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Su una sentenza del bravo giudice Nino Marazzita che fa paura: “Guai a chi dice paese di m…!”.

october5di Rina Brundu. Non sono più a mio agio con questo programma della Palombelli dove quest’anno si è dato così tanto spazio al nepotismo mediatico – senza merito peraltro come si può ragionevolmente concludere dopo settimane dalla ripartenza – ma di tanto in tanto, quando posso, continuo a guardare Forum (Canale 5). Ho già scritto in passato che il mio giudice preferito è senz’altro il giudice Marazzita: a suo modo pare un personaggio uscito da una favola, colto, preparato, dotato di un notevole senso dell’umorismo e anziano abbastanza da ispirare saggezza, la qualità ultima verso la quale dovrebbe tendere chiunque scelga quella professione, e anche ciascuno di noi a dire il vero.

Vero è però che la sua sentenza di oggi mi ha lasciato perplessa: di fatto il giudice Marazzita ha comminato una multa di 1000 euro a un integerrimo signore che una mattina, dopo essere stato derubato delle quattro ruote della sua auto, dopo avere atteso per due ore un autobus fantozziano stipato di pendolari fino all’inverosimile, ha “osato” ripetere per tre volte “paese di m…”. Naturalmente i giudici non possono fare ciò che vogliono o almeno non dovrebbero, essi debbono limitarsi ad applicare la Legge e l’interpretazione che della stessa ne dà la Cassazione. Se è così, la colpa della curiosa sentenza di oggi non sarebbe certamente del giudice ma va da sé che due azionamenti diventerebbero quanto mai urgenti: da un lato cambiare la legge che dirime in merito e dall’altro cambiare pure le intepretazioni della Cassazione!!!

Perché lo dico? Perché ho trovato questa pronuncia da paura e a suo modo terzomondista, così come ho trovato “pauroso” il signore italico, dotato di un così profondo orgoglio nazionale da pensare bene di andare a denunciare il suo connazionale reo di così grande oltraggio. Inutile dire che se tutti coloro che hanno detto “paese di m…” in Italia, anche solo nell’ultimo anno, dovessero pagare 1000 Euro a quest’ora forse il problema del debito pubblico cosmico sarebbe risolto.

Più seriamente a mio modo di vedere i problemi sostanziali in quella sentenza sono almeno due: 1) L’inamissibile subalternità del diritto inalienabile dell’individuo ad esprimere il suo sentire alle ragioni di un nazionalismo di tipo epico, obsoleto e di parte (chi è questo signore che si é improvvisato difensore della morale civile? Chi lo ha eletto a tale carica?) la cui bontà é tutta da verificarsi (i.e. di norma non sono stati i bravi e i diligenti – gli ultrà dello sciovinismo pantofolaro – a fare gli estremi sacrifici per la propria nazione, a dimostrarle la più grande forma d’affezione, ma gli ultimi in molti sensi, gli spiriti ribelli, finanche criminali  e condannati, e la storia è piena di queste biografie di vite esemplari, soprattutto la nostra durante i moti che hanno costituito il lungo processo che ha portato all’unificazione dell’Italia); 2) Il non avere considerato l’evolversi dei costumi. Detto altrimenti, nell’età digitale che ha sdoganato il linguaggio – anche mediatico e istituzionale – in una maniera importante e come mai era avvenuto prima d’ora, non si capisce chi possa offendersi se un disgraziato ne viene fuori con una simile esclamazione dopo una giornata d’inferno, e in una giornata in cui è stato fondamentalmente vittima della malvagità altrui: il vilipendio, insomma, lo ha fatto la nazione a lui non avendolo protetto, non viceversa!

Esempio plastico che si può fare di questo diverso e liberato “sentire” è l’ideale evoluzione dei termini caos-casino (che era ancora parolaccia ai tempi della mia gioventù) – cazzo (che è attualmente parolaccia solo nei conventi di clausura più remoti, ma forse neppure lì). Dulcis in fundo, solo un legislatore in malafede potrebbe pensare che quando un cittadino esclama “paese di m…” stia facendo una associazione cosciente tra significato e significante… che, se esistesse davvero, nella sua straordinarietà sarebbe da trattarsi alla stregua di un unicorno: nessuno di norma odia un paese, al limite può disprezzare chi lo rappresenta! Appunto: cambiamo la legge e subito prima che le corti europee ci cazzino ancora come ormai sono abituate a fare quasi per partito preso!

Vero è però che poi il giudice Marazzita – forse internamente a disagio con la sentenza che ha dovuto emettere – si è fatto perdonare da par suo, strappando finanche un applauso ad un pubblico fino a quel momento evidentemente ammutolito e incredulo: ha detto di essere estremamente orgoglioso di essere italiano, nonostante la “classe politica mediamente incapace”, o giù di lì: come dargli torto???