IL GRECO-ETRUSCO HERMẼS-TURMŚ
uno studio di Massimo Pittau.
Di recente ho scoperto che il dio etrusco TURMŚ corrisponde a quello greco HERMẼS, rispetto al quale significa letteralmente «il(dio)Ermes», col pronome-articolo etr. TA amalgamato o assimilato o concresciuto. Esattamente come ho scoperto che anche l’etnico Etruscus si deve intendere come *Et-Tuscus, cioè «ilTosco o ilToscano, EPRUΘN come *Et– PRUΘN/, cioè «lIndovino, ilVate».
Della corrispondenza dell’etr. Turmś col greco Hermẽs abbiamo un’ottima conferma nella iscrizione ET, Vc S.11 (su specchio) AITAŚ TURMŚ = «Ermes dell’Ade», cioè ‘Ermes Psicopompo’ (greco Psykhopompós) = «accompagnatore dei defunti all’oltretomba».
Ovviamente il greco Hermẽs (finora privo di etimologia) è da connettere con l’appellativo greco hermenéus, hermenéutes ‘interprete’, col derivato hermeneutikḗ (tékhnē) e da hermenéuein ‘interpretare’, tutti finora di origine sconosciuta. È appena il caso di ricordare che l’arte della “interpretazione” era diffusissima fra gli Etruschi, i quali cercavano di interpretare i segni delle viscere degli animali sacrificati con l’aruspicina, i segni degli astri, del volo degli uccelli, del frusciare delle fronde degli alberi, ecc.
Al medesimo tema è da riportare anche l’appellativo ital. erma (voce dotta dal lat. herma), che era in Grecia un «pilastro posto ai crocicchi, terminante superiormente con la raffigurazione della testa del dio Ermes».
E il processo di derivazione è continuato: siccome la parte inferiore dell’‘erma’ era informe, di qui è derivato l’appellativo ‘ermafrodito’, che indica la ‘presenza contemporanea, in un individuo, delle ghiandole sessuali maschili e femminili’. E il greco Hermaphróditos era il nome del figlio di Hermẽs e di Aphrodítē, il quale aveva ottenuto di fondersi col corpo della ninfa Salmace.
Insomma non si può negare che la storia delle parole talvolta ha sviluppi quasi incredibili.