace del “Venerdì Santo”, ma è ovvio che ora tali accordi non vengono più considerati intangibili. Non si può escludere un ritorno in grande stile degli attivisti dell’IRA, gran parte dei quali non hanno mai digerito sino in fondo la pace con gli unionisti.
Molti membri del “Sinn Fein” hanno sfidato i divieti anti-Covid partecipando al funerale di Bobby Storey, uno degli uomini-simbolo dell’irredentismo cattolico irlandese.
Dal canto loro gli unionisti sono scesi in strada, a volto coperto, suonando le loro marce e sventolando bandiere dell’Ulster e la Union Jack. Non si può escludere, a questo punto, che gli incidenti si estendano ad altri centri come Londonderry.
Si tratta ora di vedere come si comporterà il governo britannico del premier Boris Johnson, che non nasconde la sua ostilità ad ogni tentativo di separazione dell’Ulster dal Regno Unitio.
Tutto ciò lascia capire che la pace tra le due comunità è, a dispetto delle apparenze, assai precaria. Anche se, almeno per ora, non sembra plausubile un ritorno dei militari britannici nell’Irlanda del Nord.