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Filosofia dell’anima e diritti delle donne – Zeinab Sekaanvand, quando l’orrore annichilisce l’anima

zeinab-sekaanvandSono abituata a combattere il bullismo online (per la verità entro la fine dell’anno spero di riuscire a portare a compimento qualcosa di straordinario, in questo senso, perché, ritengo sia un mio dovere come persona e come spirito che si è dedicato alla scrittura per tutta una vita), sono abituata a combattere i soprusi, sono abituata a non retrocedere mai e a non avere paura. Il problema però è che date cose le possiamo fare solo per noi, anche quando vorremmo fare di più per gli altri.

Nel caso di Zeinab Sekaanvand, la 22enne curda-iraniana impiccata ieri in Iran, dopo un processo farsa, e con l’accusa di avere ucciso il marito che l’aveva abusata in ogni modo e maniera per anni, io credo che nessuno avrebbe potuto fare qualcosa per aiutarla. Non a caso non c’è riuscito il suo avvocato, non c’è riuscita la famiglia, non c’è riuscita Amnesty, non ci sono riuscite le altre organizzazioni umanitarie, non ci sono riusciti i potentati che si sono spesi in suo favore…. Francamente io penso che non ci sarebbe riuscito neppure Dio!

La ragione per cui in dati casi non si riesce ad aiutare, non si riesce a risolvere, è perché il “problema” è troppo complesso, affogato dentro atavici riti superstiziosi praticati da persone che di cosa sia la libertà dell’Essere o il senso di giustizia, il valore della vita, non ne hanno neppure idea. Non ne hanno idea non perché siano malvagie, ma perché nulla si conosce se non si è avuta una valida opportunità per imparare. Nel nostro primo-mondo forse siamo stati più fortunati, qualche occasione in più per “imparare” l’abbiamo avuta, ma male farebbe chi si scordasse cosa sono costate quelle “occasioni”. Sono costate infinite donne trucidate e bruciate nei roghi, sono costate migliaia di assassinii anche di uomini che osavano dissentire, sono costate guerre, soprusi, infamità che a volerle raccontare tutte non basterebbe un’eternità di anni.

E dopo? Siamo arrivati? Abbiamo capito? Figuriamoci! Basti pensare alla superstizione diffusa, diffusissima in lungo e in largo in paesi come l’Italia; nella nostra nazione ci sono ancora Esseri che si dicono “formati” e toccano cornetti napoletani per proteggersi dalla cosiddetta sfortuna, si toccano loro stessi, anche parti che non sapevano di avere; spandono acque benedette, vedono madonne, costringono i piccoli a portare rosari, a recitare preci ridicolissime, qualche volta anche in quello che dovrebbe essere il tempio del pensiero libero…la scuola.

E allora? Allora noi non possiamo fare la predica a nessuno. Neppure quando uno Stato, una comunità di suoi simili, decide di impiccare una ragazza che, quando aveva solo 17 anni, ed era vittima di soprusi fisici e psicologici indicibili, in un momento di aberrazione a ucciso il suo persecutore. Se è vero, infatti, che nessuno dovrebbe toccare Caino, è pur vero, che nelle nostre società tutt’altro che perfette…. putroppo c’è anche un “time to kill”. E siamo punto e a capo. Un serpente che si morde la coda.

Ma mentre circondati da questa nequizia in cui affoga ogni qualità mirabile dello spirito, non si può fare a meno di provare un orrore di tipo munchiano davanti a codeste notizie. Un orrore che annichilisce l’anima, che uccide, a sua volta, la speranza. Il problema però è che la speranza non ci possiamo davvero permetterla di perderla, una volta svanita lei, infatti, sarebbe l’abisso!

Rina Brundu