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Venerati maestri. Chi ha ucciso il giornalismo italiano? La pagina Facebook di Salvini (che adesso ha superato i 3.500.000 likes)

matteosalvini

Nei giorni in cui mi stavo occupando del mio studio sul giornalismo italiano guardai anche alla pagina Facebook di Salvini. Ho visto adesso che da quel tempo i “likes” sono ulteriormente aumentati e hanno superato i tre milioni e mezzo. Benché ignorata dai giornaloni (che nel frattempo perdono quota), questa bacheca è, a mio avviso, un valido esempio del nuovo percorso intrapreso dal mondo dell’informazione, un percorso che a suo tempo porterà a modelli giornalistici nuovi, modelli che al momento non siamo neppure in grado di immaginare. RB

Estratto da…

7.2 La pagina Facebook di Salvini

Non si tratta di un giornale o di un sito come li abbiamo sempre intesi, vive scevro da ogni modello redazionale proposto dal giornalismo tradizionale, ma se per giornalismo intendiamo anche la possibilità di informare (altra cosa è la vocazione a informare che è la base su cui poggia la ragion d’esistere del mestiere), è indubbio che non si possa ignorare a priori la capacità giornalistica e di influenza politica che può mettere in campo l’editoria moderna, l’editoria digitale.

Con i suoi milioni di contatti, gli oltre 3.400.000 likes, la pagina Facebook di Matteo Salvini, leader della Lega, l’attuale partito di maggioranza relativa, modellandosi sul prototipo che fu il sito beppegrillo.it, il quale determinò la creazione del M5S, il secondo partito italiano, è diventato il vero punto di riferimento informativo per gli elettori della destra moderata, e sta alla base della scalata del suo proprietario verso la cima della piramide politica. Questa creazione social è teoricamente in grado di ingaggiare lo stesso numero di utenti dei primi due giornali italiani, come dimostrano i numeri messi a confronto[1]. Insomma, la sua potenza mediatica non dovrebbe essere sminuita, come amano fare le redazioni dei giornali tradizionali, perché è quella pagina, o prima pagina, la casa-madre che determina tante delle vicende politiche che loro vorrebbero interpretare.

Caratteristica prima di questi giornali online o pagine virtuali è un linguaggio raramente politically-correct, liberato da qualsiasi costrizione formale e/o grammaticale, moderno, irriverente, teso a titillare la pancia del lettore e del possibile elettore, ma proprio per questo, in tempi di crisi economica, di crisi ideologica, di crisi identitarie, personali e nazionali, quanto mai efficace, specialmente in occasione dei diversi appuntamenti elettorali.

Per i giornalisti di vecchia scuola, spaesati davanti all’universo virtuale in esplosione, in dati casi persino impossibilitati a comprenderlo, i redattori di queste pagine, loro giovani colleghi, sono spesso e volentieri i nuovi mostri partoriti dall’ennesimo sonno della ragione, ma in realtà sono solo un’altra spia della Storia che diviene, e che, a volte con un sadismo esagerato, mostra tutti i limiti intrinseci nell’antico mestiere che fu di Hemingway.

L’avvertimento della “Storia” resta comunque chiaro e sarebbe sbagliato ignorarlo: il mondo cambia e chi non cambia con lui è destinato a perire. Il ciclo darwiniano vale dunque anche per il giornalismo e per i giornalisti, soprattutto per coloro che, tra quelli, si considerano, a torto o a ragione, inamovibili e intoccabili “venerati maestri”!

[1] Cfr. Cap.6

Continua la lettura….

Un morto scomodo e una pletora di potenziali assassini sono i protagonisti di un mistero atipico che per essere risolto dovrà necessariamente farsi viaggio di studio e di conoscenza. Solo partendo dalle origini del giornalismo, dalla nascita dei primi quotidiani italiani, passando per la “Guerra dei venti anni”, l’analisi dei rapporti internazionali sul livello di libertà di stampa in Italia, l’arrivo del giornalismo online, la presentazione di alcuni casi-studio, sarà infatti possibile una attenta lettura della scena del crimine, raccogliere gli indizi e stringere il cerchio intorno al colpevole. Chi ha ucciso il giornalismo italiano? Come in ogni giallo che si rispetti la risposta a questo quesito non sarà affatto scontata, né sufficiente a fugare il dubbio: e se si fosse sbagliato tutto, sin dall’inizio?

