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Malta, crocevia dello spionaggio internazionale

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di Michele Marsonet.

Il piccolo arcipelago maltese, collocato al centro del Mediterraneo e a breve distanza dalle coste siciliane, è da sempre un crocevia dello spionaggio internazionale. Fu così anche nel corso delle ultime due guerre mondiali, grazie alla sua posizione strategica.
E si rammenterà che maltese è pure il docente Joseph Mifsud, uno dei protagonisti dello scandalo “Russiagate”. Il professore, ricercato dai servizi segreti di mezzo mondo, è sparito senza lasciare tracce e, almeno finora, non è stato ritrovato.
Ora un articolo pubblicato da “Le Monde”, pare ispirato dai servizi segreti belgi e ripreso dai più importanti organi d’informazione, conferma che Malta, Stato membro dell’Unione Europea dal 2004, è sempre al centro delle trame spionistiche e oggetto del desiderio delle grandi potenze grazie alla summenzionata collocazione strategica.
Ai tempi di Gheddafi l’arcipelago, ex colonia britannica e pur inserito nel sistema di alleanze occidentale, vantava con la Libia rapporti privilegiati. Il dittatore poi ucciso ne aveva fatto una base importante della sua intelligence, suscitando ovviamente le preoccupazioni di Stati Uniti, Ue e soprattutto Italia, che al piccolo arcipelago è in pratica contigua.
La storia narrata da “Le Monde” è interessante perché vede il coinvolgimento della Cina, a conferma dell’interesse della Repubblica Popolare per lo scenario economico e politico europeo. Interesse del resto confermato dal progetto della “Nuova via della seta” proposto da Xi Jinping, che proprio in alcune nazioni europee ha i suoi punti terminali, e ora in fase di stallo a causa della pandemia.
I cinesi avrebbero pagato svariati milioni di euro per aiutare Malta a ristrutturare la sua ambasciata presso la Ue a Bruxelles. Bisogna anche notare che tale rappresentanza diplomatica è vicinissima alla sede principale dell’Unione Europea, e che il numero degli agenti segreti cinesi a Bruxelles è molto alto (fonti ufficiose sostengono che siano 250).
Il sospetto, che per alcuni è una certezza, è che la Repubblica Popolare abbia installato nell’ambasciata maltese sofisticate apparecchiature d’intercettazione, che consentirebbero ai cinesi di essere puntualmente informati circa i progetti economici e politici della Ue.
Sembra quasi una storia degna dei romanzi di John le Carré, il celebre autore de “La Talpa”. Tuttavia i servizi segreti occidentali non la prendono affatto come uno scherzo, e le massime autorità della Ue sono state allertate e invitate a porre attenzione alla diffusione di notizie sensibili.
L’atteggiamento del governo maltese aveva già suscitato critiche in passato, soprattutto in relazione ai rapporti con la Russia. A Valletta, per esempio, è piuttosto facile acquistare un passaporto maltese (e quindi europeo) in cambio di una congrua somma di denaro. Di questa opportunità hanno ampiamente approfittato alcuni oligarchi russi.
Ma anche la Cina si era già distinta per le cospicue somme investite in vari progetti locali, che consentono a Pechino di controllare vasti settori dell’economia maltese, diminuendo così l’indipendenza del governo locale. Governo peraltro già in difficoltà per la vicenda dell’uccisione nel 2017 della giornalista Daphne Caruana Galizia, che denunciava casi di corruzione politica nel suo blog.
Il caso dell’ambasciata maltese a Bruxelles, riportato da “Le Monde”, rischia di innescare una crisi politica di dimensioni ancor più grandi nell’arcipelago. Anche perché suona come ulteriore conferma della strategia di penetrazione cinese in Europa.