Filosofia dell’anima – Dell’Heidegger abbattuto.
In questi giorni mi sto comportando con Heidegger come usava un tempo il Corriere della Sera con i governi e le opposizioni della Prima Repubblica, un colpo al cerchio uno alla botte: altri tempi, da allora sembrano essere passati dieci interi cicli frazeriani di nascita-morte-resurrezione, con l’unica differenza che il giornalismo italiano si è fermato alla morte e non è mai risorto! Anch’io un giorno tesso le lodi del filosofo di Messkirch e un altro giorno lo abbatto. Era un albero abbattuto anche quello che ho sognato l’altra notte, e nel sogno sapevo che era Heidegger. Peraltro non era la prima volta che lo sognavo: mi accade spesso di sognare l’oggetto del mio interesse nel dato momento, chiunque sia, qualunque cosa sia, credo sia un effetto secondario dell’aver-da-pensare, dell'aver il pensiero unico in mente.
Che per la verità, dette altre due cosette, non ci sarà più nulla da dire da parte mia, che infatti non vedo l’ora di rimuovere il “mago” dal mio orizzonte. Del resto chi sarà mai che oggigiorno si interessa di Heidegger? Anche Vattimo avrà smesso di interpretarlo! Il problema, credo, non è tanto il non parlare più di Heidegger, quanto il dover parlare di tutto il resto, cioè di developments tecnici che non tutti conoscono, specie in Italia, terra di berlusconismo, resnzismo, dursismo, palombellismo e, intellettualmente, poco altro. Che a dirla tutta il significato che mi veniva dall’immagine onirica non era poi così negativo. Di fatto ho visto una intera foresta di piante giovani che crescevano (futuri-filosofi-crescono?), e poi c’era appunto un tronco sostanzioso, importante, di quelli tipici degli alberi centenari, tagliato più che divelto, comunque certamente morto da tempo. Ciò che mi ha colpito però era la forte sensazione che provavo… come se sapessi che quella legna era ancora buona, aveva ancora valore, e con la stessa si sarebbero potuti accendere infiniti fuochi con cui riscaldare il focolare, raccontare storie, vivere e sopravvivere.
Concordo anche su piano factual con il meaning di questo momento-onirico, o almeno con l’interpretazione che ne do io dello stesso. I discorsi che Martin Heidegger ha fatto in Essere e tempo restano sempre validi, dentro la loro dimensione, analogica, senz’altro, ma restano sempre validi perché noi saremmo sempre l’EsserCi, non importa quanto evoluto, e questo status-quo non potrà cambiare mai, almeno fino a quando non si realizzerà il sogno di Sheldon Cooper di poter esportare il cervello in un automa meccanico che potrà vivere senza un corpo. Sì, saremmo EsserCi heideggeriani anche fra mille anni, e quindi avremmo ancora bisogno di lui. Un giorno capiterà dunque a qualcun altro incontrare “Essere e tempo” e poi a un altro ancora, a un altro, a un altro…. Parlo di persone che non siano studenti di filosofia, ma che siano piuttosto anime molto più simili alla mia, anime in cerca di capire. Cosa? Tutto! Speriamo anche che costoro siano più gentili di quanto lo sia stata io con quel vecchio maestro. Ma anche io ho le mie ragioni, si chiamano Goering, Bormann, Himmler, Heydrich, Eichmann… sebbene, a chi vuoi che importi tutto questo oggidì? Oggidì parlano di nazional-populismo, ridicolissimi! Senza considerare che dovrebbero usare più rispetto per chi ha vissuto tempi terribili della nostra Storia, tempi che non sono certamenti questi liberati! Speculatori, politicanti, turlupinatori del maggior bene dell’intelletto.
Mi fermo qui. Un’altra piccola verità recita però che quando fra poco metterò Heidegger via, una condizione indispensabile per muovere oltre, per riacquistare serenità, il filosofo dell’ontologia fenomenologica mi mancherà, mi mancherà il suo EsserCi, il mio EsserLà… anche se quest’ultimo spero bene di ritrovarlo sulla mia strada un giorno, sempre se riuscirò a continuare a studiare in pace. E in libertà. Vero è tuttavia che non riesco a comprendere perché Heidegger dovrebbe mancarmi: ma forse è solo perché a suo modo Heidegger per me è stato un viaggio importante, un bel viaggio, e come ogni bel viaggio genera malinconia con i ricordi quando è finito. Una spiegazione buona come un’altra, d’accordo, ma questo è… su questa nicchia virtuale a suo modo mirabile!
Rina Brundu