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Massimo Pittau – Una straordinaria testimonianza dalla storia dell’Italia del XX secolo

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… (…)…Io ricordo ancora una lezione di “dottrina fascista” che a noi Giovani Fascisti fece un dottore in legge, Vicesegretario Federale, della cui intelligenza e cultura si faceva un gran parlare tra i fascisti e che dopo scomparve nelle steppe ghiacciate della Russia in un reparto della sconfitta armata italiana. La sostanza della sua lezione era questa: il fascismo si era imposto in Italia riuscendo a mettere “ordine” nella situazione di grande “disordine o caos” che c’era nel precedente regime di democrazia. Ed egli fece l’elenco dei precedenti partiti politici e dei loro programmi: «I comunisti volevano l’abolizione della proprietà privata e fomentavano gli scioperi, i liberali concedevano troppa libertà, che provocava il caos, gli anarchici predicavano la violenza sociale, i popolari di don Sturzo …». «Che cosa volevano i popolari?» si chiese il conferenziere e non trovando una risposta da sé si rivolse a un ufficiale della Milizia che gli stava a fianco e ripeté la domanda «Che cosa volevano i popolari?». L’altro sollevò le spalle con quel gesto che corrisponde alla interiezione “Boh!” e i due finirono con lo scambiarsi divertiti un sorrisetto. Ma il Vicesegretario Federale, nonostante che non avesse chiarito a sé e a noi giovani «Che cosa volevano i popolari», continuò la sua lezione di cultura fascista…

Con la caduta del fascismo, che a Nùoro non lasciò nessuno strascico di vendette e si limitò al semplice allontanamento dal posto di qualche gerarca, alcuni dei laureati ex-fascisti si dedicarono alla professione di avvocato, ma con scarsissimi risultati professionali.

Quasi tutti gli alti graduati delle organizzazioni giovanili fasciste erano studenti di lungo corso, i quali riuscirono a finire i loro studi medi solamente grazie ai loro “meriti fascisti”, talvolta conseguiti come volontari nelle campagne militari di Abissinia o di Spagna.

In secondo luogo i gerarchi del fascismo nuorese erano soggetti a un altro complesso di inferiorità per il fatto che il fascismo nuorese non aveva avuto i suoi gloriosi precedenti di “azioni squadristiche”, né a Nùoro né nella provincia.

Però, almeno quest’ultimo motivo del proprio complesso di inferiorità i fascisti nuoresi fecero di tutto per superarlo, procedendo a organizzare alcune “azioni squadristiche”, le quali però avevano il difetto di essere del tutto fasulle e soprattutto ormai troppo tardive.

Potevo avere sei o sette anni e quindi sarà stato attorno al 1927-1928 e ricordo la notizia che si era diffusa in città del fatto che un gruppo di fascisti avesse sorpreso, del tutto isolato, un modesto imbianchino che passava per antifascista, un certo don Peppe Ruju, e lo avevano costretto a bere il fatidico “olio di ricino” per purgarlo delle sue idee malsane. Io ricordo ancora la forte impressione che questa notizia fece in me ragazzino, sia perché risultava chiara la vigliaccheria commessa da un gruppo di facinorosi fascisti a danno di un individuo isolato, sia perché, sapendo che anche mio fratello Francesco era antifascista, temevo che la medesima sorte fosse capitata o potesse capitare anche a lui.

Suppergiù nello stesso periodo esponenti del Partito Sardo d’Azione erano venuti a sapere che i fascisti intendevano somministrare l’olio di ricino anche a loro ed allora evitavano di girare per la città da soli, ragione per la quale gli eroici fascisti si guardarono dal ritentare la prova che invece era riuscita alla perfezione col povero don Peppe.

Questo triste episodio mi ha in seguito fatto consapevole del fatto che tra i fascisti era in auge la “gloria della vigliaccheria”, cioè il menare vanto di averla effettuata: il vanto di aver dato l’olio di ricino agli avversari, di averli manganellati, di averli tosati a zero, di averli esposti alla berlina. Ricordo di avere constatato questa usanza tipica dei fascisti anche in occasione delle guerre di Abissinia e di Spagna, nei racconti di chi vi aveva partecipato, a danno dei poveri Abissini e dei poveri repubblicani spagnoli. Ricordo che un gerarca fascista, reduce dalla Spagna, una volta ci disse, senza alcuna ombra di commiserazione, che Franco non faceva altro che fucilare Repubblicani…

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