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Vincent Lambert e la “libertà”di morire

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di Renato Pierri.

Luigi Manconi scrive: “Il dramma di Vincent Lambert ripropone il conflitto tra due beni degni ugualmente di tutela: quello dell’inviolabilità della vita e quello del morire con dignità. È già accaduto nel caso di Terri Schiavo e di moltissimi altri, anche nel nostro paese. In genere, nelle situazioni citate, secondo le opinioni più equilibrate è scorretto parlare di eutanasia”. (La Repubblica del 23 maggio).

A mio parere il conflitto, per essere più precisi, è tra la tutela della vita e la tutela persona. La tutela della vita e la tutela della persona dovrebbero essere la stessa cosa, dal momento che la vita appartiene alla persona. Tuttavia i due principi possono venire in contrasto qualora si affronti il problema dell’eutanasia, dell’interruzione delle cure terapeutiche, il rifiuto di queste ultime, ecc. Infatti, in questi casi, tutelare la vita ad ogni costo può andare a scapito della persona, e tutelare la persona ad ogni costo può andare a scapito della vita. C’è però un motivo per cui è giusto tener conto sempre di un principio e non dell’altro: se osserviamo il primo principio (tutela della vita), corriamo il rischio di non rispettare la volontà (e la “libertà”) del malato, manifesta o anche ragionevolmente, umanamente, coscienziosamente presunta. Se osserviamo il secondo principio (tutela della persona) possiamo andare, è vero, a scapito della vita, ma di quale vita? Solo ed unicamente della vita di colui che la rifiuta, oppure di colui al quale in qualche modo la vita già è stata negata. Il principio da seguire dovrebbe essere il massimo rispetto verso la persona. E rispettare la persona significa anche, qualora non sia in grado di esprimere la propria volontà, non tenerla in vita per forza, significa rispettare la sua “libertà” di morire.

Ho messo “libertà” tra virgolette, perché in questo caso intendo la libertà di ogni essere vivente di morire, qualora per qualsisia causa venga a trovarsi nella condizione in cui si trova Vincent Lambert. Nessuno si sognerebbe di tenere a lungo in vita un animale che venisse a trovarsi nelle condizione di Vincente Lambert. Immagino l’immediata obiezione: non si possono mettere sullo stesso piano uomini e animali, ma non è questo che ho fatto. Ho voluto dire che se un animale in certe condizioni ha il diritto di morire, a maggior ragione ne ha diritto un uomo.