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Sul modello femminile Hannah Arendt e sul film. Un ritratto breve.

250px-Hannah_Arendt_Film_Posterdi Rina Brundu. Il film è quello del 2012 diretto da Margarethe von Trotta. Il ruolo di Hannah è magistralmente interpretato dall’attrice Barbara Sukowa. Il ritratto della Arendt (1) che emerge è quello di una donna a tutto tondo. Donna che è spirito sommamente intelligente, donna che è animo forte, orgoglioso, capace di lottare, donna in grado di imporre il suo pensiero anche quando fortemente avversato, donna che è moglie, donna che è amante, donna che è studio-filosofia-cultura-capacità-d’azione innegabilmente donna.

Straordinario questo lavoro della von Trotta anche per il background intellettuale e culturale che emerge. Quasi come fosse una stanza, un appartamento-diverso nel nostro mondo che non si capisce se sia luogo proibito agli altri “mortali” o se in fondo sia accessibile a chiunque lo voglia davvero. Qualunque sia la verità Hannah Arendt resta tra le tante altre cose, un grande modello femminile da imitare e uno in grado di fare una differenza. Sostanziale.

1 Comment on Sul modello femminile Hannah Arendt e sul film. Un ritratto breve.

  1.  Leggo che la Arendt ha sollevato “la questione che il male possa non essere radicale: anzi è proprio l’assenza di radici, di memoria, del non ritornare sui propri pensieri e sulle proprie azioni mediante un dialogo con se stessi (dialogo che la Arendt definisce due in uno e da cui secondo lei scaturisce e si giustifica l’azione morale) che persone spesso banali si trasformano in autentici agenti del male. È questa stessa banalità a rendere, com’è accaduto nella Germania nazista, un popolo acquiescente quando non complice con i più terribili misfatti della storia ed a far sentire l’individuo non responsabile dei propri crimini, senza il benché minimo senso critico”.

    In effetti la Arendt ha svelato, attraverso la sua esperienza personale, il meccanismo “due in uno” col quale mette in luce le interdipendenze tra “atto” e “progetto”. Il motore è il dialogo che inizia in sé stessi e che prosegue con l’altro, attraverso il quale i sentimenti guidati dalla coscienza s’incontrano con la responsabilità nel guidare l’istinto ad agire. Considerata la sequela che inizia dall’intenzione e termina con l’azione si può osservare che tra la prima e la seconda occorre collocare l’istinto tra: sensibilità -> ragione-> volontà-> determinazione -> decisione-> impulso. L’atto in sé può essere commesso d’impulso, o attraverso un progetto. Hitler, Stalin ed altri bei tomi progettarono: i sudditi agirono d’impulso seguendo le indicazioni con la coscienza protetta da “Gott mit uns”.

    Teodorico Moretti Costanzi, in “Etica nelle sue condizioni necessarie” del 1965, nella nota 2 al Capitolo primo, svolge alcune considerazioni che di seguito trascrivo liberamente, sperando di non allontanarmi troppo dal concetto che intendeva esprimere. Il termine di Coscienza è inconciliabile se lo riferiamo all’insieme di coscienze appartenenti ad un gruppo di più persone. L’ambito sociale nel quale viviamo ci porta ad essere degli “Io co-intelligenti”, nella misura in cui interagiamo l’uno con l’altro. Co-intelligenza può e deve essere intesa come Co-scienza in senso duplice. Primo: in riferimento al suo comprendere i vari coscienti; secondo: in riferimento alla sua strutturazione nelle tre forme di sapere (volontà, senso e intelletto) che precedono l’atto. Il Sapere, tolto definitivamente il pregiudizio di un essere-oggetto che stia dinanzi all’io-soggetto, non ha più modo di primeggiare e quindi il risultato dell’atto diventa frutto dell’operato di più persone che condividono la stessa Coscienza. La Scienza di a combinata con quelle di b, c, d, … k diventa Coscienza dal momento in cui le Scienze giungono allo stato di essere unificate e condivise.
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    Esiste una Società di mutuo soccorso filosofico, in grado di sbrogliare la matassa e rispondere alla domanda in modo esaustivo?. “Si può agire senza principi etici”? Questa domanda ne introduce altre. “Si devono seguire i principi etici”? Si può non volere seguire i principi etici? “Si può volere non seguire i principi etici”? Tra le ultime tre, quella in mezzo è banale ma in essa penso che sia nascosta la risposta: libertà.

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