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Dei sogni kafkiani del signor Pierri al tempo del coronavirus…

I sogni degli altri c’interessano poco o non c’interessano per niente, ma questo è brevissimo e serve a far capire come questo virus pur non essendo entrato per fortuna e almeno sino ad ora, nel mio corpo, sia entrato profondo nella mia mente. Da un po’ di tempo ho preso a sognare persone con la mascherina, sogno alle volte di uscire di casa e di aver dimenticato la mascherina, e la notte scorsa ho sognato che dovevo scrivere una relazione su un uomo che era finito in prigione, colpevole d’essersi preso il virus bevendo vino. Io ci tengo ad un bicchiere di vino e questo nel sogno ha forse simboleggiato le piccole privazioni conseguenti alle restrizioni: non sono più andato in un bar a prendere un caffè, sebbene mi piacesse andarci; non sono più entrato in un ristorante. Aspetto l’estate quando si può mangiare all’aperto. La prigione ha forse simboleggiato il pericolo di dover finire in ospedale in questo periodo. Perlomeno immagino sia così. Questo virus non ci ha fatto venire la paura di sora morte corporale, giacché quella l’abbiamo sempre, perlomeno io ce l’ho essendo parecchio avanti negli anni, ci ha fatto venire la paura di una brutta morte, di una morte cattiva.  E nella solitudine.


Renato Pierri

1 Comment on Dei sogni kafkiani del signor Pierri al tempo del coronavirus…

  1. Gentile signor Pierri, come sa di questi tempi il sito pubblica con il contagocce i pezzi esterni (a questo proposito colgo l’occasione per ringraziarla perché lei, da vero spirito-che-scrive, continua appunto a scrivere e a mandarli, sempre), ma quesa volta ho voluto fare una eccezione e pubblicare il suo. Sarà anche perché ho una parzialità di spirito per le persone anziane. Ne ho intervistate a decine in Sardegna e come non bastasse il mio spirito è anch’esso “anziano”.
    Volevo dirle quindi che, sebbene viviamo tempi difficili, lei non deve sentirsi solo e noi siamo qui. I sogni non sono inutili, non sono neppure le sciocchezze della pseudo-scienza freudiana o junghiana, ma sono un portale verso una parte di noi più presente di quello che crediamo. Di una realtà nascosta, direbbe il mitico dottor Greene. Bisogna considerarli. Io ne faccio di bellissimi. A guidare la loro qualità credo siano le nostre paure interne, o assenza delle stesse, quindi si faccia forza. Non è solo. Noi le siamo vicini come siamo sempre vicini a tutti gli anziani. E se può eviti di leggere giornali, guardare i ridicolissimi programmi della tv analogica italiana: c’é tanto che si può studiare in questo periodo, tanto che insegna, e tanto che possiamo rimodellare e comprendere meglio mentre lo studiamo. Un caro saluto. RB
    PS Non si offenda per il “kafkiano” nel titolo, come forse sa Kafka per me è la scrittura, è la resa plastica della malattia della scrittura!

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