Appellativi italiani: mitilo
uno studio di Massimo Pittau.
L’appellativo italiano mìtilo, spagnolo mítulo «dattero di mare» (mollusco dei Bivalvi con conchiglia oblunga, nera, che si fissa mediante il bisso a corpi sommersi ed è allevato per le sue carni) non si può di certo dire un “vocabolo fortunato”, mentre in effetti risulta fornito di una larga risonanza linguistico-culturale. Ovviamente esso è stato riportato al lat. mytilu(m) o mitulu(m), calchi del greco mýtilos o mítylos con forma e significati incerti (DELI²).
Per il vero i citati ital. mìtilo e spagn. mítulo sono “voci dotte”, mentre la “voce popolare” è la toscana nicchio, che presuppone una base *nitĭlu(m), con lo scambio m/n ampiamente giustificato da Rohlfs § 160 e da Alessio, Postille) (TTM 350; Etim).
Senonché, quando sono cominciate le analisi etimologiche sono cominciate anche le numerose confusioni, in quanto l’appellativo in questione è stato connesso col lat. mutilus «mozzo, mozzato», riferito in particolare alla capra priva di corna (cfr. P. Chantraine, Dictionnaire Étymologique de la Langue Grecque – Histoire des mots, I-II, Paris 1968-1980 (DELG). Ed io, al fine di eliminare la confusione maggiore tolgo di mezzo quella consistente nell’avvicinamento di un mollusco di mare ad un caprino terrestre.
Ciò fatto e premesso, io connetto l’appellativo greco mýtilos o mítylos con Mitilene, Mytilḗnē, nome della frazione di Lesbo nella omonima isola egea vicinissima alla costa dell’Asia Minore, ed interpreto che questa significasse «località dei mitili». Mitilene infatti è situata sulla riva di una ampia insenatura dal basso fondale, adatta per l’appunto all’allevamento del mollusco.
Mitilene e Lesbo costituirono in antico un notevole centro di cultura, dato che vi nacque e fiorì la “lirica eolica”, con la poetessa Saffo e col poeta Alceo. E da questi due poeti sono anche derivati vocaboli di uso ormai mondiale, entrati nelle lingue della odierna civiltà occidentale, come da un lato “saffismo” e “lesbismo” da Saffo e Lesbo, dall’altro l’appellativo týrannos “tiranno” da Alceo. Riguardo al tiranno Mirsilo, è nota la forte avversione di cui era fatto oggetto da Alceo, del quale è celebre l’invettiva con cui accompagnò la sua morte, quando la notizia lo raggiunse in esilio, con un verso (νῦν χρῆ μεθύσθην) che sarà poi ripreso in latino da Orazio nel suo nunc est bibendum, inizio di una nota ode dedicata alla morte di Cleopatra.
A questo punto entrano in causa gli Etruschi, nei resti della cui lingua risulta il cognomen femm. Meθlna (ThLE²) = Mitilena, “nativa di Mitilene”. (Larθi Cvelne Meθlna «Lartia *Ceulnia Mitilena», che è chiaramente da riportare alla città greca dell’Egeo Mytilḗnē (l’alternanza delle vocali etrusche i/y/e è cosa del tutto nota e il suffisso –ene è comunissimo sia nell’etrusco che nell’area egeo-anatolica; LLE, norma 1).
Oltre a tutto ciò io ho dimostrato di recente che gli Etruschi erano presenti anche nell’isola di Lemno (greco Lḗmnos), la quale è situata di fronte aell’Asia Minore e vicina sia a Lesbo sia alla Lidia, patria di origine degli Etruschi. Nel 1885 nell’isola, e precisamente nei pressi di Kaminia, è stata trovata una stele funeraria, che porta scolpita la figura di fianco, sinistrorsa, di un guerriero con la lancia e con lo scudo ed insieme una doppia iscrizione funeraria, che è stata pubblicata dal filologo svedese Ernst Nachmanson nel 1908.
Esiste una prima connessione significativa fra Lemno e l’Etruria: la stele funeraria di Lemno trova un riscontro evidente con una stele funeraria etrusca la quale presenta anch’essa la figura di fianco, ma destrorsa, di un guerriero che tiene in mano la spada.
Successivi scavi di archeologi della “Scuola italiana di Atene” portarono alla scoperta, nel 1928, di frammenti di vasi di produzione locale, che recavano iscrizioni simili.
Questi rinvenimenti dimostrano in maniera inequivocabile che quella particolare lingua parlata a Lemno da un lato era scritta con un alfabeto molto simile a quello etrusco, dall’altro era strettamente affine alla lingua etrusca. E l’una e l’altra circostanza portano un fortissimo argomento a favore della tesi dell’origine orientale degli Etruschi (Erodoto, I 94).
Un’altra traccia di un sostrato linguistico etrusco appare nell’odierno toponimo di Lemno Μύρινα, che è uguale al gentilizio etrusco MURINA di Tarquinia e Chiusi (ThLE²).
Partendo dalla direzione opposta ho presentato una fortissima e lampante prova della connessione etnica e linguistica fra l‘Etruria e Lemno. Si tratta di tre antroponimi chiaramente connessi con l’isola di Lemno:
Lemni «*Lemnia», gentilizio femm., = “nativa od originaria di Lemno”; Lemniteś «del *Lemnio», cognomen masch. in genitivo, = “nativo od originario di Lemno”; Lemnitru «*Lemnitrone», probabilmente cognomen masch. derivato da Lemnite come accrescitivo (ThLE²). Questi antroponimi dimostrano chiaramente che in Etruria esistevano individui che frequentavano l’isola di Lemno.
Sorge allora il problema dell’origine od etimologia dell’appellativo mýtilos «mìtilo» e dell’altro týrannos «tiranno». Di fatto entrambi sono dagli etimologisti dichiarati originari dell’Asia Minore. A me ciò sembra troppo poco; io preferisco chiamare in causa il sostrato linguistico che spesso è indicato come “pelasgico”. I Pelsgi erano un popolo di navigatori-pirati che sono citati da una ttrentina di auroti antichi come presenti nella costa tirrenica della penisola italina, nel Mare Ionico e soprattutto nel Mar Egeo. Quasi certamente essi erano imparentati coi Tirreni, costruttoi dei “nuragni” della Sardegna, come ritengo di avere dimostrato di recente con un mio apposito e vasto studio.
Concludendo: non si può dunque negare che abbia avuto una larga risonanza un vocabolo come mìtilo, la cui spiegazione etimologica ha chiamato in causa terre e popoli del Mediterraneo che vanno dall’Asia Minore, all’Etruria e alla Sardegna ed inoltre abbia lasciato importanti riflessi linguistico-culturali nella nostra “civiltà occidentale”.