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La vera “Resistenza” è lotta nell’Italia anti-democratica dell’oggi, non celebrazione di un improbabile eroismo passato.

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Emilio Lussu

Ieri in Italia si è svolta l’ennesima celebrazione della “Liberazione” dal fascismo. E ieri in Italia abbiamo assistito allo stesso “scandalo” retorico, scontato, di sempre, con aggiunta della solita pagliacciata arcobalenata messa in piedi da gruppi e gruppuscoli fortemente politicizzati (sostenuti nell’azione da una pseudo-intellettualità vigliacca, connivente, piegata, anti-gramsciana nell’essenza!), che hanno finanche violato le regole della quarantena senza che nessuno intervenisse a fermarli.

Sono indignata nell’anima! Da persona che conosce molto bene le dinamiche che portarono l’Europa al secondo conflitto mondiale, da persona che ha “perso tempo” a intervistare i nostri nonni allo scopo di ottenere testimonianze di prima mano, da persona che ha letto libri molto validi, credibili, su quel periodo terribile della storia collettiva, io mi indigno!

Mi indigno e mi interrogo: ma a chi debbo credere? Debbo credere all’Emilio Lussu de La Marcia su Roma, debbo credere alla “Grande Storia” che ci racconta come, nel 1931, l’anno in cui quel libro fu scritto, su 1200 professori universitari solo 12 rifiutarono di fascistizzarsi, o debbo credere all’attuale dottrina di regime, politicizzata, interessata, il più delle volte a “carico dello Stato”, che vorrebbe alcuni milioni di italiani improbabili eroi di quel nostro tempo infelice?

Nel dubbio, io scelgo di credere alle “lucide” descrizioni di Lussu a proposito della codardia umana; scelgo di porgere orecchio alle storie di vita di chi la guerra l’ha vissuta malamente – come era ovvio che fosse – e l’ha pagata cara, in molti modi.

La mia “scelta” implica dunque ulteriore “indignazione”, cioè l’esecrezione che deriva alla perfetta coscienza che, gramscianiamente, dalla Storia che “insegna” noi continuiamo a imparare… nulla! Di fatto non è difficile scorgere nella nefasta azione dei nipotini “furbi” di oggi, l’ombra delle nefaste azioni dei loro padri “furbi” di ieri.

Dunque continuo a interrogarmi: in nome di quale principio cosmico, si osa celebrare la cosiddetta “Resistenza” (ahinoi!, se non ci fossero stati i ragazzi americani e inglesi!), si osa celebrare questa battaglia per la cosiddetta “libertà”, per la “democrazia” (sic!!!), nell’Italia moderna che vive un “vulnus democratico” gigantesco? Nell’Italia del presente in cui il popolo vota  per poi vedersi scippato il suo volere sovrano da quattro avvoltoi interessati a mantenere la poltrona e il potere ad infinitum?

Di quale “democrazia” stiamo parlando? Di quale “Resistenza” stiamo parlando?

La “Resistenza” è lotta nell’Italia anti-democratica dell’oggi, non celebrazione di un improbabile eroismo passato che non c’è mai stato e non potrà mai esserci nel paese del fatta la legge trovato l’inganno. Nel paese della furbizia conclamata. Nel paese che crea “eroi” atti a rappresentare il nulla, i quali sovente capitalizzano sul destino terribile dei tanti, raccolgono premi, fanno proclami… indignano l’anima. Già detto!

Onore a quei pochi, a quei grandissimi “ultimi”, a quei grandissimi “miseri”, che durante il fascismo dissentirono con forza prima di finire uccisi o internati. Su tutti gli altri stendiamo un velo pietoso perché anche in questa occasione un silenzio rispettoso vale più di mille parole!

Rina Brundu