Della laicità: osservazioni e note
Un altro dei tanti disastri combinati dalla dottrina cristiana – specie quella condita in salsa cattolica – è la discutibile apologia della cosiddetta “umiltà”. Peraltro si tratta di “disastro” al quadrato dato che basta anche solamente guardare una media cattedrale italica perché il dubbio s’imponga: ma dove è nascosta l’umiltà in codesta costruzione? Vero è che se colà vi fosse davvero dell’umiltà sarebbe stata celata molto bene. Non c’è nulla di umile nella dottrina cattolica, così come non vi è nulla di umile in coloro che la praticano, ad abbondare è solamente un falso senso del low-profile da sfruttarsi all’occorrenza, specie quando serve mangiare a sbafo ai danni della comunità.
Muovendo dallo sterco verso i diamanti, dubbi si potrebbero avanzare anche sul percorso segnato da personaggi comunque apprezzabili per l’esempio dato. Questo è certamente vero pure per quel Francesco D’Assisi che si sarebbe liberato di tutti i beni terreni per seguire altre vie. Domande lecite sarebbero: 1) Chi ci garantisce che non fosse pazzo? 2) Chi ci garantisce che non fosse sotto l’effetto di droghe? 3) Ma, soprattutto: che esempio è quello di chi abbandona il mondo, i suoi problemi per guadagnarsi un ipotetico paradiso? Il grande Diogene di Sinope praticava anche lui povertà, spandendo saggezza (come riconobbero i suoi stessi cittadini), e vivendo come un cane, ma non per questo si aspettava ricompense in cielo, anzi! Chi è dunque più degno? Chi è che si fa davvero umile? Francesco o Diogene? Con tutto il rispetto, io penso che non basterebbero tutti i santi del firmamento cristiano per fare un solo Diogene, o anche per rappresentare il suo concetto di vera umiltà.
Che poi non serve una mente molto capace per farsi un’altra domanda molto apropos: perché predicare l’umiltà, la morte dello spirito (perché alla fine della fiera di questo si tratta, laddove in tempi medievali usavano anche la flagellazione e l’autoflagellazione per rendere l’immagine più viva), quando la grandezza del Creato parla tutto un altro linguaggio? Non c’è nulla di umile nell’universo: ci sono invece infiniti mondi, infinite galassie, infinite sorgenti di energia, infiniti misteri e così tanta bellezza da togliere il respiro. Dov’è l’eventuale “umiltà” dell’eventuale “architetto” che potrebbe avere creato tutto questo? E che dire poi del mondo subatomico, della sua straordinaria “grandezza” e “vastità”? Dov’è l’umiltà in una costruzione di base, in virtù della quale ci sono più atomi dentro un bicchier d’acqua che bicchieri d’acqua in tutti i mari e gli oceani della terra? Non sembra dunque che il messaggio inviato sia piuttosto: dati una mossa, vieni a studiare tutto questo, a godertelo!
L’umiltà non esiste, se non come un altro falso e fallace dogma di una religione falsa e intollerante. Non è azzardato dire che l’umiltà non è mai esistita neppure negli spiriti più brillanti che abbiano vissuto in questo pianeta. Senza scomodare re, regine, imperatori, condottieri, dato che parlare di “umiltà” rispetto a questa tipologia di personaggi potrebbe sembrare non appropriato, pensiamo ai più grandi scienziati. Prendiamo Einstein, per esempio. Mi domando quanti sanno che se all’inizio del XXsimo secolo Einstein ha potuto dedicarsi a dati studi, e dunque anche venirne fuori con la Teoria della Relatività, questo è dovuto solamente al fatto che lavorava nell’ufficio brevetti, facendo un lavoro molto “umile” rispetto alle sue capacità. E perché faceva quel lavoro? Perché era così arrogante che nessuna università, nessuna altra azienda voleva assumerlo… peraltro in quel periodo aveva anche messo incinta una ragazza che non era sua moglie e anche questo non contribuì certamente a costruire una sua figura da baldo giovane gentiluomo e tutto d’un pezzo.
L’arroganza era tipica di tanti spiriti geniali: era arrogante Schrödinger quando parlava delle teorie di Bohr e Heisenberg come di robe “disgustose” di “merda”, ed era arrogante il molto formale Murray Gell-Mann quando irrideva Feyinman solo perché amava i travestimenti e le orge, dimenticando che quest’ultimo è stato forse il più grande genio che la Fisica abbia mai avuto dopo il debosciato di cui sopra. Insomma, il mondo non lo hanno mai mandato avanti gli umili, né nel bene né nel male. Ecco, forse però questa sì sarebbe una discriminante importante, ovvero tentare di usare la nostra legittima, auspicabile arroganza dello spirito (che di fatto non ha solo uno spirito malato), per fare qualcosa di bello, di utile, qualcosa che faccia una differenza anche per gli altri.
Ma perché la mia personale arroganza intellettuale, il mio disprezzo, specie nei confronti di date dottrine come quelle religiose sta crescendo in maniera così importante?
Rina Brundu