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Filosofia dell’anima – Berlusconi.

wwwdi Rina Brundu. Non è un ossimoro. La domanda: cosa ha a che vedere Berlusconi con la filosofia dell’anima non è pertinante, almeno non può esserlo per uno spirito abituato a razionalizzare. Il fatto è che a me interessano le storie di vita viste a posteriori, vale a dire analizzate con la prospettiva del poi, alla luce di quella visione più larga che può regalare solamente il tempo che viene dopo. Dopo di che? Dopo di noi.

Ma torniamo a Berlusconi. Mi ha colpito tantissimo la notizia che è stata diffusa in questi giorni – con “scoop” de Il Fatto Quotidiano credo – che Silvio Berlusconi, alla veneranda età di 80 anni, avrebbe una nuova fiamma, tal Lavinia, di sessanta anni più giovane di lui. Che sia vero o che sia falso non è importante in questo contesto, di fatto partirò dall’idea che la notizia possa essere vera.

Non penso che “l’innamoramento” dell’anima possa sottostare a ragioni anagrafiche: l’anima non ha età. Ne deriva che nulla vieta a una giovane fanciulla in fiore di innamorarsi di Matusalemme, anzi, non è detto che tale “innamoramento” non sia il segno di uno sguardo sul mondo molto saggio e maturo. Diverso è se quell’innamoramento è determinato soprattutto dai desideri della carne o da desideri altri sempre molto mondani. In quest’ultimo caso in dati paesi del medio ed estremo oriente, l’argomento porta immediatamente alla mente la tratta immonda delle spose-bambine con tutta la condanna civile ed etica che si può immaginare; in paesi come i nostri, dove date “bambine” lo sono solo all’anagrafe, è difficile dire e comunque quando una ragazza è maggiorenne è giustamente giudice insindacabile dei suoi comportamenti.

Ma non è neppure di questo che volevo parlare. Il punto è che per quanto giovane e bella possa essere una donna questa non potrà mai trasferire per osmosi la sua gioventù e la sua bellezza a nessun uomo di 80 anni (e viceversa nell’età dei toy-boy). Ad un tempo, è indubbio che a quell’età per quanto ricco e potente sia stato quell’uomo (o quella donna) l’ora del redde-rationem si avvicina, proprio come avviene per tutti i miseri: ‘a livella.

Non penso – e non importano le ragioni della più becera teologia cattolica – che quel momento del redde-rationem possa fare equazione con il cosiddetto “inferno” (ovvero uno stato deteriore dell’anima disincarnata) se in vita sei stato ricco e prono a godere le gioie materiali, così come non penso che una vita da suora di clausura o da venerabile saggio della montagna possa condurre direttamente verso sfere di inimmaginabile beatitudine dell’anima. Di sicuro posso chiedermi che valore può avere una vita come quella di Berlusconi per se stesso e per gli altri. Ho ragione di credere, per esempio, che una vita che nel bene o nel male ha comunque potuto incidere, modificare, determinare la vita di tanti altri esseri, non possa essere una vita banale (in senso lato); che, premesso che lo scopo esista dentro le logiche di un universo metafisico di tipo quantistico quale è l’unico in cui io possa credere, in quella vita “esemplare” doveva esserci un “senso” da cogliere anche per gli altri.

Che poi il discorso potrebbe essere facilmente smontato: vale a dire che forse tutte le vite – anche quelle meno rumorose – potrebbero avere un “senso” da cogliere anche per gli altri. È una speculazione un pò nazionalpopolare nulla più ma è senz’altro una ipotesi come un’altra. Il paradosso sarebbe dato però dalla maggior difficoltà che queste vite anonime propongono nel farsi ascoltare, se volutamente o per decisione altrui non è dato sapere, non mentre deambuliamo su questa terra almeno.