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Giornalismo italiano – Sul Corriere fontaniano che oscura il caso Lotti ma si fa beffe di Kim: alcuni dubbi atroci.

Su un paese che ha il 100% di alfabetizzazione (mica un ministro dell’istruzione senza laurea!) e su uno spettacolare documentario sulla Corea del Nord (francese però).

kim

Screenshot source Corriere.it

Ora, a me sta bene tutto. Ho fatto battaglie infinite per avere un blog dove potessi esprimere in piena libertà il mio pensiero (non una cosa facile quanto potrebbe sembrare, specie nell’Italia del machismo, del renzismo e del cattolicesimo profondo, lo dico a beneficio di chi sta pensando di mettere su un luogo virtuale d’opinione). Figuriamoci dunque se non penso che sia diritto di ciascun direttore di giornale colorare la sua home con grafici e immagini atte a rappresentare i pezzi proposti, finanche quando si arriva al punto di trasformare la prima pagina di un ex-glorioso giornale nella vetrina Instagram del guardaroba di Kate Middleton: ognuno fa ciò che crede. E ciò che può.

Certo però che a volte si rimane davvero perplessi davanti alla perorazione di date cause mediatiche, come durante l’ultima performance della redazione online del Corriere.it. Sono giorni infatti che sulla home di quel giornale campeggia un poster blanket-size del dittatore koreano Kim (vedi featured screenshot), rappresentato mentre intento a fare un discorso molto ascoltato, sembrerebbe, almeno a giudicare dalla scrupolosa applicazione con cui tutti gli astanti, ma proprio tutti, prendono appunti. Domanda: qual é lo scopo del sagace redattore nel proporre reiteratamente questa immagine? Farci riflettere sulle possibili nuove esecuzioni arbitrarie in un Paese ai confini di tutto ciò che è immaginabile per il nostro sentire? Farci sorridere? Prendere per il culo i nord-coreani? Tutto può essere nel fantastico mondo del giornalismo italiano mediocre (come solamente può essere descritto quel giornalismo che si fa beffe di culture-altre che non comprende, invece di tentare di investigarle e di capirle), in balia di se stesso e in balia della voce del padrone determinato a farci credere che il “qui” sia migliore del “lì” per suo proprio merito.

Conosco un pò di cose della Corea del Nord perché é a suo modo una nazione affascinante. Purtroppo, non affascinante nel senso comune che attribuiremo a questo termine, quanto piuttosto rispetto alle cogitazioni anche di natura prettamente filosofica che una simile cultura aiuta a formulare. Tuttavia, a dispetto del know-how intellettuale che può senz’altro regalare un’analisi approfondita delle dinamiche che fanno vivere le distopie politiche factual moderne, non nascondo che fosse per me promuoverei una armata internazionale pensata per andare a liberare quei 25 milioni di esseri umani (esseri umani che peraltro hanno una percentuale di alfabetizzazione del 100%, mica un ministro dell’istruzione non laureato!), il cui destino ultimo è nei pensieri folli del loro giovane dittatore, e la promuoverei ben sapendo che molti di loro, la maggior parte di loro, non desiderano affatto essere “liberati”. A questo proposito raccomando uno strepitoso documentario francese (disponibile su YouTube e linkato qui in calce), che è stato tradotto in inglese tanto è “pregnante”, e che racconta la moderna Corea del Nord in tutta la sua fantastica complessità… ben oltre i touch-and-go opinabili e gossipari delle possibilità giornalistiche italiane.

Che dire quindi della nuova campagna denigratoria di Kim del Corriere? Che è quanto mai discutibile dato che proviene dal giornale che mentre il factotum del defenestrato ducetto di Rignano, nonché attuale ministro dello Sport con mire sui nostri servizi segreti, tal Lotti Luca, veniva interrogato dalla magistratura per questioni molto serie, dedicava la sua home (vedi l’ultimo screenshot in calce) alla morte della Principessa Leia (al secolo Carrie Fisher), di Star Wars. E senza menzionare, naturalmente, le molte altre campagne criticabili e censorie di questo ex-prestigioso giornale durante gli ultimi tre anni di “coraggiosa” lotta di governo, alcune molto ben documentate su questo sito ad imperitura evidenza.

Confesso insomma che quando penso a codesta tipologia di giornalismo che va per la maggiore in questi tempi politici osceni della nostra Repubblica delle Banane più marce di sempre, più che ridere degli “eroici” dirigenti coreani intenti a riportare sui loro blocchetti, con la precisione a cui sono abituati, le parole del “Caro Leader”…. a me viene in mente quella fantastica vignetta di Marco Vukic (che ripropongo qui di seguito), dove c’era un Mark Zuckerberg che passando davanti alla platea dei suoi manager tutti intenti a guardare dentro i loro visori virtuali, esclamava “COGLIONI!”.

Ecco, i lettori che vorrebbe il Corriere di oggi sono proprio di quella tipologia, COGLIONI: però, sfortunatamente per Fontana e per il ducetto di Rignano, noi non siamo ancora in Corea anche se, a volte, inutile negarlo, specie quando vediamo questo giornalismo “taroccato” o guardiamo ai curriculum professionali di chi ci rappresenta, preferiremmo esserlo: almeno avremmo la scusa della dittatura!

Rina Brundu

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La fantastica vignetta di Vukic pubblicata a suo tempo da Rosebud

lotticorriere

La home del Corriere nelle ore in cui veniva interrogato Luca Lotti…

Lo straordinario documentario francese sulla Corea del Nord…