LA BARBA DI DIOGENE, Dublin (EIRE) – 22 Years Online. Leggi l'ultimo pezzo pubblicato...

Gigi Riva: in morte del re pasoliniano e dell’ultimo gigante di Sardegna

di Rina Brundu.

Albertosi, Martiradonna, Zignoli, Cera, Niccolai, Tomasini, Domenghini, Nenè, Gori, Greatti, Riva e Scopigno. Mitici come i dirupi più selvaggi e nascosti del Gennargentu, mitici come i titani che un tempo vagavano tra tali anfratti nell’attesa di diventare leggenda… io questi nomi non li ho letti su un’altra pseudo-enciclopedia digitale da moderna sindrome orwelliana, ma li ho ascoltati dalla viva voce di quei miei conterranei che tra il 1969 e il 1970 seguirono increduli le gesta epiche degli uomini che portavano tali nomi; ovvero, di quei calciatori che trascinarono la Sardegna sportiva sulla vetta del mondo. Tra gli altri, un nome in particolare veniva pronunciato con riverenza, orgoglio e ammirazione: RIVA!

Erano altri tempi. Nell’Italia imbrogliata dalla vanagloria “social”, dalla cafonaggine e dalla cupidigia dei cosiddetti “influencer”, dall’ignoranza dei ridicolissimi “followers”; nell’Italia intontita dai media asserviti agli interessi politici dei loro padroni, proni a imporre narrazione più che a raccontare fatti; nell’Italia brainwashed dai sanscemi; nell’Italia dei funerali eccellenti di cui non importa un fico secco a nessuno; nell’Italia dell’intellettualità azzerata e ridotta a ridicola macchietta dell’”essenza”; nell’Italia dello sport pro*ti*uito agli interessi di bottega, pronunciare il nome dell’ultimo vero re (pasoliniano nella sostanza) e dell’ultimo gigante che ha abitato le contrade di Sardegna non è facile.

Forse è anche per questo che, tra ieri e oggi, imbrattacarte e commentatori del nostro Servizio Pubblico (e non solo loro) si sono trovati in oggettiva difficoltà nell’annunciare la morte improvvisa di Gigi Riva. Dell’uomo Riva. Del calciatore Riva. Del gentiluomo Riva. Del sardo Riva. Via dunque con i servizi montati all’ultimo istante e paradossalmente mostranti in primo piano personaggi che sono l’opposto dell’esempio etico e sportivo provvisto da questo titano della nostra età più giovane; via con le corbellerie, con le imprecisioni, con i ritratti sciancati, con i “coccodrilli” rattoppati perché evidentemente in RAI le apologie a posteriori si preparano in tempo solo per i soliti noti di cui pure non importa un fico secco a nessuno.

Viviamo un’età in cui lasciare lo studio per scrivere in Rete è esempio plastico di cosa sia l’imbecillità d’intelletto, ma se tale rischio a volte bisogna correrlo meglio farlo per ricordare giganti e re pasoliniani come Riva. Perché a Gigi Riva, noi tutti, figli della Sardegna più vera, dobbiamo un grazie immenso. Dobbiamo ringraziarlo per l’insostenibile leggerezza dell’essere che ha saputo creare in quell’isola-anni-70 turlupinata dalle promesse politiche sine die, dalle cattedrali nel deserto stile Ottana, dai sequestratori e sequestri di persona; dobbiamo ringraziarlo per l’illusione di potenza; per l’ammirazione e l’orgoglio che ha instillato nei nostri padri; per la fiducia concessa; per l’esempio etico; per i modi burberi; per essere stato un uomo onesto e un uomo di sport come pochi.

Grazie Riva, ultimo re pasoliniano, gigante di Sardegna! Grazie anche a nome del mondo tramontato che io ho avuto l’onore di conoscere e che iersera, di ciò non ho dubbio alcuno, ti sarà corso incontro per darti il benvenuto che meriti. At pulchrum est digito monstrari et dicier: hic est! 

23 Gennaio 2024