Indice

Epitaffio
Capitolo 1
Venerati maestri e soliti stronzi: le origini
1.1 In principio, c’era Gutenberg…
1.2 1976, nasce la Repubblica di Eugenio Scalfari
1.3 Gli anni 90 e Mani pulite
1.4 La guerra dei venti anni
1.5 Berlusconi: “L’Italia è il Paese che amo”
1.6 Quelli di Capalbio
1.7 La rivoluzione digitale
Capitolo 2
I rapporti internazionali sulla libertà di stampa
2.1 1960 1995 Lo studio di Raymond B. Nixon e la lettera dell’IPI al ministro Mancuso
2.2 Freedom House Il rapporto 2002
2.3 Freedom House Il rapporto 2004: l’Italia diventa uno Stato PARTLY FREE
2.4 Freedom House Il rapporto 2014
2.5 Freedom House Il rapporto 2015
2.6 Il rapporto 2016 della Freedom House: reticenza?
2.7 Freedom House Il rapporto 2017
2.8 2013-2018. I rapporti di Reporters sans frontières
Capitolo 3
2014-2018: dal governo Renzi al Salvimaio
3.1 La XVII legislatura, l’intoccabile e la congiura del silenzio
3.2 Il Caso Alessandro Di Battista e il risveglio della “coscienza” giornalistica in Italia
Capitolo 4
La crisi e il giornalismo online
4.1 La crisi nelle vendite
4.2 Dal giornalismo al giornalismo online
4.3 Il problema della credibilità
4.4 Caso studio 1 Repubblica vs Luigi Di Maio
Capitolo 5 
Caso studio 2 Il Corriere della Sera
5.1 Il Caso Raggi e il Caso Spelacchio
5.2 Certificazioni ADS e trend negativo
5.3 La svolta di Cairo, oppure no?
Capitolo 6
Caso studio 3 Il Fatto Quotidiano
6.1 Il “Caso Salvini” e i commenti in calce
Capitolo 7
Caso studio 4 La verità
7.1 Sul nuovo giornalismo a destra
7.2 La pagina Facebook di Salvini
Capitolo 8
Caso studio 5 Il problema Rai
8.1 Gli anni del renzismo e il “Caso Fazio”
8.2 Rai: lottizzazione senza fine
Capitolo 9
Caso studio 6 Gli altri players editoriali
9.1 L’impero berlusconiano e il serpente che si morde la coda
9.2 Cairo Communication, l’editore puro?
9.2 Avvenire e gli interessi di Dio in terra
9.2 Il Gruppo Caltagirone
Capitolo 10
Sull’emergenza mediatica in Italia: il problema socio-economico
10.1 I contributi all’editoria
10.2 Alcune interrogazioni di base
10.3 Intermediazione e disintermediazione
10.4 Stampa di regime e censura
10.5 Il falso spettro del populismo
Capitolo 11
Sull’emergenza mediatica in Italia: il problema culturale e deontologico
11.1 Le associazioni culturali: beata ignoranza!
11.2 La censura e il mobbing
11.3 Baroni e mercanti di verità
11.4 Dalla notizia circolare alle marchette
11.5 Dubbi ontologici arcani
Capitolo 12
Chi ha ucciso il giornalismo italiano?
12.2 Il giallo e gli indizi neppure troppo nascosti
12.3 Come Poirot sull’Orient Express
12.4 Codice etico della vita italiana (1921)
12.5 Dénouement
Postfazione
Appendici
1. Quotidiani italiani 2015-2016: tiratura, diffusione cartacea, diffusione digitale
2. Quotidiani nazionali e locali del Gruppo GEDI
3. Quotidiani e periodici del Gruppo RCS
4. Informativa ADS Dati Certificati 2016
5. Informativa ADS Dati Certificati 2017
6. Scene dal giornalismo italiano
Nota bibliografica
Biografia
Libri di Rina Brundu

Rina Brundu – Scrittrice italiana, vive in Irlanda. Ha pubblicato i primi racconti nel periodo universitario. Il romanzo d’esordio, un giallo classico, è stato inserito nella lista dei 100 libri gialli italiani da leggere. Le sue regole per il giallo sono apparse in numerosi giornali, riviste, siti, e sono state tradotte in diverse lingue, così come i suoi saggi e gli articoli. In qualità di editrice ha coordinato convegni, organizzato premi letterari, ha pubblicato studi universitari, raccolte poetiche e l’opera omnia del linguista e glottologo Massimo Pittau, con cui ha da tempo stabilito un sodalizio lavorativo e umano. Negli ultimi anni ha scritto diversi saggi critici, ha sviluppato un forte interesse per le tematiche e le investigazioni filosofiche, e si è impegnata sul fronte politico soprattutto attraverso una forte attività di blogging. Anima il magazine multilingue www.rinabrundu.com.

9781999344191