Le troppe “task force” del governo Conte
di Michele Marsonet.
Nessuno mette in dubbio che gestire un’emergenza come quella causata dal coronavirus proveniente dalla Cina sia arduo. E’ facile criticare dalle colonne dei giornali l’operato di chi detiene il potere in un periodo come questo. Assai più difficile, ovviamente, risulta prendere decisioni che coinvolgono tutta la popolazione.
Eppure c’è parecchio che non quadra nell’azione quotidiana del governo Conte, e ancor più nel modo in cui le sue decisioni vengono comunicate ai cittadini. Assistiamo a un’altalena di conferme, smentite, e poi smentite delle conferme. Insomma un caos che accentua ancor più lo smarrimento degli italiani rinchiusi per decreto tra le mura domestiche.
Dalle finestre di casa si vedono i posti di blocco delle forze dell’ordine che impediscono anche i movimenti più elementari. E si susseguono i moduli di autocertificazione, ognuno con minime variazioni rispetto a quello precedente.
C’è già chi li raccoglie diligentemente, certo che in futuro possano acquistare valore agli occhi dei collezionisti. Attenzione, quindi, a buttarli via alla scadenza. Quando l’emergenza finirà (si spera), potrebbero anche fruttare dei bei soldini.
Nel frattempo si moltiplicano le “task force” che, in teoria, dovrebbero affiancare il governo e dare indicazioni basate su varie competenze specialistiche. Ma anche qui ci sono gravi problemi.
In primo luogo non si comprende bene come vengano selezionati e poi chiamati gli esperti che ne fanno parte. Aleggia il sospetto che, come sempre accade in Italia, selezioni e chiamate si basino in sostanza su rapporti di amicizia.
In secondo luogo non si capisce perché le “task force” debbano essere così tante. Non era meglio averne una sola, compatta e dai contorni ben definiti, in rapporto costante con i membri del governo?
E infatti, com’era lecito attendersi, le “task force” litigano tra loro (oltre a generare conflitti interni). E accade pure che una “task force” si senta più vicina a un certo ministro e un’altra preferisca relazionarsi con un membro diverso del dicastero.
Ne conseguono decisioni sconcertanti, prima confermate e poi, come dicevo poc’anzi, smentite. Mai però completamente, col risultato di lasciare l’opinione pubblica in uno stato di penosa incertezza. Se aggiungiamo i contrasti tra governatori regionali e governo centrale il quadro è completo.
L’annuncio che più ha colpito è la presunta decisione di tenere in quarantena sino alla fine di agosto tutte le persone sopra i 60 anni, impedendo così a costoro di tornare a lavorare.
Detto così sembra uno scherzo più adatto al carnevale che alla pandemia, ma la proposta è stata avanzata sul serio, a quanto pare dalla “task force” presieduta dal super manager Vittorio Colao, voluto – anche qui, a quanto pare – dal PD.
Sembra però che il premier Conte l’abbia stoppata, ma non si sa ancora se i giochi sono davvero chiusi. Immediate le reazioni e, per ovvi motivi, hanno avuto maggiore riscontro quelle di tanti personaggi del mondo dello spettacolo. Fiorello, che ha per l’appunto 60 anni, l’ha sbeffeggiata usando un tono ironico.
Possibile, vien da chiedersi, che agli autori della proposta non sia venuto in mente che in questo modo verrebbero posti in quarantena anche i vertici dello Stato? Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, tanto per dire, ha 78 anni, e dovrebbe quindi essere confinato al Quirinale oppure a casa sua.
La Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ha 73 anni, e vale il discorso di cui sopra. E non si contano i Prefetti, i Questori, i Presidenti di Regione e i Rettori di Università che hanno superato i 60. Tutti agli arresti domiciliari per decreto, dunque?
Inutile sperare, a questo punto, che le stranezze siano finite. Ne verranno sicuramente altre, aumentando l’incertezza, la confusione e la depressione che colpisce ormai la maggior parte delle persone. Nell’emergenza la politica dovrebbe dare il meglio di sé e, purtroppo, sta accadendo il contrario.