In Tagikistan vince ancora il “satrapo eterno”

di Michele Marsonet.
Questa volta Vladimir Putin può stare tranquillo. Il Tagikistan, un’altra delle tante repubbliche ex sovietiche che fanno da corona alla Federazione Russa, è andato alle urne e il 68enne Rahmon Emomali, chiamato anche “satrapo eterno”, ha stravinto con la solita percentuale “bulgara”: 90% dei suffragi.
A differenza di quanto è avvenuto prima nella lontana Bielorussia e poi nel vicino Kirghizistan, le operazioni di voto si sono svolte in modo ordinato e gli osservatori internazionali non hanno rilevato particolari criticità.
Emomali è al potere dal lontano 1994, e può quindi vantare una longevità ancora maggiore di quella del leader bielorusso Alexandr Lukashenko, in sella da “soli” 26 anni. Nella capitale Dushanbe e nelle altre città della repubblica non si sono verificati incidenti come quelli accaduti nella capitale kirghiza Bishkek, sconvolta invece da manifestazioni violente.
Anche Emomali, come tutti i capi delle repubbliche che un tempo facevano parte dell’Unione Sovietica, vanta una carriera in perfetto stile Urss, avendo iniziato come presidente del locale Soviet quando era ancora Mosca a governare.
E pure lui privilegia i rapporti familiari. Il figlio Rustam Emomali, che 31enne, è da due anni sindaco della capitale e in aprile è pure stato eletto presidente del Senato. Tutti segnali che lo indicano come sicuro successore del padre.
Il Tagikistan confina con la Repubblica Popolare cinese e, analogamente alle altre repubbliche ex sovietiche, cerca di mantenersi in buoni rapporti con Pechino pur privilegiando le relazioni con Mosca.
Emomali ha inoltre messo fuori legge il “Partito della Rinascita Islamica”, per impedire che gli islamisti acquistino influenza nel Paese. Tra l’altro i tagiki sono una consistente minoranza anche nel confinante Afghanistan, dove hanno contribuito alla sconfitta dei talebani.
Il celebre comandante Massud, “il leone del Panshir” leader della rivolta anti-talebana, era per l’appunto di etnia tagika. Com’è noto venne assassinato da sicari di Al-Qaida travestiti da giornalisti.
In effetti la persistente popolarità di Emomali è sorprendente rammentando che il Tagikistan è una nazione molto povera. E’ riuscito tuttavia a depotenziare tutti i movimenti di opposizione, del resto molto deboli, stroncando sul nascere quelli vicini alla jihad islamica.
Ha inoltre conservato la struttura laica dello Stato analogamente a quanto hanno fatto, per esempio, Nursultan Nazarbaev in Kazakistan e Ilham Aliyev in Azerbaigian. Si noti, tra l’altro, che pure nel Tagikistan il russo continua ad essere la lingua veicolare, anche se le autorità cercano di incrementare l’uso della lingua locale.
La vittoria di Emomali è indubbiamente una buona notizia per Vladimir Putin. Il presidente russo sta infatti cercando di circondarsi di Paesi alleati sfruttando le radici sovietiche di molti di essi.